Questo libro edito da Paoline racconta una storia vera, quella di Nasser, ragazzo egiziano che come clandestino arriva in Italia. Dopo tante sofferenze e tribolazioni riesce a costruirsi una vita come ristoratore, arrivando a gestire ben tre ristoranti.
Chi crede che i sogni non si realizzino dovrà ricredersi leggendo la storia di Nasser, un egiziano che sin da ragazzo insegue il sogno di costruirsi una vita in Italia. Nasser proviene da una famiglia povera, che però fa di tutto per aiutare il proprio figlio a costruirsi un futuro migliore: la vendita di un terreno e degli oggetti preziosi di famiglia non sono sufficienti per garantirgli la partenza per l’Italia. La famiglia dovrà anche contrarre dei debiti per mettere da parte quindici milioni delle vecchie lire, necessarie per far partire il ragazzo. E così Nasser parte verso il suo sogno.
Gli ingredienti per la realizzazione del suo sogno sono essenzialmente due: la volontà di non mollare mai, anche di fronte all’impensabile e alle avversità, e la fiducia in Dio.
"La speranza era sempre quella di avere l’appoggio di Dio – osserva Nasser – può sembrare un po’ presuntuoso, ma era quello in cui credevo – o ero portato a credere – per non abbattermi". Certo Nasser non ha avuto una vita facile. Le avversità sono sempre state dietro l’angolo, a partire dal suo ingresso da clandestino in Italia, fino alle notti insonni dovute al troppo lavoro, senza guadagni importanti. Ma Nasser ce l’ha fatta. E’ riuscito a costruirsi una nuova vita in Italia, a formarsi una famiglia, con una moglie che ama e con due bambini. Oggi Nasser gestisce tre ristoranti nel bergamasco.
"Ho sempre pensato che l’integrazione non è data dagli anni di permanenza in un posto ma dalla testa. – scrive nel libro - Conosco, purtroppo, tanti immigrati che non hanno mai voluto inserirsi del tutto e, anzi, si dimostrano i primi razzisti nei confronti dello Stato che li ospita e concede loro di aspirare a qualcosa di più grande. E questo mi fa imbestialire. Io, invece, volevo rispondere in maniera positiva alla fiducia che mi era stata data".
Nasser è l’esempio del mondo che ha voglia di vivere e di lavorare, di coloro che hanno ancora la forza di credere che si possa costruire un futuro migliore. Nasser è l’esempio dell’uomo di parola, fedele a quanto ha promesso, anche a costo di rimetterci lui stesso. Nasser è l’esempio della parte bella dell’Egitto e anche della parte bella dell’Italia.
Questo libro aiuta il lettore a riflettere sul problema dell’immigrazione clandestina in Italia, su come tutte queste persone sballottate nel nostro Paese su dei gommoni abbiano una dignità umana e una speranza di un futuro migliore, speranza che troppo spesso viene stroncata dalla cruda realtà.
Cosa possiamo fare per queste persone? Forse basterebbe dimostrare loro maggiore accoglienza ed evitare atteggiamenti razzisti e pregiudizi che troppo spesso manifestiamo nei loro confronti.
Chi crede che i sogni non si realizzino dovrà ricredersi leggendo la storia di Nasser, un egiziano che sin da ragazzo insegue il sogno di costruirsi una vita in Italia. Nasser proviene da una famiglia povera, che però fa di tutto per aiutare il proprio figlio a costruirsi un futuro migliore: la vendita di un terreno e degli oggetti preziosi di famiglia non sono sufficienti per garantirgli la partenza per l’Italia. La famiglia dovrà anche contrarre dei debiti per mettere da parte quindici milioni delle vecchie lire, necessarie per far partire il ragazzo. E così Nasser parte verso il suo sogno.
Gli ingredienti per la realizzazione del suo sogno sono essenzialmente due: la volontà di non mollare mai, anche di fronte all’impensabile e alle avversità, e la fiducia in Dio.
"La speranza era sempre quella di avere l’appoggio di Dio – osserva Nasser – può sembrare un po’ presuntuoso, ma era quello in cui credevo – o ero portato a credere – per non abbattermi". Certo Nasser non ha avuto una vita facile. Le avversità sono sempre state dietro l’angolo, a partire dal suo ingresso da clandestino in Italia, fino alle notti insonni dovute al troppo lavoro, senza guadagni importanti. Ma Nasser ce l’ha fatta. E’ riuscito a costruirsi una nuova vita in Italia, a formarsi una famiglia, con una moglie che ama e con due bambini. Oggi Nasser gestisce tre ristoranti nel bergamasco.
"Ho sempre pensato che l’integrazione non è data dagli anni di permanenza in un posto ma dalla testa. – scrive nel libro - Conosco, purtroppo, tanti immigrati che non hanno mai voluto inserirsi del tutto e, anzi, si dimostrano i primi razzisti nei confronti dello Stato che li ospita e concede loro di aspirare a qualcosa di più grande. E questo mi fa imbestialire. Io, invece, volevo rispondere in maniera positiva alla fiducia che mi era stata data".
Nasser è l’esempio del mondo che ha voglia di vivere e di lavorare, di coloro che hanno ancora la forza di credere che si possa costruire un futuro migliore. Nasser è l’esempio dell’uomo di parola, fedele a quanto ha promesso, anche a costo di rimetterci lui stesso. Nasser è l’esempio della parte bella dell’Egitto e anche della parte bella dell’Italia.
Questo libro aiuta il lettore a riflettere sul problema dell’immigrazione clandestina in Italia, su come tutte queste persone sballottate nel nostro Paese su dei gommoni abbiano una dignità umana e una speranza di un futuro migliore, speranza che troppo spesso viene stroncata dalla cruda realtà.
Cosa possiamo fare per queste persone? Forse basterebbe dimostrare loro maggiore accoglienza ed evitare atteggiamenti razzisti e pregiudizi che troppo spesso manifestiamo nei loro confronti.
(recensione)
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