lunedì, febbraio 03, 2014
Nessuno sa chi sia, ma tutti parlano di lui. Il graffitaro inglese Bansky, grazie alle sue opere dirompenti e disseminate ormai in numerosi angoli del mondo, ha raggiunto la fama internazionale, e la sua figura controversa (Bansky non è che lo pseudonimo con cui l’artista si firma, la sua identità rimane tuttora sconosciuta) ha alimentato una vera e propria leggenda: all’irriverente writer di Bristol sono stati dedicati dossier e servizi televisivi, e il suo nome ,ormai da anni, impazza sulla rete. 

di Francesca Filippi

Dal mondo suburbano della street art Bansky è stato catapultato nell’universo mediatico: i suoi disegni sono diventati oggetto di culto e meta di pellegrinaggio non solo per gli appassionati del settore, ma anche per la smisurata schiera di fans che segue assiduamente i suoi lavori. Nell’immaginario del writer , realtà divergenti si scontrano e al tempo stesso coesistono: i suoi disegni rivelano un’ironia di fondo che ha alla base il ribaltamento delle convenzioni. I protagonisti che popolano i graffiti di Bansky provengono perlopiù da un mondo trasandato e umile,rilegato al di fuori della società che lo espelle come se fosse immondizia.

Proprio alle creature che abitano questi spazi dimenticati l’artista affida messaggi di enorme rilevanza che inneggiano alla rivolta pacifista e sollecitano all’abbattimento delle barriere fisiche e mentali : ne sono un esempio emblematico la serie dei cosiddetti “Rats”- topi che si fanno portavoce di slogan contro la guerra- e l’altrettanto celebre gruppo degli angeli con maschere antigas, trasposizione dell’innocenza violata dalla brutalità del mondo. Alle tematiche sopra menzionate si rifà anche uno dei suoi murales più noti al grande pubblico, realizzato nell’agosto del 2005 sulla barriera di separazione israeliana costruita nei territori della Cisgiordania : avvalendosi della tecnica del trompe l’oeil , Bansky ha creato un vero e proprio “squarcio nella parete”, che lascia intravedere, tra i frantumi, un’isola tropicale.

Ulteriori punti nevralgici della sua opera sono la protesta anti-istituzionale ed anti-capitalistica, la ribellione verso clichè inveterati che attanagliano la società contemporanea e la rappresentazione della decadenza morale dell’epoca in cui viviamo. Spesso Bansky dà vita a delle vignette satiriche che raffigurano personaggi del mondo reale e artistico all’ interno di situazioni rocambolesche : è il caso del graffito londinese che ritrae la regina d’Inghilterra travestita da David Bowie, o lo stencil che rappresenta la Santa Maria Teresa del Bernini intenta a cibarsi di hamburger e patatine, simbolo per eccellenza del consumismo. L’aspetto umoristico, dunque, appare come la caratteristica predominante dello stile di Banky, che non rinuncia mai a permeare di una tinta comica i suoi graffiti: l’ironia si configura come un’arma indispensabile per privare della loro solennità icone ridotte a vacui stereotipi e per condannare in maniera pungente ipocrisie, luoghi comuni e perversioni del mondo moderno.

Tuttavia, le opere di Bansky vengono considerate estremamente innovative non solo sul piano contenutistico, ma anche a livello stilistico: a differenza della maggior parte dei graffitari che utilizzano bombolette spray, Bansky opta per l’impiego dello stencil, una maschera normografica che consente la riproducibilità degli stessi soggetti su larga scala e in tempi rapidissimi. La velocità di realizzazione dei suoi lavori, unita allo spirito giocoso del writer, hanno fatto sì che la guerrilla art di Bansky si espandesse a macchia d’olio non soltanto negli antri delle metropoli americane ed europee, ma anche in posti piuttosto insoliti per un artista di strada, come le gabbie dello zoo di Barcellona e rinomati musei d’arte moderna e contemporanea,dove Bansky introduce di nascosto rivisitazioni grottesche di grandi opere del passato e del presente. L’artista, inoltre, è solito fotografare le sue provocazioni per poi diffonderle in rete:in questo modo sfida la sua folta schiera di seguaci a scoprire il nascondiglio delle sue opere.

Questa “caccia al tesoro” si è trasformata rapidamente in un fenomeno in ascesa: sono in molti a passare al vaglio gli anfratti più reconditi delle città frequentate dal graffitaro per scoprire nuove tracce del suo passaggio. Attraverso epifanie iconiche e virtuali, Bansky è riuscito a creare intorno a sé un alone di mistero: il segreto del suo successo risiede nella capacità dell’artista di rivelarsi per gradi, di farsi scoprire attraverso indizi, suscitando di continuo la curiosità del grande pubblico senza mai appagarla fino in fondo. Bansky viene considerato un mito della nostra epoca per aver dato vita-attraverso i suoi personaggi apparentemente eccentrici e burleschi- a una riflessione critica sulla contemporaneità e sulle sue contraddizioni: l’opera omnia del writer, che si incentra sulla condanna dei luoghi comuni e sullo scardinamento dei meccanismi viziosi che sono alla base della società, suscita curiosità e interrogativi nello spettatore. La vera rivoluzione dell’artista di Bristol consiste in un insieme di fattori: Bansky ha saputo stimolare il suo pubblico a una “compartecipazione” emotiva e analitica delle sue opere e ha forgiato un linguaggio rivoluzionario a livello tecnico e contenutistico, creando delle antitesi figurative. I protagonisti insoliti dei suoi disegni, scaraventati in universi paralleli, simboleggiano la realtà di contrasti in cui viviamo e raffigurano in modo inequivocabile lo stato di dispersione e caos che ne deriva.

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