Il segretario di Stato riflette sul viaggio del Pontefice nello Sri Lanka e nelle Filippine. E sui rapporti con la Cina dice: promettenti segnali di disponibilità.
Vatican Insider - «Papa Francesco è stato molto fermo nella condanna del terrorismo e della manipolazione della religione ai fini della violenza. Su questo punto non ci possono essere incertezze o ambiguità». Lo afferma il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in un'intervista a conclusione del viaggio del Papa nello Sri Lanka e nelle Filippine. «Inoltre - prosegue -, ha ripetutamente chiesto ai leader musulmani, specie in questo ultimo periodo di tempo, di pronunciarsi in maniera esplicita e ferma contro simili manipolazioni e di far prevalere il volto tollerante, pacifico e rispettoso dell'islam».
«In piena sintonia con il suo magistero e attraverso vari canali, lo hanno fatto anche i suoi collaboratori», aggiunge Parolin, che sottolinea che «c'è chi non è d'accordo su un approccio ispirato al dialogo - ovviamente un dialogo non ingenuo - e ritiene più efficace adottare atteggiamenti maggiormente aggressivi». «Ma il Papa è molto chiaro - osserva -: per combattere il fondamentalismo e le sue derive bisogna dialogare, aprirsi gli uni agli altri, incontrarsi».
«Proprio stamattina, in aereo - dice ancora il segretario di Stato vaticano -, stavo riflettendo su tali non facili questioni, quando nel breviario ho letto questo pensiero di sant'Ignazio di Antiochia: la pace disarma i nemici materiali e spirituali. Forse qui c'è una risposta a quelli che si domandano e ci domandano se non è tempo perso fare il dialogo. I risultati immediati non si vedono, ma, con il Papa, sono convinto che questa è la strada giusta. Prego affinché il Signore dia a tutti luce, forza, coraggio e pazienza per percorrerla fino in fondo».
Quanto ai rapporti tra Santa sede e Cina, il cardinale afferma: «Ci sono segnali che sembrano andare nel senso di una disponibilità reciproca e per questo, come ho detto in altra circostanza, risultano promettenti». «Non vorrei esagerarne la portata - osserva -, ma mi pare che già il fatto che per la seconda volta, dopo il viaggio in Corea, la rotta del volo papale comprenda il sorvolo del territorio cinese è significativo». «Speriamo, preghiamo e operiamo - aggiunge Parolin - affinché, quando il Signore vorrà, l'incontro avvenga, nella verità e nell'amore. Sarà senz'altro di immenso beneficio per la Chiesa cattolica in Cina, per la sua vita interna e per il ruolo che essa è chiamata a svolgere, come fermento evangelico, in quella grande e nobile società, per il Paese stesso e per la pace del mondo intero».
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«In piena sintonia con il suo magistero e attraverso vari canali, lo hanno fatto anche i suoi collaboratori», aggiunge Parolin, che sottolinea che «c'è chi non è d'accordo su un approccio ispirato al dialogo - ovviamente un dialogo non ingenuo - e ritiene più efficace adottare atteggiamenti maggiormente aggressivi». «Ma il Papa è molto chiaro - osserva -: per combattere il fondamentalismo e le sue derive bisogna dialogare, aprirsi gli uni agli altri, incontrarsi».
«Proprio stamattina, in aereo - dice ancora il segretario di Stato vaticano -, stavo riflettendo su tali non facili questioni, quando nel breviario ho letto questo pensiero di sant'Ignazio di Antiochia: la pace disarma i nemici materiali e spirituali. Forse qui c'è una risposta a quelli che si domandano e ci domandano se non è tempo perso fare il dialogo. I risultati immediati non si vedono, ma, con il Papa, sono convinto che questa è la strada giusta. Prego affinché il Signore dia a tutti luce, forza, coraggio e pazienza per percorrerla fino in fondo».
Quanto ai rapporti tra Santa sede e Cina, il cardinale afferma: «Ci sono segnali che sembrano andare nel senso di una disponibilità reciproca e per questo, come ho detto in altra circostanza, risultano promettenti». «Non vorrei esagerarne la portata - osserva -, ma mi pare che già il fatto che per la seconda volta, dopo il viaggio in Corea, la rotta del volo papale comprenda il sorvolo del territorio cinese è significativo». «Speriamo, preghiamo e operiamo - aggiunge Parolin - affinché, quando il Signore vorrà, l'incontro avvenga, nella verità e nell'amore. Sarà senz'altro di immenso beneficio per la Chiesa cattolica in Cina, per la sua vita interna e per il ruolo che essa è chiamata a svolgere, come fermento evangelico, in quella grande e nobile società, per il Paese stesso e per la pace del mondo intero».
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