lunedì, gennaio 12, 2015
Ogni tanto l’Occidente si sveglia. Un attentato con decine di morti e torniamo a fare i conti con chi vuole uno scontro di civiltà. Ma questa è una guerra già “stanata” da Oriana Fallaci. Ieri a Parigi abbiamo assistito ad una delle più grandi marce per la libertà della storia, ma ora? 

di Danilo Stefani

L’ombra spirituale della grande scrittrice e giornalista, scomparsa nel 2006, e che aveva sempre denunciato i pericoli del terrorismo islamico, è di nuovo tra noi. Oriana lo “aveva detto”. Quello a cui stiamo assistendo lo aveva previsto, tristemente ma con forza e lucidità. La Fallaci aveva subito critiche durissime. Gran parte della stampa gli dava della “razzista” e urlato contro ogni altro tipo d’insulto. Lei che era stata partigiana già da ragazzina, lei che aveva combattuto ogni guerra ideologica anche sul terreno, come inviata speciale. Aveva indossato anche l’elmetto Oriana Fallaci. Quando c’era da scrivere scriveva, quando c’era da rischiare per la libertà lo faceva a costo della vita.

Ma certo non immaginava che gli attacchi più duri gli sarebbero venuti dal suo Occidente. Era sconcertata dall’ottusità del nostro mondo e della nostra cultura, che non riusciva a riconoscere questa dannata guerra, e che non potendo quindi conoscere il nemico non sapeva combatterlo. Certo era molto dura nei suoi attacchi al mondo islamico. E si poteva criticare, ma non era necessario un linciaggio morale, come avvenne dall’attentato alle Torri Gemelle (2001) fino alla sua morte. Oggi Oriana Fallaci sembra rivalutata; ma ancora qualche nostro intellettuale, ad esempio Massimo Fini, parla di “guerra portata da noi in casa loro a cui l’estremismo islamico risponde a suo modo, cioè con il terrorismo in casa nostra”.

Eccolo il pericolo. Noi ci dividiamo. Al momento siamo già frammentati sui controlli alle frontiere, sull’immigrazione, e sull’impatto ideologico. Problemi mondiali che danno linfa al delirio di questi assassini che definiamo terroristi.

Oriana lo aveva detto, aveva avvertito tutti. Ma “La rabbia e l’orgoglio” era stata di lei e di pochi altri. “L’Eurabia”, come chiamava lei il nostro continente dormiente, oggi si è trasformato in “euro rabbia”, sull’onda dell’emozione per le stragi di Parigi, ma la mediocrità dei governanti rimane. E’ l’orgoglio per la nostra cultura che può salvarci, non basta quello per il nostro Paese.

Non possiamo aspettare che il sangue si sparga vicino a noi. Non possiamo più confidare nel pachidermico gendarme americano, per risolverci i problemi.

A ciascuno il suo, e ciascuno a modo nostro, ma nella direzione de “La forza della ragione” come scriveva Oriana Fallaci, o almeno con “la forza per la sopravvivenza”, che deve essere di tutto l’Occidente.

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