Sono scattati stamattina i sigilli per 44 terreni e 4 fabbricati, dislocati tra Corleone e Monreale, in possesso del settantacinquenne Bernardo Riina, cugino del capo di cosa nostra Totò, per un valore complessivo di circa quindici milioni di euro.
Liberainformazione - Il provvedimento di confisca è stato emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo. Che la mafia è spesso un affare di famiglia è noto. Il cugino di Totò, infatti, non ha mai smesso di essere di supporto a Cosa Nostra. Alla fine degli anni sessanta è stato tra i testimoni a favore di Provenzano nello storico processo di Catanzaro, in cui vennero assolti quasi tutti gli esponenti mafiosi per insufficienza di prove. Bernardo Riina non si occupò solamente delle attività illecite legate a Cosa Nostra, ma ha avuto anche un ruolo fondamentale nel coprire la latitanza del Boss Bernardo Provenzano e di fungere da postino per le comunicazioni interne all’organizzazione mafiosa attraverso i noti “pizzini“.
Dalle indagini condotte dalle fiamme gialle è emerso, inoltre, che già a partire dagli anni 70′, e fino all’anno duemila, l’esponente mafioso avrebbe iniziato un’intensa attività di acquisizione immobiliare senza far ricorso, nella maggior parte dei casi, a prestiti o mutui. Un patrimonio frutto di riciclaggio di denaro, proveniente da attività illecite di cosa nostra. Attualmente Bernardo Riina, si trova in cella. Già arrestato nel 2006 per associazione mafiosa è stato poi condannato a otto anni di reclusione con sentenza della Corte d’Appello di Palermo del 2008, divenuta definitiva nel novembre 2009.
Liberainformazione - Il provvedimento di confisca è stato emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo. Che la mafia è spesso un affare di famiglia è noto. Il cugino di Totò, infatti, non ha mai smesso di essere di supporto a Cosa Nostra. Alla fine degli anni sessanta è stato tra i testimoni a favore di Provenzano nello storico processo di Catanzaro, in cui vennero assolti quasi tutti gli esponenti mafiosi per insufficienza di prove. Bernardo Riina non si occupò solamente delle attività illecite legate a Cosa Nostra, ma ha avuto anche un ruolo fondamentale nel coprire la latitanza del Boss Bernardo Provenzano e di fungere da postino per le comunicazioni interne all’organizzazione mafiosa attraverso i noti “pizzini“.
Dalle indagini condotte dalle fiamme gialle è emerso, inoltre, che già a partire dagli anni 70′, e fino all’anno duemila, l’esponente mafioso avrebbe iniziato un’intensa attività di acquisizione immobiliare senza far ricorso, nella maggior parte dei casi, a prestiti o mutui. Un patrimonio frutto di riciclaggio di denaro, proveniente da attività illecite di cosa nostra. Attualmente Bernardo Riina, si trova in cella. Già arrestato nel 2006 per associazione mafiosa è stato poi condannato a otto anni di reclusione con sentenza della Corte d’Appello di Palermo del 2008, divenuta definitiva nel novembre 2009.
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