Cos’hanno in comune Giorgio Porcaro, Enzo Jannacci e Giorgio Faletti?
di Alessandro Nardelli
Sicuramentequesti tre artisti hanno in comune una triste fine per malattia, ma soprattutto l’essere passati tutti e tre da uno storico locale della “Milano da Bere”, il Derby Club. Il primo ha lanciato la figura del “terruncello”, il ragazzo del sud trapiantato su al nord che parla in una lingua dialettale mista tra il pugliese e un semi-lombardo. Questo personaggio poi, è stato ripreso anche da Diego Abatantuono, che ci ha costruito una carriera sopra, mentre per Porcaro le porte del successo si chiudevano sempre più .
Il secondo lo conosciamo tutti, uno dei più grandi cantanti italiani di sempre, ma anche attore e cabarettista. Ha pubblicato trenta album ed è stato colui che assieme a Celentano ha lanciato il rock and roll in Italia.
Mentre Giorgio Faletti, ultimo dei tre a lasciarci, dopo aver combattuto un tumore che lo aveva colpito circa un anno fa, verrà ricordato per il suo essere poliedrico, cominciando con il cabaret, e trovando la notorietà con Drive In, interpretando il personaggio di Vito Catozzo e riuscendo ad essere poi nel corso della sua carriera sia cantante, con la sua famosa canzone “Signor Tenente”, arrivata seconda a Sanremo ’94, e scrittore. Il suo ultimo romanzo, Tre atti e due tempi, è uscito il 4 novembre 2011.
Dicevamo quindi che Porcaro, Jannacci e Faletti, cominciarono la loro carriera dal Derby Club. Ma qual è la storia di questo posto? Era la fine degli anni ’50, e la Milano operaia, con le sue fabbriche, aveva tra i suoi locali, un ristorante appena nato, il Gi-Go, fondato da Gianni ed Angela Bongiovanni (prozii tra l’altro di Diego Abatantuono), dove si suonava jazz. Ben presto però questo posto cominciò a diventare il centro artistico della “Milano da Bere”, mutando il nome in “Derby Club”. Ed è proprio qui che giovanissimi artisti praticamente sconosciuti avevano la possibilità di esibirsi. Alcuni di loro non hanno sfondato, ma tanti altri grandissimi nomi della tv, del teatro e della musica sono partiti da li.
In quel periodo il cabaret e l’avanspettacolo erano nel loro momento più fulgido, che durò fino alla metà degli anni ’80, quando l’avvento delle Tv commerciali tolse loro l'aria. Difatti il Derby Club chiuse proprio perché oramai aveva perso la sua spinta propulsiva, e i clienti preferivano guardare le televisioni di Berlusconi. Era il 'nuovo' che avanzava, un miliardario arricchitosi con la costruzione di quartieri residenziali, e che ora prometteva con le sue tv di rivoluzionare il panorama della comunicazione e dei media.
di Alessandro Nardelli Sicuramentequesti tre artisti hanno in comune una triste fine per malattia, ma soprattutto l’essere passati tutti e tre da uno storico locale della “Milano da Bere”, il Derby Club. Il primo ha lanciato la figura del “terruncello”, il ragazzo del sud trapiantato su al nord che parla in una lingua dialettale mista tra il pugliese e un semi-lombardo. Questo personaggio poi, è stato ripreso anche da Diego Abatantuono, che ci ha costruito una carriera sopra, mentre per Porcaro le porte del successo si chiudevano sempre più .
Il secondo lo conosciamo tutti, uno dei più grandi cantanti italiani di sempre, ma anche attore e cabarettista. Ha pubblicato trenta album ed è stato colui che assieme a Celentano ha lanciato il rock and roll in Italia.
Mentre Giorgio Faletti, ultimo dei tre a lasciarci, dopo aver combattuto un tumore che lo aveva colpito circa un anno fa, verrà ricordato per il suo essere poliedrico, cominciando con il cabaret, e trovando la notorietà con Drive In, interpretando il personaggio di Vito Catozzo e riuscendo ad essere poi nel corso della sua carriera sia cantante, con la sua famosa canzone “Signor Tenente”, arrivata seconda a Sanremo ’94, e scrittore. Il suo ultimo romanzo, Tre atti e due tempi, è uscito il 4 novembre 2011.
Dicevamo quindi che Porcaro, Jannacci e Faletti, cominciarono la loro carriera dal Derby Club. Ma qual è la storia di questo posto? Era la fine degli anni ’50, e la Milano operaia, con le sue fabbriche, aveva tra i suoi locali, un ristorante appena nato, il Gi-Go, fondato da Gianni ed Angela Bongiovanni (prozii tra l’altro di Diego Abatantuono), dove si suonava jazz. Ben presto però questo posto cominciò a diventare il centro artistico della “Milano da Bere”, mutando il nome in “Derby Club”. Ed è proprio qui che giovanissimi artisti praticamente sconosciuti avevano la possibilità di esibirsi. Alcuni di loro non hanno sfondato, ma tanti altri grandissimi nomi della tv, del teatro e della musica sono partiti da li.
In quel periodo il cabaret e l’avanspettacolo erano nel loro momento più fulgido, che durò fino alla metà degli anni ’80, quando l’avvento delle Tv commerciali tolse loro l'aria. Difatti il Derby Club chiuse proprio perché oramai aveva perso la sua spinta propulsiva, e i clienti preferivano guardare le televisioni di Berlusconi. Era il 'nuovo' che avanzava, un miliardario arricchitosi con la costruzione di quartieri residenziali, e che ora prometteva con le sue tv di rivoluzionare il panorama della comunicazione e dei media.
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