Rischiano fino a 20 anni di carcere i due cambogiani finiti oggi sotto processo a Phnom Penh per traffico di organi umani. Una giudizio destinato a fare storia in quanto primo del genere.
Misna - La Cambogia, tra le pieghe di uno sviluppo lento e problematico, è diventata centro di interessi di organizzazioni internazionali che, in accordo con elementi locali, sfruttano in vario modo povertà e necessità della popolazione. I due individui sono stati arrestati nei giorni scorsi per traffico di reni umani espiantati in cambio di somme di denaro e destinati a essere trapiantati su riceventi cambogiani in compiacenti strutture ospedaliere all’estero. Gli stessi prelievi di organi avvengono in Thailandia.
A fare luce su questo nuovo traffico, la testimonianza di alcune persone che hanno ceduto recentemente uno dei loro reni attraverso l’organizzazione a cui appartengono gli arrestati, rei confessi.
Gli arrestati, una ventinovenne, e il suo patrigno, entrambi residenti nella capitale Phnom Penh, hanno ammesso di avere ceduto, a un prezzo tra 10.000 e 13.000 dollari, i reni a facoltosi cambogiani che necessitano di trapianto. Agli espiantati adulti finora individuati sono andati 5000 dollari ciascuno.
Tremila dollari sono invece stati consegnati a uno degli espiantati, oggi sedicenne, solo quindicenne al tempo del prelievo. Circostanza che aggrava la situazione degli accusati, ma che chiarisce anche i rischi e la necessità di tutelare i minori da questo traffico.
Nonostante le voci diffuse da tempo sulla presenza di simili organizzazioni, il reparto speciale della polizia incaricato di combattere il traffico di esseri umani e di assicurare la protezione dei bambini è riuscito in questo caso, per la prima volta, a trovare le prove del racket e a raccogliere testimonianze precise delle vittime.
Mancano dati sull’entità del fenomeno. Dal 2007, tuttavia, l’Organizzazione mondiale della sanità ha posto il paese, come altri nella regione, sotto osservazione per i rischi che povertà, corruzione, scarse tutele in connessione con gli interessi di collaudati network internazionali specializzati nel traffico di organi pongono sui gruppi più esposti della popolazione.
Misna - La Cambogia, tra le pieghe di uno sviluppo lento e problematico, è diventata centro di interessi di organizzazioni internazionali che, in accordo con elementi locali, sfruttano in vario modo povertà e necessità della popolazione. I due individui sono stati arrestati nei giorni scorsi per traffico di reni umani espiantati in cambio di somme di denaro e destinati a essere trapiantati su riceventi cambogiani in compiacenti strutture ospedaliere all’estero. Gli stessi prelievi di organi avvengono in Thailandia.
A fare luce su questo nuovo traffico, la testimonianza di alcune persone che hanno ceduto recentemente uno dei loro reni attraverso l’organizzazione a cui appartengono gli arrestati, rei confessi.
Gli arrestati, una ventinovenne, e il suo patrigno, entrambi residenti nella capitale Phnom Penh, hanno ammesso di avere ceduto, a un prezzo tra 10.000 e 13.000 dollari, i reni a facoltosi cambogiani che necessitano di trapianto. Agli espiantati adulti finora individuati sono andati 5000 dollari ciascuno.
Tremila dollari sono invece stati consegnati a uno degli espiantati, oggi sedicenne, solo quindicenne al tempo del prelievo. Circostanza che aggrava la situazione degli accusati, ma che chiarisce anche i rischi e la necessità di tutelare i minori da questo traffico.
Nonostante le voci diffuse da tempo sulla presenza di simili organizzazioni, il reparto speciale della polizia incaricato di combattere il traffico di esseri umani e di assicurare la protezione dei bambini è riuscito in questo caso, per la prima volta, a trovare le prove del racket e a raccogliere testimonianze precise delle vittime.
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