giovedì, novembre 20, 2014
Intervento alla "II Conferenza internazionale sulla nutrizione" - No alle speculazioni finanziarie sul cibo

di Paolo Fucili 

Rimaner nel "limbo della teoria" non si può più, perché oggi, scoccato il terzo millennio, con ancora sterminate masse di uomini affamati, "le persone e i popoli esigono che la giustizia si metta in pratica". Esortazioni non certo nuove, come probabilmente sa bene pure l'autore di quei virgolettati, poiché come dice lui stesso "ci sono pochi temi, come la fame, su cui si sfoderano tanti sofismi". Fatto sta che nell'anno di grazia 2014, son dati di appena due mesi fa dell'annuale "Stato dell'insicurezza alimentare" elaborato dalla FAO (vedi qui), ancora 805 milioni di esseri umani sono "cronicamente sottoalimentati", è la pudica espressione in uso tra uffici e corridoi del mega-palazzo che domina la spianata del Circo massimo, sotto il colle romano dell'Aventino.

Ma passare appunto dalla teoria alla pratica, è questione di sapere andare "oltre le carte, per scorgere al di là di ogni pratica i volti spenti" di chi patisce fame e sete, come Francesco ha incoraggiato il personale che in quel palazzo lavora. E forse non c'è miglior sintesi di questa, per brevità ed efficacia, delle parole pronunciate oggi là da Jorge Bergoglio.

Appuntamento alle 11, per una visita lampo di neppure un'ora, più che sufficiente tuttavia per lanciare un monito durissimo contro l'indifferenza planetaria in cui la tragedia della fame si consuma. Non che l'impegno finora non ci sia stato, lascia intendere il Pontefice, benché insufficiente: ma è l'approccio in sé al problema, chiede Francesco, che deve cambiare, anzitutto col "riconoscere i limiti di impostazioni basate sulla sovranità di ognuno degli Stati, intesa come assoluta, e sugli interessi nazionali, condizionati spesso da ridotti gruppi di potere". E "il diritto all'alimentazione", ha ammonito quindi, "sarà garantito solo se ci preoccupiamo del suo soggetto reale, vale a dire la persona che patisce gli effetti della fame e della denutrizione".

In altre parole, prima ancora di pensare a soluzioni 'tecniche' del problema, "la prima preoccupazione deve essere la persona stessa, quanti mancano del cibo quotidiano e hanno smesso di pensare alla vita, ai rapporti familiari e sociali, e lottano solo per la sopravvivenza". La realtà invece, secondo la severa analisi del Papa pronunciata in spagnolo, è che la fame non inquieta troppo la coscienza dell'umanità, con la "dolorosa" e puntuale aggiunta che "la lotta alla fame e alla denutrizione viene ostacolata dalla 'priorità del mercato' e dalla 'preminenza del guadagno', che hanno ridotto il cibo a una merce qualsiasi, soggetta a speculazione anche finanziaria. Risultato, "mentre si parla di nuovi diritti l'affamato è lì, all'angolo della strada", a chiedere considerazione e soprattutto "dignità, non elemosina".

Francesco si appella perciò, di fronte ai rappresentanti dei 191 stati membri della FAO, allo "spirito di fratellanza" e alla "legge naturale" che "è iscritta nel cuore dell'uomo" e "parla un linguaggio che tutti possono capire: amore, giustizia, pace, elementi inseparabili tra loro". All'"obbligo morale", proprio così, di un'equa condivisione delle ricchezze si accompagna infine quello della custodia di "nostra sorella e madre terra", perché come il Papa ha riferito di avere ascoltato anni fa da un saggio anziano in una non meglio precisata circostanza, "Dio perdona sempre le offese, gli abusi, gli uomini perdonano a volte, la terra non perdona mai".

Occasione che ha ispirato l'evento era la seconda Conferenza internazionale sulla nutrizione, celebrata proprio in questi giorni nella capitale dopo che già la sua prima edizione, nell'ormai lontano 1992, era stata onorata ad inizio dei lavori da un analogo intervento di Giovanni Paolo II. E "il paradosso dell'abbondanza" che allora il predecessore denunciò, è scritto ancora nel discorso di Francesco, "continua purtroppo ad essere attuale": lo dicono svariate statistiche, secondo cui il nostro pianeta sarebbe prodigo di cibo a sufficienza per addirittura il doppio (14 miliardi) dell'attuale popolazione: e l'intollerabile spreco quotidiano di alimenti ci costa l'esorbitante cifra di 2.060 miliardi di euro, equivalente più o meno al PIL italiano di un anno e quattro mesi, riferisce l'agro-economista Andrea Segré dell'Università di Bologna a commento delle parole del Papa, cui va un grazie cordiale "perché i suoi interventi riportano al centro del dibattito la questione del diritto al cibo, dello spreco alimentare e dei paradossi del nostro tempo, in cui obesità e fame sono rovesci inconciliabili e inammissibili per lo sviluppo del pianeta".

Oltre agli 800 milioni di affamati, alla Conferenza in corso fino a domani al palazzo della FAO si parla infatti anche di 500 milioni di obesi del mondo, concentrati in special modo nei paesi in via di sviluppo, come riferito stamane al Papa nell'indirizzo di saluto del Presidente FAO (sigla che sta per "Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura"), il brasiliano José Graziano da Silva. Obiettivo della Conferenza è anche contribuire ad una "Agenda di sviluppo post 2015", nella consapevolezza che oggi, ha affermato Da Silva, "per la prima volta nella storia l'umanità può dire che la miseria non è un destino fatale e la fame è perfettamente evitabile".


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