Metà delle 16 donne rinchiuse per la notte dal datore di lavoro in un piccolo dormitorio a fianco del capannone in cui lavoravano durante il giorno nella capitale Manila sono morte intossicate dal fumo di un incendio.
Misna - Le sopravvissute hanno testimoniato agli investigatori di essersi salvate solo uscendo da una finestrella dalla stanza in cui si trovavano con le compagne meno fortunate, salendo al secondo piano dell’edificio e da lì rischiando il salto sulla strada. La polizia ha confermato che l’unica via uscita era stata chiusa dal proprietario, dato che le lavoratrici erano illegali e che nell’oscurità le donne non sono riuscite a trovare una via di scampo. Le vittime, tutte tra i 19 e i 24 anni, sono state ritrovate nella stesso locale, adiacente il magazzino di materiale elettronico in cui avevano trovato lavoro dopo essere immigrate nella capitale dalla campagna ed avervi trovato un lavoro precario e in condizioni rischiose per la salute.
Sono ignote le cause del rogo, ma la polizia ha arrestato il proprietario del magazzino con l’accusa di traffico di esseri umani, omicidio colposo e conduzione di un’impresa senza licenza.
La pratica di rinchiudere lavoratori irregolari all’interno dell’azienda per impedire eventuali furti ma anche che vengano scoperti non è inusuale in un paese dove all’elevata disoccupazione si associa un alto tasso di povertà che costringe ad accettare situazioni d’impiego anche rischiose. Quella della scorsa notte è la più grave sciagura del genere nelle Filippine dopo il rogo che nel 2012 provocò la morte di 17 lavoratrici in un grande magazzino in cui regolarmente passavano anche la notte.
Misna - Le sopravvissute hanno testimoniato agli investigatori di essersi salvate solo uscendo da una finestrella dalla stanza in cui si trovavano con le compagne meno fortunate, salendo al secondo piano dell’edificio e da lì rischiando il salto sulla strada. La polizia ha confermato che l’unica via uscita era stata chiusa dal proprietario, dato che le lavoratrici erano illegali e che nell’oscurità le donne non sono riuscite a trovare una via di scampo. Le vittime, tutte tra i 19 e i 24 anni, sono state ritrovate nella stesso locale, adiacente il magazzino di materiale elettronico in cui avevano trovato lavoro dopo essere immigrate nella capitale dalla campagna ed avervi trovato un lavoro precario e in condizioni rischiose per la salute.
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