La batosta di Madrid scuote il mondo Milan. Tifosi in subbuglio. Società allo sbando. Nessuno spiraglio positivo all’orizzonte. E Clarence Seedorf che dimostra ciò che non è: un allenatore. Cercasi esorcista “illuminato”.
Va bene l’indolente e insopportabile Balotelli, va bene la serata grigia di quasi tutta la squadra, va bene che l’Atletico Madrid è una squadra forte, ma il Milan di Madrid è stato inguardabile anche per demeriti precisi del suo allenatore, Clarence Seedorf. Lasciare in panchina Pazzini quando hai una partita da recuperare, abbandonando Balotelli ai quattro difensori dell’Atletico? Seedorf l’ha fatto. Tenere in panchina De Sciglio mettendo in campo un terzino che terzino non è, come Emanuelson? Seedorf l’ha fatto.
Cambiare l’assetto della squadra partita in corso, come dovrebbe saper fare ogni buon allenatore? Seedorf non l’ha fatto. Molle in panchina, flaccido come la squadra, ha assistito mogio al tracollo senza neanche scomporsi più di tanto. L’allenatore, che allenatore non è mai stato, sta lì in panchina perché qualcuno gli ha detto che potrebbe diventare un Mister. Seedorf pratica calma, lavoro, e persino il dialogo con Balotelli. Chissà di quale lavoro parla visti gli strafalcioni difensivi, l’inconsistenza agonistica, la piattezza di quasi tutti i giocatori, e chissà a quale Balotelli si riferisce; quello delle riviste patinate e dell’atteggiamento insolente verso compagni, arbitro e avversari che è ormai noto a tutti? Oppure lui conosce un altro “Balo”? Il problema è che, nonostante le confessioni di padre Clarence, la pecorella Mario è più sperduta di prima. Dovrebbe bastare a far capire all’ex giocatore chiamato ad allenare il Milan, che servono altri metodi con Super Mario e con la squadra.
Clarence è intelligente – e questo è fuori discussione -, come calciatore è stato sontuoso, ma il Mister lo stiamo cercando. L’unico a “trovare” il Seedorf allenatore è stato Berlusconi, con una delle sue visioni fuori dal coro. Stavolta, però, sembra più un miraggio e il coro, in senso calcistico, proprio non si vede. Anzi, di stecca continua si tratta: 6 sconfitte 4 vittorie 1 pareggio e, fuori da tutto.
Il Milan in stile discount, fortissimamente voluto dalla dirigenza, non può essere risollevato da Don Clarence e le sue camomille. Servirebbe l’angelo Clarence de “La vita è meravigliosa” – che doveva fare buone azioni per guadagnarsi le ali - non il buon parroco di campagna che ha un sorriso e una pacca per tutti. Seedorf aveva le “buone azioni” senza averle mai guadagnate, e può mai una carriera cominciare al contrario?
Ai diavoli rossoneri non si possono mettere le ali: però un esorcista, ma con un po’ di denari e progetti, sarebbe da invocare per uscire da un girone infernale.
di Danilo Stefani
Va bene l’indolente e insopportabile Balotelli, va bene la serata grigia di quasi tutta la squadra, va bene che l’Atletico Madrid è una squadra forte, ma il Milan di Madrid è stato inguardabile anche per demeriti precisi del suo allenatore, Clarence Seedorf. Lasciare in panchina Pazzini quando hai una partita da recuperare, abbandonando Balotelli ai quattro difensori dell’Atletico? Seedorf l’ha fatto. Tenere in panchina De Sciglio mettendo in campo un terzino che terzino non è, come Emanuelson? Seedorf l’ha fatto.
Cambiare l’assetto della squadra partita in corso, come dovrebbe saper fare ogni buon allenatore? Seedorf non l’ha fatto. Molle in panchina, flaccido come la squadra, ha assistito mogio al tracollo senza neanche scomporsi più di tanto. L’allenatore, che allenatore non è mai stato, sta lì in panchina perché qualcuno gli ha detto che potrebbe diventare un Mister. Seedorf pratica calma, lavoro, e persino il dialogo con Balotelli. Chissà di quale lavoro parla visti gli strafalcioni difensivi, l’inconsistenza agonistica, la piattezza di quasi tutti i giocatori, e chissà a quale Balotelli si riferisce; quello delle riviste patinate e dell’atteggiamento insolente verso compagni, arbitro e avversari che è ormai noto a tutti? Oppure lui conosce un altro “Balo”? Il problema è che, nonostante le confessioni di padre Clarence, la pecorella Mario è più sperduta di prima. Dovrebbe bastare a far capire all’ex giocatore chiamato ad allenare il Milan, che servono altri metodi con Super Mario e con la squadra.
Clarence è intelligente – e questo è fuori discussione -, come calciatore è stato sontuoso, ma il Mister lo stiamo cercando. L’unico a “trovare” il Seedorf allenatore è stato Berlusconi, con una delle sue visioni fuori dal coro. Stavolta, però, sembra più un miraggio e il coro, in senso calcistico, proprio non si vede. Anzi, di stecca continua si tratta: 6 sconfitte 4 vittorie 1 pareggio e, fuori da tutto.
Il Milan in stile discount, fortissimamente voluto dalla dirigenza, non può essere risollevato da Don Clarence e le sue camomille. Servirebbe l’angelo Clarence de “La vita è meravigliosa” – che doveva fare buone azioni per guadagnarsi le ali - non il buon parroco di campagna che ha un sorriso e una pacca per tutti. Seedorf aveva le “buone azioni” senza averle mai guadagnate, e può mai una carriera cominciare al contrario?
Ai diavoli rossoneri non si possono mettere le ali: però un esorcista, ma con un po’ di denari e progetti, sarebbe da invocare per uscire da un girone infernale.
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