sabato, marzo 22, 2014
L'Assemblea Generale dell'Onu si riunirà la prossima settimana per discutere della situazione in Ucraina. Intanto l’Unione Europea ha firmato oggi, nell’ambito del Consiglio di capi di Stato e di governo, l’accordo politico per l’adesione di Kiev. E il presidente Van Rompuy ha ribadito che "l'Europa è al fianco dell'Ucraina”. Il servizio di Fausta Speranza: ascolta  

Radio Vaticana - La Russia fa sapere agli Stati Uniti che risponderà “con forza” al nuovo round di sanzioni nei confronti di funzionari russi. All’Ucraina il primo ministro russo, Medvedev, ricorda il debito di 16 miliardi di dollari con Mosca per forniture di gas. Sul piano economico sembra rispondere il premier ucraino, Iatseniuk: all’aeroporto, di ritorno da Bruxelles, lamenta che la perdita della Crimea, ormai praticamente russa, ha causato all'Ucraina un danno di "centinaia di miliardi di dollari". Spiega che Mosca ha "nazionalizzato decine di strutture di proprietà dello Stato ucraino". Di economia parla intanto anche il presidente della Commissione Europea. Barroso annuncia che entro giugno ci sarà un piano per ridurre la dipendenza energetica dell’Ue dalla Russia. Resta da dire che l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) lancia, con l’arrivo in Ucraina di 15 esperti internazionali, un progetto per rafforzare il dialogo tra le diverse etnie. Al di là della guerra delle dichiarazioni, il rischio al momento è che tensioni scoppino nelle regioni dell’est dove ci sono forti presenze russofone.

Sulle ricadute economiche degli eventi di questi giorni, Giancarlo La Vella ha parlato con l’economista, Francesco Carlà: ascolta

R. – Le ricadute economiche ci sono da parecchi lati: l’Ucraina chiaramente si impoverisce e cerca aiuto dall’Unione Europea, dall’estero. Il Giappone si è offerto di offrire un finanziamento di un miliardo di dollari. L’Europa e anche l’Italia rischiano alcuni business molto importanti, come ad esempio la mega opera a South Stream che vale dieci miliardi di dollari. Ma anche la Russia hai i suoi problemi, perché sia le solite agenzie Fitch e Standard and Poor’s hanno degradato l’outlook di Mosca. Quindi anche lì, ci saranno delle ripercussioni per tutti i titoli di Stato russi.

D. – Se la Russia dovesse chiedere il rientro immediato dei debiti per le forniture di gas a Kiev, questa cosa ricadrebbe in qualche modo anche sull’Europa?

R. – Qui l’escalation è di tre tipi. Mediatica, con continui comunicati anche da parte di Stati Uniti, Europa, Russia, Ucraina. Militare, con le scaramucce nelle zone russofone. E naturalmente ripercussioni economiche, finanziarie, minacce e cose di questo tipo. Quindi, dal combinato disposto di questi tre fronti possono nascere i profili più delicati e preoccupanti per i prossimi giorni.

D. – Guardando al futuro, si corre il rischio che si ricrei un mondo a blocchi contrapposti?

R. – Intanto, dal punto di vista politico l’Unione Europea ha detto che il G8 non esiste più. Quindi, Mosca sta già subendo le sue ripercussioni. Che si crei un mondo, di nuovo da un punto di vista economico, simile a quello del periodo della Guerra Fredda, del Muro di Berlino, ho molti più dubbi perché le interrelazioni di tipo finanziario, industriale ed economico sono molto più ampie, complesse e stratificate. Credo sia possibile che tutte le parti trovino molto sgradevole proseguire eccessivamente su questa linea. Non credo che dal punto di vista economico e finanziario sia molto conveniente. Naturalmente, restano gli scenari militari, per i quali è molto più difficile stabilire i confini e i termini.


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