La Chiesa “la fa Gesù”, che non guarda al peccato dell’uomo ma al suo cuore, che cerca per guarirlo. È la riflessione di Papa Francesco all’omelia della Messa del mattino celebrata in Casa S. Marta. I cristiani, ha esortato il Papa, si sentano parte della Chiesa, senza fermarsi sulla soglia. Il servizio di Alessandro De Carolis: ascolta
Radio Vaticana - Il “lavoro” lo ha fatto Gesù duemila anni fa, quando ha scelto dodici colonne per costruirvi su la Chiesa e mettendo se stesso come “base” e “pietra d’angolo”. Poi, di quella Chiesa ha spalancato le porte a chiunque, senza distinzioni, perché a Cristo interessa amare e guarire i cuori, non misurare i peccati. Papa Francesco riflette in parallelo sul Vangelo del giorno, che racconta la nascita della Chiesa con la chiamata degli Apostoli, e sulla Lettura di Paolo, che descrive la Chiesa come un edificio che cresce “ben ordinato” sulle sue fondamenta. In particolare, il Papa attira l’attenzione sulle azioni che scandiscono la fondazione della Chiesa . Gesù che si ritira in preghiera, poi scende, va dai discepoli, ne sceglie dodici e contemporaneamente accoglie e guarisce chi cerca anche solo di toccarlo:
“Gesù prega, Gesù chiama, Gesù sceglie, Gesù invia i discepoli, Gesù guarisce la folla. Dentro a questo tempio, questo Gesù che è la pietra d’angolo fa tutto questo lavoro: è Lui che porta avanti al Chiesa così. Come diceva Paolo, questa Chiesa è edificata sul fondamento degli Apostoli. Questo che Lui ha scelto, qui: ne scelse dodici. Tutti peccatori, tutti. Giuda non era il più peccatore: non so chi fosse stato il più peccatore… Giuda, poveretto, è quello che si è chiuso all’amore e per questo diventò traditore. Ma tutti sono scappati nel momento difficile della Passione e hanno lasciato solo Gesù. Tutti sono peccatori. Ma Lui, scelse”.
Gesù – aveva detto poco prima Papa Francesco citando San Paolo – ci vuole “dentro” la Chiesa non come ospiti o stranieri, ma “con il diritto di un cittadino”. Nella Chiesa, insiste, “non siamo di passaggio, siamo radicati lì. La nostra vita è lì”:
“Noi siamo cittadini, concittadini di questa Chiesa. Se noi non entriamo in questo tempio e facciamo parte di questa costruzione affinché lo Spirito Santo abiti in noi, noi non siamo nella Chiesa. Noi siamo alla porta e guardiamo: ‘Ma, che bello… sì, questo è bello…’. Cristiani che non vanno più avanti della reception della Chiesa: sono lì, alla porta… ‘Ma sì, sono cattolico, sì, ma troppo no… così…”.
Un modo di fare, questo, che non ha senso rispetto all’amore e la misericordia totali che Gesù nutre per ciascuna persona. La dimostrazione è nell’atteggiamento di Cristo nei confronti di Pietro, che della Chiesa era stato messo a capo. Anche se la prima delle colonne tradisce Gesù, Gesù risponde perdonandola e conservandola al suo posto:
“A Gesù non importò il peccato di Pietro: cercava il cuore. Ma per trovare questo cuore e per guarirlo, pregò. Gesù che prega e Gesù che guarisce, anche per ognuno di noi. Noi non possiamo capire la Chiesa senza questo Gesù che prega e questo Gesù che guarisce. Che lo Spirito Santo ci faccia capire, a tutti noi, questa Chiesa che ha la forza nella preghiera di Gesù per noi e che è capace di guarirci, tutti noi”.
Radio Vaticana - Il “lavoro” lo ha fatto Gesù duemila anni fa, quando ha scelto dodici colonne per costruirvi su la Chiesa e mettendo se stesso come “base” e “pietra d’angolo”. Poi, di quella Chiesa ha spalancato le porte a chiunque, senza distinzioni, perché a Cristo interessa amare e guarire i cuori, non misurare i peccati. Papa Francesco riflette in parallelo sul Vangelo del giorno, che racconta la nascita della Chiesa con la chiamata degli Apostoli, e sulla Lettura di Paolo, che descrive la Chiesa come un edificio che cresce “ben ordinato” sulle sue fondamenta. In particolare, il Papa attira l’attenzione sulle azioni che scandiscono la fondazione della Chiesa . Gesù che si ritira in preghiera, poi scende, va dai discepoli, ne sceglie dodici e contemporaneamente accoglie e guarisce chi cerca anche solo di toccarlo:
“Gesù prega, Gesù chiama, Gesù sceglie, Gesù invia i discepoli, Gesù guarisce la folla. Dentro a questo tempio, questo Gesù che è la pietra d’angolo fa tutto questo lavoro: è Lui che porta avanti al Chiesa così. Come diceva Paolo, questa Chiesa è edificata sul fondamento degli Apostoli. Questo che Lui ha scelto, qui: ne scelse dodici. Tutti peccatori, tutti. Giuda non era il più peccatore: non so chi fosse stato il più peccatore… Giuda, poveretto, è quello che si è chiuso all’amore e per questo diventò traditore. Ma tutti sono scappati nel momento difficile della Passione e hanno lasciato solo Gesù. Tutti sono peccatori. Ma Lui, scelse”.
Gesù – aveva detto poco prima Papa Francesco citando San Paolo – ci vuole “dentro” la Chiesa non come ospiti o stranieri, ma “con il diritto di un cittadino”. Nella Chiesa, insiste, “non siamo di passaggio, siamo radicati lì. La nostra vita è lì”:
“Noi siamo cittadini, concittadini di questa Chiesa. Se noi non entriamo in questo tempio e facciamo parte di questa costruzione affinché lo Spirito Santo abiti in noi, noi non siamo nella Chiesa. Noi siamo alla porta e guardiamo: ‘Ma, che bello… sì, questo è bello…’. Cristiani che non vanno più avanti della reception della Chiesa: sono lì, alla porta… ‘Ma sì, sono cattolico, sì, ma troppo no… così…”.
Un modo di fare, questo, che non ha senso rispetto all’amore e la misericordia totali che Gesù nutre per ciascuna persona. La dimostrazione è nell’atteggiamento di Cristo nei confronti di Pietro, che della Chiesa era stato messo a capo. Anche se la prima delle colonne tradisce Gesù, Gesù risponde perdonandola e conservandola al suo posto:
“A Gesù non importò il peccato di Pietro: cercava il cuore. Ma per trovare questo cuore e per guarirlo, pregò. Gesù che prega e Gesù che guarisce, anche per ognuno di noi. Noi non possiamo capire la Chiesa senza questo Gesù che prega e questo Gesù che guarisce. Che lo Spirito Santo ci faccia capire, a tutti noi, questa Chiesa che ha la forza nella preghiera di Gesù per noi e che è capace di guarirci, tutti noi”.
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