mercoledì, marzo 26, 2014
Questo è un articolo breve, anzi conciso. Perché qualche volta anche il Parlamento può essere divertente e vivere di una comicità folgorante: e allora perché dilungarsi? 

di Danilo Stefani

La gaffe del deputato grillino Tripiedi, in aula, è quella che accende la miccia ilare: “Sarò breve e circonciso”. Il bello è che il presidente di turno alla Camera corregge il Tripiedi con “coinciso” e commette un altro errore (forse persino più grave, e meno da ridere). Sì, una bella coincidenza. L’aggettivo “conciso”, per indicare brevità, proprio non veniva. Abituati, però, al solito Parlamento dove sentiamo minacce, insulti, e vediamo anche aggressioni, accontentiamoci di questo “fuori programma” e buttiamola sul ridere.

E poi i logorroici che spesso ascoltiamo enunciare dei solidi teoremi dagli alti scranni? Stavolta sono finiti in soffitta, messi da parte da un solo aggettivo. Che poi sia venuto male, che importa: bastasse una sola parola sbagliata per eliminare le provincie!

Il buono, il brutto e il cattivo delle riforme passa anche da un’ironia “circoncisa”, purché sia breve.


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