La nave Astrolabe, che ha ripreso a navigare dopo essere rimasta bloccata nei ghiacci dell'Antartide, è arrivata in mare.
"Siamo giunti in mare sicuro e aperto. L'arrivo a Hobart è previsto l'8 gennaio", ha detto Corrado Leone del Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche) che è a bordo della nave partita dall'Antartide il 26 dicembre. Oltre a 12 membri di equipaggio e a 5 italiani,sulla nave ci sono ricercatori francesi,australiani e neozelandesi. "Temevamo di restare fermi a lungo. Anni fa l'Astrolabe si bloccò per 40 giorni ma non avevamo problemi di sicurezza poiché ci trovavamo ad appena 25 km circa dalla costa".
Il comunicato stampa pubblicato sul sito del C.N.R.
Il collega che si trova a bordo della nave Astrolabe, partita dall’Antartide il 26 dicembre e rimasta fino a ieri bloccata tra i ghiacci, ci ha inviato comunicazioni rassicuranti Corrado Leone del CNR che si trova a bordo della nave Astrolabe, partita dall’Antartide il 26 dicembre e rimasta fino a ieri bloccata tra i ghiacci, ci ha inviato in giornata odierna le seguenti comunicazioni.
“Siamo giunti in mare sicuro e aperto, al 60° parallelo, l’arrivo a Hobart è previsto per la giornata dell’8 gennaio. Stiamo viaggiando a velocità di 12 nodi e la nave, essendo una rompighiaccio, rolla tantissimo, il beccheggio è nell’ordine dei 30 gradi, non a caso viene scherzosamente chiamata Gastrolabe. Qualcuno – non noi italiani che stiamo sopportando tutti abbastanza bene - soffre particolarmente il mal di mare e una dottoressa francese sta effettuando uno studio in merito poiché la Astrolabe per questo tipo di problema è una sorta di laboratorio ideale…
Nei giorni scorsi temevamo di rimanere bloccati ancora a lungo, alla Astrolabe alcuni anni fa capitò di fermarsi addirittura per 40 giorni, ma non avevamo problemi di sicurezza poiché ci trovavamo ad appena 25 km circa dalla costa e disponiamo di un elicottero che ci avrebbe potuto riportare a terra. A bordo, poi, c’è personale di ricerca, quindi persone abituate a restare tranquille anche in situazioni di disagio e a prendere le cose con filosofia: come dicono i francesi ‘c’est l’Antartique’, è l’Antartico e bisogna abituarsi a qualunque evenienza. Semmai il disagio è stato proprio l’inattività forzata per persone che hanno lavorato continuamente, anche in condizioni molto difficili, e poi certo c’è il rammarico di non essere stati con i nostri cari per festeggiare il capodanno. Ora però è tutto alle spalle.
Per lunedì è prevista una perturbazione abbastanza intensa e poi arriveremo al 55° parallelo, il punto di convergenza tra i due oceani, dove c’è sempre mare molto mosso, abbiamo dovuto ‘rizzare’ i bagagli, come si dice in gergo, cioè bloccarli, perché qui vola di tutto. Ma voglio ribadire che non abbiamo alcun problema di sicurezza. Ci vorranno altri 4-5 giorni e poi toccheremo terra e torneremo a casa.
Purtroppo la base francese di Dumont d'Urville da cui partiamo per nave non ha una pista aerea capace di decollare direttamente per Hobart. Certo, la Astrolabe è una nave datata e presumiamo che verrà messa in pensione a breve, non è in grado di reggere le situazioni antartiche più estreme.
"Siamo giunti in mare sicuro e aperto. L'arrivo a Hobart è previsto l'8 gennaio", ha detto Corrado Leone del Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche) che è a bordo della nave partita dall'Antartide il 26 dicembre. Oltre a 12 membri di equipaggio e a 5 italiani,sulla nave ci sono ricercatori francesi,australiani e neozelandesi. "Temevamo di restare fermi a lungo. Anni fa l'Astrolabe si bloccò per 40 giorni ma non avevamo problemi di sicurezza poiché ci trovavamo ad appena 25 km circa dalla costa".
Il comunicato stampa pubblicato sul sito del C.N.R.
Il collega che si trova a bordo della nave Astrolabe, partita dall’Antartide il 26 dicembre e rimasta fino a ieri bloccata tra i ghiacci, ci ha inviato comunicazioni rassicuranti Corrado Leone del CNR che si trova a bordo della nave Astrolabe, partita dall’Antartide il 26 dicembre e rimasta fino a ieri bloccata tra i ghiacci, ci ha inviato in giornata odierna le seguenti comunicazioni.
“Siamo giunti in mare sicuro e aperto, al 60° parallelo, l’arrivo a Hobart è previsto per la giornata dell’8 gennaio. Stiamo viaggiando a velocità di 12 nodi e la nave, essendo una rompighiaccio, rolla tantissimo, il beccheggio è nell’ordine dei 30 gradi, non a caso viene scherzosamente chiamata Gastrolabe. Qualcuno – non noi italiani che stiamo sopportando tutti abbastanza bene - soffre particolarmente il mal di mare e una dottoressa francese sta effettuando uno studio in merito poiché la Astrolabe per questo tipo di problema è una sorta di laboratorio ideale…
Nei giorni scorsi temevamo di rimanere bloccati ancora a lungo, alla Astrolabe alcuni anni fa capitò di fermarsi addirittura per 40 giorni, ma non avevamo problemi di sicurezza poiché ci trovavamo ad appena 25 km circa dalla costa e disponiamo di un elicottero che ci avrebbe potuto riportare a terra. A bordo, poi, c’è personale di ricerca, quindi persone abituate a restare tranquille anche in situazioni di disagio e a prendere le cose con filosofia: come dicono i francesi ‘c’est l’Antartique’, è l’Antartico e bisogna abituarsi a qualunque evenienza. Semmai il disagio è stato proprio l’inattività forzata per persone che hanno lavorato continuamente, anche in condizioni molto difficili, e poi certo c’è il rammarico di non essere stati con i nostri cari per festeggiare il capodanno. Ora però è tutto alle spalle.
Per lunedì è prevista una perturbazione abbastanza intensa e poi arriveremo al 55° parallelo, il punto di convergenza tra i due oceani, dove c’è sempre mare molto mosso, abbiamo dovuto ‘rizzare’ i bagagli, come si dice in gergo, cioè bloccarli, perché qui vola di tutto. Ma voglio ribadire che non abbiamo alcun problema di sicurezza. Ci vorranno altri 4-5 giorni e poi toccheremo terra e torneremo a casa.
Purtroppo la base francese di Dumont d'Urville da cui partiamo per nave non ha una pista aerea capace di decollare direttamente per Hobart. Certo, la Astrolabe è una nave datata e presumiamo che verrà messa in pensione a breve, non è in grado di reggere le situazioni antartiche più estreme.
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