Uno spartiacque nel contrasto dei roghi tossici.
Radio Vaticana - Dopo la recente legge in materia, parte una strategia che vede coinvolte forze di polizia, università di Napoli e il mondo delle associazioni. “Oltre la terra de fuochi. Per una Campania terra felix”: l’iniziativa presentata oggi a Castel Volturno, prevede attività investigative coordinate, effettuazione di analisi chimiche su acqua, aria e terreni, bonifiche dei siti inquinati e attività di sensibilizzazione e divulgazione. Il servizio di Paolo Ondarza: ascolta
Una strategia per far tornare a sperare l’agricoltura campana. Parte da Castel Volturno la nuova attività di prevenzione e contrasto delle azioni di smaltimento, sversamento e abbruciamento illegali di rifiuti. Il commento del comandante provinciale di Napoli del Corpo Forestale dello Stato, Sergio Costa:
R. - Oggi è come se ci fosse una sorta di spartiacque: non vogliamo più chiamarla “terra dei fuochi”, da oggi per noi si chiamerà “terra di speranza”. Da adesso in poi infatti siamo tutti sulla stessa linea - l’autorità giudiziaria, le forze di polizia, tutte le strutture amministrative e politiche - per individuare esattamente dove si trovano tutte le altre discariche sepolte. Bisogna, quindi, individuare tutti i luoghi tossici con un piano coordinato di controllo del territorio; l’università si mette a disposizione con tutte le sue conoscenze, così come le strutture sanitarie; inoltre l’organo politico ha legiferato recentemente con la legge numero 6, del 6 febbraio 2014. Questo significa guardare al passato per quello che è successo, ma iniziare a costruire il futuro da stamattina.
D. – Quindi, è il momento della discontinuità rispetto al passato. Parliamo di un fenomeno che ha inizio alla fine degli anni ’80 e che si è protratto fino ai nostri giorni. La strada è in salita…
R. – La strada è iniziata e se non si inizia non si finirà mai. Già l’aver individuato quali sono i mali vuol dire che già un 50% è stato fatto; adesso rimane l’altro 50% che è quello di cominciare a bonificare e sanare il territorio.
D. – I tempi quali saranno?
R. – Non sono lunghissimi. Se tutto funziona così come sono state impostate finora le cose, in due anni saremo fuori dal tunnel. La grande speranza ce l’abbiamo nei numeri: da quando il corpo forestale ha iniziato questa attività - con una sorta di sondaggio totale di questa vicenda abbandonata per 20 anni - abbiamo notato che i cittadini si stanno liberando dalle paure, dall’omertà ed incominciano a segnalare, denunciare e a metterci la faccia. Il nostro numero di emergenza ambientale – il 1515 che funziona 24 ore su 24, tutti i giorni – ha incrementato in modo geometrico il numero delle segnalazioni con nome, cognome ed indirizzo. La gente telefona per dire: “Io mi chiamo… Venite, c’è questa situazione… e sono disposto a dire tutto”. Questo prima non accadeva ed è questa la vera speranza.
D. - Il nemico ha due facce: il generale mal costume ed i rilevanti interessi economici della malavita organizzata….
R. – Nel momento in cui la criminalità organizzata non ha più la sicurezza che ci sia omertà, perché se la gente inizia a parlare, la criminalità organizzata "rimane nuda", questa è la vera conquista. Le forze di polizia non sono isolate, anzi adesso hanno tutta la cittadinanza dalla loro parte e questo ci aiuta tantissimo. È chiaro che questo è solo l’inizio di un percorso. Bisogna anche tenere conto che per quanto riguarda i rifiuti non si tratta soltanto di una vicenda di mal costume, ma è una vicenda di imprenditori – non tutti, ringraziando il cielo, ma solo una piccola parte – che delinquono e che producendo in nero, smaltiscono i loro rifiuti in nero senza pagare i costi ne’ dello smaltimento, ne’ della produzione.
D. – Questa inversione di rotta, dalla “terra dei fuochi” alla “terra di speranza”, avrà importanti ricadute per il rilancio tout court del made in Italy agroalimentare…
R. – Certo. Non è soltanto retorica ma sono atti concreti. I terreni e quindi i prodotti agricoli sono già controllati: andiamo ad individuare le discariche, le falde acquifere potenzialmente portatrici di veleni; facciamo un’ulteriore, straordinario controllo per cui quando il prodotto esce da queste terre è un prodotto due volte controllato, “ipersano”. Sul banco di vendita quindi il prodotto inquinato non ci potrà andare mai. Questa è un’ulteriore garanzia per il cittadino.
Radio Vaticana - Dopo la recente legge in materia, parte una strategia che vede coinvolte forze di polizia, università di Napoli e il mondo delle associazioni. “Oltre la terra de fuochi. Per una Campania terra felix”: l’iniziativa presentata oggi a Castel Volturno, prevede attività investigative coordinate, effettuazione di analisi chimiche su acqua, aria e terreni, bonifiche dei siti inquinati e attività di sensibilizzazione e divulgazione. Il servizio di Paolo Ondarza: ascolta
Una strategia per far tornare a sperare l’agricoltura campana. Parte da Castel Volturno la nuova attività di prevenzione e contrasto delle azioni di smaltimento, sversamento e abbruciamento illegali di rifiuti. Il commento del comandante provinciale di Napoli del Corpo Forestale dello Stato, Sergio Costa:
R. - Oggi è come se ci fosse una sorta di spartiacque: non vogliamo più chiamarla “terra dei fuochi”, da oggi per noi si chiamerà “terra di speranza”. Da adesso in poi infatti siamo tutti sulla stessa linea - l’autorità giudiziaria, le forze di polizia, tutte le strutture amministrative e politiche - per individuare esattamente dove si trovano tutte le altre discariche sepolte. Bisogna, quindi, individuare tutti i luoghi tossici con un piano coordinato di controllo del territorio; l’università si mette a disposizione con tutte le sue conoscenze, così come le strutture sanitarie; inoltre l’organo politico ha legiferato recentemente con la legge numero 6, del 6 febbraio 2014. Questo significa guardare al passato per quello che è successo, ma iniziare a costruire il futuro da stamattina.
D. – Quindi, è il momento della discontinuità rispetto al passato. Parliamo di un fenomeno che ha inizio alla fine degli anni ’80 e che si è protratto fino ai nostri giorni. La strada è in salita…
R. – La strada è iniziata e se non si inizia non si finirà mai. Già l’aver individuato quali sono i mali vuol dire che già un 50% è stato fatto; adesso rimane l’altro 50% che è quello di cominciare a bonificare e sanare il territorio.
D. – I tempi quali saranno?
R. – Non sono lunghissimi. Se tutto funziona così come sono state impostate finora le cose, in due anni saremo fuori dal tunnel. La grande speranza ce l’abbiamo nei numeri: da quando il corpo forestale ha iniziato questa attività - con una sorta di sondaggio totale di questa vicenda abbandonata per 20 anni - abbiamo notato che i cittadini si stanno liberando dalle paure, dall’omertà ed incominciano a segnalare, denunciare e a metterci la faccia. Il nostro numero di emergenza ambientale – il 1515 che funziona 24 ore su 24, tutti i giorni – ha incrementato in modo geometrico il numero delle segnalazioni con nome, cognome ed indirizzo. La gente telefona per dire: “Io mi chiamo… Venite, c’è questa situazione… e sono disposto a dire tutto”. Questo prima non accadeva ed è questa la vera speranza.
D. - Il nemico ha due facce: il generale mal costume ed i rilevanti interessi economici della malavita organizzata….
R. – Nel momento in cui la criminalità organizzata non ha più la sicurezza che ci sia omertà, perché se la gente inizia a parlare, la criminalità organizzata "rimane nuda", questa è la vera conquista. Le forze di polizia non sono isolate, anzi adesso hanno tutta la cittadinanza dalla loro parte e questo ci aiuta tantissimo. È chiaro che questo è solo l’inizio di un percorso. Bisogna anche tenere conto che per quanto riguarda i rifiuti non si tratta soltanto di una vicenda di mal costume, ma è una vicenda di imprenditori – non tutti, ringraziando il cielo, ma solo una piccola parte – che delinquono e che producendo in nero, smaltiscono i loro rifiuti in nero senza pagare i costi ne’ dello smaltimento, ne’ della produzione.
D. – Questa inversione di rotta, dalla “terra dei fuochi” alla “terra di speranza”, avrà importanti ricadute per il rilancio tout court del made in Italy agroalimentare…
R. – Certo. Non è soltanto retorica ma sono atti concreti. I terreni e quindi i prodotti agricoli sono già controllati: andiamo ad individuare le discariche, le falde acquifere potenzialmente portatrici di veleni; facciamo un’ulteriore, straordinario controllo per cui quando il prodotto esce da queste terre è un prodotto due volte controllato, “ipersano”. Sul banco di vendita quindi il prodotto inquinato non ci potrà andare mai. Questa è un’ulteriore garanzia per il cittadino.
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