lunedì, gennaio 26, 2015
Prolusione del presidente CEI al Consiglio permanente – Elezioni al Quirinale: “una persona degna, in tempi brevi” – No allo “tsunami” della colonizzazione ideologica

di Paolo Fucili

Predicare essenzialità dello stile di vita, per parare i colpi della crisi, son parole che ormai dicono poco, giacché quello stile “si è imposto giocoforza da tempo ha chi ha sempre di meno”. Il problema è che invece non ha neppure “sfiorato”, denuncia il cardinale Angelo Bagnasco, “chi è sempre più ricco”. Perciò attenzione, avverte, alla “tenuta sociale” della nostra “amata Nazione”, la chiama invocando l’elezione rapida di una persona “degna” e “operosa” a Capo dello Stato.

E’ uno sguardo severo, non di rado preoccupato, quello del presidente CEI sull’attualità italiana e internazionale delle ultime settimane, condensato in sette dense cartelle di “prolusione”, l’intervento che ha aperto oggi pomeriggio a Roma i lavori del Consiglio permanente CEI di gennaio. In agenda la preparazione dell’Assemblea generale di maggio, che servirà da “collegiale verifica su quanto ci siamo lasciati contagiare dalle indicazioni spirituali, pastorali e missionarie” contenute nel ‘manifesto’ del pontificato Bergoglio, l’esortazione apostolica “Evangelii gaudium” di novembre 2013. Annuncio da cui traspare una certa fatica - non nuova peraltro - della Chiesa italiana e dei suoi pastori a sintonizzarsi sulle lunghezze d’onda del Papa argentino. Ma soprattutto le riflessioni attorno a politica e ‘clima’ sociale son quelle del presidente CEI che catturano più attenzioni.

Lavoro e occupazione - Crisi economica ancora sotto il severo esame dei vescovi italiani, che condividono anch’essi la speranza in qualche “promettente” segnale di ripresa ma intanto denunciano, per il tramite dell’ispirata voce del presidente, il disagio dei tanti che non arrivano a fine mese: dagli “anziani che attendono le loro magre pensioni mangiando pane e solitudine” ai “giovani che han paura per il loro futuro incerto, e bussano non di rado sfiduciati alle porte del lavoro”.

E’ tempo di “coniugare la cultura dei diritti con la cultura dei doveri”, e “bisogna prendere realisticamente atto”. Ma attenzione ad accompagnare e sostenere tutti - Bagnasco specifica - “in quel che è necessario per non perdere la dignità: sentirsi inutili, perché non si ha un lavoro, deprime e destabilizza i singoli e la società”.

La priorità assoluta insomma si chiama lavoro e occupazione, è il messaggio indirizzato alla politica perché se ne occupi “prima di ogni altra cosa che, pur necessaria o opportuna, è sentita dalla gente come lontana dai suoi problemi quotidiani”. Pena l’allargarsi della forbice ricchi-poveri, non senza pericolo per la “tenuta sociale” del paese intero. Torna, due mesi dopo la prolusione dell’Assemblea di Assisi, l’invito a non “rincorrere i debiti” vendendo i “gioielli di casa” - ovvero le eccellenze del nostro sistema produttivo - per poi restare “con niente in mano, in balia di chi guarda all’Italia come ad una preda succulenta e ambita da spolpare”.

Corruzione e “popolo degli onesti” – Nel frattempo anche non pochi scandali (pur senza riferimenti precisi da parte del presidente CEI) han fatto parlare di sé, “indegni per i protagonisti accertati” e che “fanno male all’immagine del paese”. Mai cedere tuttavia alla “sfiducia”, mai demoralizzarsi - Bagnasco sprona - di fronte a “cattivi esempi di malaffare e corruzione”. Che siano perseguiti con rigore, chiede la CEI, “ma non devono deprimere né suggestionare, come se i corrotti fossero i furbi e gli onesti fossero una massa di illusi”. Al male si reagisce con un “bene più grande”, vale a dire “un’onestà più fiera, una professionalità più convinta, una laboriosità più generosa”.


Presidente della repubblica – Requisiti, quest’ultimo, che sarebbe bene soddisfacesse anche il successore al Quirinale di Giorgio Napolitano, cui va “sincera gratitudine. Quanto all’elezione ormai prossima del nuovo Presidente della Repubblica, pur “nel rispetto dei dovuti passaggi” la Conferenza episcopale italiana chiede sobriamente solo “tempi brevi” al Parlamento per “esprimere la persona che possa rappresentare con dignità riconosciuta e operosità provata il popolo e la Nazione”.

Teoria del gender a scuola – I passaggi più polemici dell’intera prolusione toccano la teoria del gender insegnata a scuola. Ma quando si tratta di una questione “delicata” e “preziosa” come l’educazione della gioventù (e pure “giustizia”, “poveri”, “Stato sociale”, “famiglia” e “vita”, prosegue l’elenco), i vescovi saranno sempre “in prima linea, a qualunque costo” promette Bagnasco con piglio deciso. Perché “educare al rispetto di tutti è doveroso, e la scuola lo ha sempre fatto grazie al buon senso e alla retta coscienza dei docenti, ma qui siamo di fronte a un’altra cosa: si vuole colonizzare le menti dei bambini e dei ragazzi con una visione antropologica distorta e senza aver prima chiesto e ottenuto l’esplicita autorizzazione dei genitori”.

E laddove mamma e papà non fossero d’accordo, allora hanno “il diritto di astenere i propri figli da quelle ‘lezioni’ senza incorrere in nessuna forma, né esplicita né subdola, di ritorsione, come sta invece accadendo in qualche Stato vicino a noi” (Germania).

Colonizzazione ideologica – Queste e altre ancora sono le “colonizzazioni ideologiche che cercano di distruggere la famiglia”, così descritte da Francesco a Manila, appena una settimana fa. Per essere cioè più chiari ancora, “la famiglia è anche minacciata dai crescenti tentativi di alcuni per ridefinire la stessa istituzione del matrimonio mediante il relativismo, la cultura dell’effimero, una mancanza di apertura alla vita” (Francesco all’incontro con le famiglie filippine, 16 gennaio), Bagnasco oggi cita, sottoscrive e preannuncia che se ne parlerà anche a Firenze, al decennale Convegno ecclesiale della Chiesa italiana in agenda a novembre sul tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”.

“Lo tsunami occidentale”, spiega il presidente dei vescovi, “vuole sfondare le porte di popoli e nazioni”, una colonizzazione ideologica appunto il cui scopo è “capovolgere l’alfabeto dell’umano e ridefinire le basi della persona e della società”, nell’analisi che Bagnasco ne traccia. Concepire cioè l’uomo come “individuo sciolto da legami etici e sociali”, anziché “persona in relazione con gli altri”, nel nome dell’assoluta libertà individuale. Allora “si dice famiglia, ma si pensa a qualunque nucleo affettivo a prescindere dal matrimonio e dai due generi”; i figli diventano un “diritto degli adulti”, anziché un dono da accogliere; l’aborto un diritto fondamentale (“così da impedire l’obiezione di coscienza”), anche quello “post partum”. Con la postilla non irrilevante, da parte del presidente dei vescovi, che “se la famiglia è il baricentro esistenziale da preservare”, allora “l’impegno nella vita sociale è aspetto irrinunciabile della presenza dei cattolici nel nostro Paese.”

Fondamentalismo islamico – Ultimo capitolo, non in ordine di importanza, è il fondamentalismo islamico con le sue “recenti, raccapriccianti aberrazioni”. “Violenza esibita”, “crudeltà sfacciata” che tuttavia esprimono “paura” e “angoscia” del saper di “essere perdenti di fronte all’incalzare della storia”. Semmai preoccupa, nell’analisi dell’Arcivescovo di Genova, “il numero di coloro che lasciano l’Europa per sposare il fanatismo omicida”. Urge al riguardo un severo esame di coscienza, ma almeno una ragione è chiara fin d’ora, cioè “che un certo islamismo fondamentalista riempie il vuoto nichilista dell’Occidente”, un mondo che “ha svuotato la coscienza collettiva di valori spirituali e morali soffocandola di cose, ma non di bene, di verità e di bellezza”.

E sui fatti di Parigi, l’attentato a Charlie Hebdo e le successive proteste di segno opposto dentro e fuori l’Europa, “sì alla libertà di espressione, no alla libertà di offendere”, è il giudizio con allegata una non banale richiesta, al pensiero che ogni cinque minuti un cristiano muore perseguitato, e 6 abitanti del pianeta su 10 non godono di una libertà religiosa effettivamente garantita: l’Occidente “che si fa paladino dei diritti umani” protesti anche per questo “continuo genocidio”.

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