venerdì, gennaio 16, 2015
Un libro adatto a tutti coloro che sono alla ricerca, che si pongono domande sul senso di questa vita e che desiderano ardentemente riscoprire i veri valori autentici. 

recensione, di Angelica Lo Duca 

Siamo pellegrini. E’ questa una verità agghiacciante, cui nessuno può sfuggire. Nessuno è eterno su questa terra, ma tutti siamo di passaggio. Potremo vivere settanta anni, ottanta per i più robusti, ma alla fine questa vita passerà. Tuttavia essere così drastici non aiuta a vivere meglio…
Ognuno può scegliere cosa mettere nel suo zaino da viaggio, se solo il necessario, oppure anche oggetti accessori, quali ricchezze, sete di conoscenza, bellezza. Secondo Carlos Maria Antunes, monaco presso il Monastero Cistercense di Santa Maria de Sobrado, in Galizia, “un pellegrino non traccia confini, ma li supera portando con sé solo uno zaino contenente l’essenziale per il viaggio”. Questa, infatti, è la tesi del libro “Solo il povero sa farsi pane”: il cammino della vita è un continuo spogliarsi dalle cose materiali, da se stessi e dal mondo.

“Chi vive sentendosi minacciato dalla morte, non vive;  - attesta Antunes - vivere richiede un sincero distacco dalla vita, poiché bisogna avere la consapevolezza del fatto che in qualsiasi momento potremmo lasciare questo mondo”. Sorge però una domanda: qual vantaggio dall’abbandonare tutto? A che pro? La risposta è tanto semplice quanto sconcertante: solo l’uomo povero incontra Dio. Solo l’uomo povero è in grado di vivere autenticamente la vita, di essere vigile, di non perdere tempo in cose inutili.

Il tempo a disposizione su questa terra è poco. Non sprechiamolo in cose che non servono. E, allora, cosa fare? Aprirsi all’altro, accogliere l’altro. “Dalla percezione che ciascuno ha di sé - suggerisce l’autore - dipende in modo molto stretto la maggiore o minore disponibilità ad accogliere l’altro”. Se la percezione di me stesso è fortemente egoistica, molto probabilmente il mio rapporto con gli altri sarà di forte chiusura o di sfruttamento. Se, invece, il mio cuore è umile, povero, allora molto facilmente stenderò la mano all’altro. E l’altro, inconsciamente, mi porterà a Dio. “E’ sempre e solo la mano dell’altro, il prossimo, a condurci a Dio”.

Occorre, infine, ricordare una cosa importante: in tutto questo cammino di spoliazione non siamo soli, né tanto meno ci è richiesto di essere perfetti. Dio è con noi - lo Sposo è con noi. Secondo Antunes, “Gesù non chiede impeccabilità, ma autenticità”.

L’autore conclude il libro con un racconto molto curioso, che riguarda un monaco e un pellegrino. Il monaco spiega al pellegrino il segreto della libertà. Non voglio anticipare nulla sulla storia, chi leggerà il libro ne saprà di più.


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