L’Europa commemora quest’anno il centesimo anniversario dell’inizio della Prima guerra mondiale ma rischia di dimenticare un pezzo di storia importante: quella dell’Africa, un continente che durante il conflitto pagò un tributo drammatico in termini di lutti, sofferenze e privazioni.
Misna - A sottolinearlo, in un editoriale ricco di dati apparso questo mese, è la rivista Africa Report. “Il primo colpo d’arma da fuoco di un’unità combattente britannica – si ricorda nell’articolo – fu esploso da un soldato africano, il sergente maggiore Alhaji Grunshi del Reggimento della Costa d’Oro, quando le forze anglo-francesi invasero la colonia tedesca del Togoland il 7 agosto 1914; mentre le ultime truppe tedesche si arresero nella Rhodesia del nord il 25 novembre 1918, due settimane dopo la firma dell’armistizio in Europa”.
Ma non si tratta, sottolinea Africa Report, solo di curiosità da eruditi. A sud del Sahara furono combattute battaglie e condotte campagne decisive per l’esito della Guerra. In Africa orientale tra le truppe inglesi e le unità africane che le sostenevano le vittime furono più di 105.000. Un numero uguale al totale delle perdite americane e molto superiore a quelle sofferte da paesi come Australia, Canada o India. Come si ricorda nell’editoriale, “tra il 1914 e il 1918 nell’Africa orientale britannica morì almeno un adulto su otto e la regione fu sottoposta a privazioni con pochi paragoni in Europa”.
La Guerra fece strage anche nell’attuale Tanzania, allora possedimento del Secondo Reich. “Nell’Africa tedesca dell’est – si legge nell’articolo – le truppe coloniali confiscarono regolarmente raccolti e animali senza versare alcun risarcimento e reclutarono come trasportatori e aiutanti circa 300.000 persone, uomini, donne e bambini”. La situazione si aggravò tra il 1916 e il 1917, quando la caccia ai tedeschi da parte delle truppe alleate rese di fatto impossibile la semina. E il colpo più duro arrivò l’anno successivo, con l’influenza “spagnola”. Nell’arco di un paio di mesi nell’Africa orientale britannica i morti furono 200.000. A livello continentale, con una popolazione stremata e priva di difese, le vittime furono tra il milione e mezzo e i due milioni.
Di questi drammi, evidenzia Africa Report, l’Europa fu in gran parte responsabile. A guerra conclusa lo sottolineò l’attivista afro-americano William Du Bois, convinto che le rivalità imperialistiche tra le potenze del Vecchio continente furono “causa decisiva” della Guerra. Era il 1919 e si teneva la Conferenza panafricana. “Venti secoli dopo Gesù Cristo – disse in quell’occasione Du Bois – l’Africa nera prostrata e violentata giace ai piedi dei filistei conquistatori d’Europa”.
Misna - A sottolinearlo, in un editoriale ricco di dati apparso questo mese, è la rivista Africa Report. “Il primo colpo d’arma da fuoco di un’unità combattente britannica – si ricorda nell’articolo – fu esploso da un soldato africano, il sergente maggiore Alhaji Grunshi del Reggimento della Costa d’Oro, quando le forze anglo-francesi invasero la colonia tedesca del Togoland il 7 agosto 1914; mentre le ultime truppe tedesche si arresero nella Rhodesia del nord il 25 novembre 1918, due settimane dopo la firma dell’armistizio in Europa”.
Ma non si tratta, sottolinea Africa Report, solo di curiosità da eruditi. A sud del Sahara furono combattute battaglie e condotte campagne decisive per l’esito della Guerra. In Africa orientale tra le truppe inglesi e le unità africane che le sostenevano le vittime furono più di 105.000. Un numero uguale al totale delle perdite americane e molto superiore a quelle sofferte da paesi come Australia, Canada o India. Come si ricorda nell’editoriale, “tra il 1914 e il 1918 nell’Africa orientale britannica morì almeno un adulto su otto e la regione fu sottoposta a privazioni con pochi paragoni in Europa”.
La Guerra fece strage anche nell’attuale Tanzania, allora possedimento del Secondo Reich. “Nell’Africa tedesca dell’est – si legge nell’articolo – le truppe coloniali confiscarono regolarmente raccolti e animali senza versare alcun risarcimento e reclutarono come trasportatori e aiutanti circa 300.000 persone, uomini, donne e bambini”. La situazione si aggravò tra il 1916 e il 1917, quando la caccia ai tedeschi da parte delle truppe alleate rese di fatto impossibile la semina. E il colpo più duro arrivò l’anno successivo, con l’influenza “spagnola”. Nell’arco di un paio di mesi nell’Africa orientale britannica i morti furono 200.000. A livello continentale, con una popolazione stremata e priva di difese, le vittime furono tra il milione e mezzo e i due milioni.
Di questi drammi, evidenzia Africa Report, l’Europa fu in gran parte responsabile. A guerra conclusa lo sottolineò l’attivista afro-americano William Du Bois, convinto che le rivalità imperialistiche tra le potenze del Vecchio continente furono “causa decisiva” della Guerra. Era il 1919 e si teneva la Conferenza panafricana. “Venti secoli dopo Gesù Cristo – disse in quell’occasione Du Bois – l’Africa nera prostrata e violentata giace ai piedi dei filistei conquistatori d’Europa”.
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