giovedì, febbraio 06, 2014
Massima allerta a Sochi, la località russa sul Mar Nero, che ospiterà dal 7 febbraio i Giochi olimpici invernali

Radio Vaticana - Un evento che rischia di diventare una pericolosa cassa di risonanza per i gruppi terroristici. Specialmente quelli di matrice islamica provenienti dal Caucaso, che non si sono risparmiati negli ultimi mesi in minacce di ogni genere. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Francesco Tosato, analista di Affari militari presso il Centro studi internazionali: ascolta
R. – La macchina della sicurezza, messa in campo dal Cremlino, è sicuramente poderosa dal punto di vista dei numeri, in quanto parliamo di circa 40 mila uomini tra le forze di polizia e le forze armate coinvolte, che avranno l’obiettivo di scongiurare qualunque tipo di attacco all’area dei Giochi e anche all’area immediatamente limitrofa. Da questo punto di vista, le Olimpiadi di Sochi segnano anche una modernizzazione di tutto quello che riguarda il comparto della sicurezza e protezione interna russa, perché saranno tra le Olimpiadi assolutamente più videosorvegliate della storia. Ci saranno, infatti, più di 1400 telecamere a controllare i siti dei Giochi e l’area della città di Sochi, più droni dal punto di vista della sorveglianza aerea. Anche tutto il comparto della sorveglianza elettronica sarà rinforzato, per scongiurare e anticipare qualunque tipo di azione ostile.

D. – Il problema maggiore rischia di essere il Caucaso che, nonostante se ne parli poco, resta un’area tutt’altro che stabilizzata. Il pugno duro che ha utilizzato negli ultimi anni Putin non rischia di fare esplodere di nuovo questa regione?

R. – L’area del Caucaso è da sempre una delle più critiche per la sicurezza della Federazione Russa, perché vi sono spinte di matrice fondamentalista islamica, che si innestano su spinte anche più tradizionalmente indipendentiste di popolazioni che fanno fatica a riconoscere l’autorità centrale di Mosca. Di certo, l’abbondanza di armi e la situazione di perenne instabilità e insicurezza della regione contribuisce a far sì che i livelli di sicurezza non siano sicuramente da considerare tra i più elevati, rispetto a quella che è invece la situazione della Russia interna.

D. – Gli Stati Uniti hanno offerto il loro pieno sostegno alle autorità russe, inviando addirittura due navi nel Mar Nero. Può essere questa l’occasione giusta per far riavvicinare Washington e Mosca, le cui relazioni diplomatiche sono spesso soggette a frizioni di ogni genere?

R. – Indubbiamente, possono contribuire a rasserenare un po’ il clima di fronte alla minaccia comune rappresentata dal terrorismo e soprattutto dal terrorismo di matrice islamica. Comunque sia, c’è da tener presente che la Russia vuole emergere da questi Giochi olimpici nuovamente come un attore di primaria importanza nel contesto internazionale, con maggior lustro e anche dimostrando la sua efficienza nell’ambito della protezione dei Giochi stessi. Conseguentemente, cercherà di fare in modo di essere il più possibile autosufficiente dal punto di vista della protezione dei Giochi.

D. – Quanto la forte esposizione di Mosca, in situazioni tipo quella siriana, può attirare l’attenzione del terrorismo di matrice islamica anche internazionale?

R. – Indubbiamente, il ruolo che Mosca svolge quale puntello del regime di Assad in Siria continua ad attirare le attenzioni di tutta la componente jihadista e terrorista e questo fa sì che la propensione a cercare di creare un evento, che possa rovinare le Olimpiadi, la vetrina di Putin sul mondo, è assolutamente forte. E’ altrettanto importante, però, considerare che la Russia è ben conscia di questo rischio e sta facendo di tutto per far sì che possano essere limitate al massimo le chance per i gruppi terroristici.


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