mercoledì, aprile 23, 2014
Storie di ordinaria follia. Un operaio di Cosenza scopre per caso che la sua auto è bloccata da anni da fermo amministrativo per un debito di 6 centesimi. Un imprenditore edile di Rovigo si vede negare il Durc per aver evaso al fisco un centesimo di euro. 

di Emanuela Biancardi 

Aprile porta con sé gli scherzi proverbiali del suo primo giorno e spesso le sorprese nascoste in uova pasquali. Di certo i protagonisti delle vicende che vi vogliamo raccontare devono aver pensato ad un tradizionale scherzo a cadenza annuale. Lo avrebbero accolto sicuramente con una sonora risata, trovandolo magari idea originale come pesce d’aprile, da riciclare agli amici negli anni a venire. Ma quanto è capitato ai due ignari signori italiani è tutto vero.

La prima vicenda vede protagonista Fabio Ferraro, un 39enne operaio di Montalto Uffugo (Cs), proprietario di un’automobile con la quale ha continuato a circolare liberamente senza sapere che, da sette anni a questa parte, sul mezzo era stato applicato un fermo amministrativo (anche se formale dato che l’auto era rimasta a disposizione del signore in questione). L’uomo resta ignaro della pendenza fino al momento in cui decide di vendere la propria automobile. “Ho fatto una vera e propria figuraccia con il concessionario”. - racconta - “Quando ho consegnato la macchina per la vendita mi hanno spiegato che era bloccata da anni”. Incredulo davanti allo sportello di Equitalia a Cosenza, Ferraro scopre che la motivazione del fermo è un debito di sei centesimi di euro.

“Ho notato subito gli sguardi stupiti degli impiegati che con evidente imbarazzo fissavano lo schermo del computer dove era apparsa la cifra del mio debito. In quel momento ho pensato che l’ammontare fosse spropositato… Sudavo freddo… Poi quando li ho visti sorridere, la tensione si è allentata. Così ho pagato i sei centesimi richiesti, ovviamente in contanti. Conservo ancora la ricevuta…”.

Per poter vendere la propria auto Ferraro ora la dovrà reimmatricolare, con una spesa ulteriore di 100,00 €. L’uomo, in seguito, si è rivolto al Movimento Protesta Fiscale per divulgare l’accaduto.

La seconda storia riguarda invece un imprenditore del Veneto. Anche per lui è scattato un fermo ma dell’attività dell’azienda questa volta, per aver evaso un centesimo di euro. Una minuscola monetina placata di rame non versata, forse per la capacità di quest’ultima d’infilarsi tra le cuciture del portafogli… Mancato pagamento uguale evasione, per la quale viene negato il DURC (Documento di Regolarità Contributiva). Senza DURC non si può partecipare a gare d’appalto, avviare nuove commesse, ricevere compensi per lavori già eseguiti. Dunque l’azienda è drammaticamente ferma.

Forse riusciamo anche a sorridere davanti a notizie di questo tipo. Ma proviamo a metterci nei panni dei due signori sopra citati e a dare una risposta alle loro domande, passati i momenti di incredulità, tensione e conseguente sollievo: e se il sig. Ferraro fosse stato coinvolto in un incidente stradale? Cosa ha originato quel debito di sei centesimi di euro? E perché il proprietario dell’auto non è mai venuto a conoscenza del fermo del suo mezzo per ben sette anni? E ancora: cosa rischia in termini di sanzione l’azienda dell’imprenditore del Veneto? E se fosse un errore causato da un computer? Senza il DURC come potrà riprendere la regolare attività?

Insomma, un altro capitolo dell’infinito libro dal titolo “Storie italiane misteriose e strane…”.

Ancora una volta il destino di qualcuno è affidato al lancio di una monetina… di rame.


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