Da un team di ricercatori europei giunge un nuovo progetto per la robotica, RoboEarth.
HDblog - Dietro a questo nome si cela una tecnologia che sembra direttamente mutata da film di fantascienza: il progetto, finanziato dall’Unione Europea (con il contributo di università tedesche, spagnole e olandesi), è finalizzato alla creazione di un world wide web per robot. Se l’idea può sembrare bislacca, ad una prima lettura, in realtà è estremamente interessante se si approfondisce il discorso: la rete altro non è che una sorta di “mente collettiva”, alla quale i robot possono collegarsi per reperire e condividere informazioni.
Le applicazioni sono decisamente interessanti: piuttosto che programmare ciascun robot per un compito ben specifico, è possibile ricorrere a questa sorta di “coscienza in cloud”, in modo da poter ottenere robot capaci di svolgere più mansioni, e con una richiesta di componenti meno costosi per l’elaborazione, dato che quest’ultima verrebbe in gran parte affidata a server remoti, e non sarebbe quindi svolta dalla singola unità. Tra le prime applicazioni pratiche mostrate vi sono quelle in campo medico, con robot capaci di apprendere, tramite la rete collettiva, come servire da bere ai pazienti, come aprire le confezioni di pillole e anche come fornire indicazioni, scaricando le mappe dal web.
Se il sistema si rivelerà davvero funzionante, le potenzialità saranno praticamente infinite.
HDblog - Dietro a questo nome si cela una tecnologia che sembra direttamente mutata da film di fantascienza: il progetto, finanziato dall’Unione Europea (con il contributo di università tedesche, spagnole e olandesi), è finalizzato alla creazione di un world wide web per robot. Se l’idea può sembrare bislacca, ad una prima lettura, in realtà è estremamente interessante se si approfondisce il discorso: la rete altro non è che una sorta di “mente collettiva”, alla quale i robot possono collegarsi per reperire e condividere informazioni.
Le applicazioni sono decisamente interessanti: piuttosto che programmare ciascun robot per un compito ben specifico, è possibile ricorrere a questa sorta di “coscienza in cloud”, in modo da poter ottenere robot capaci di svolgere più mansioni, e con una richiesta di componenti meno costosi per l’elaborazione, dato che quest’ultima verrebbe in gran parte affidata a server remoti, e non sarebbe quindi svolta dalla singola unità. Tra le prime applicazioni pratiche mostrate vi sono quelle in campo medico, con robot capaci di apprendere, tramite la rete collettiva, come servire da bere ai pazienti, come aprire le confezioni di pillole e anche come fornire indicazioni, scaricando le mappe dal web.
Se il sistema si rivelerà davvero funzionante, le potenzialità saranno praticamente infinite.
di Nicola Zucchini Buriani
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