mercoledì, gennaio 08, 2014
Ridere per non piangere. La radice tragica del comico (Giuseppe Pontiggia, Le sabbie immobili, 1991)

"De Docta Ignorantia" di Danilo Stefani 

Così dichiarava il vice ministro dell’economia, Stefano Fassina: “Le mie dimissioni sono un sacrificio, un gesto con l’obiettivo di una responsabilità collettiva”. Il segretario del Pd Matteo Renzi, replicava: “Non capisco come ci si possa dimettere per una battuta”. Eccola la battuta: a un giornalista che citava Fassina, Renzi aveva replicato con un “Chi?”. Tutto qua, in apparenza. “Le mie dimissioni sono un gesto politico e non personale”, ha però precisato Fassina. Difficile capire quanto ci sia di politico e quanto di personale.

Probabile che la battuta sia stata l’occasione per fare esplodere ciò che Fassina sentiva: un’avversione poco nascosta verso Renzi (questo sembra un problema personale). Possiamo accettare anche la logica della responsabilità collettiva “svegliata” dalle dimissioni del vice ministro Fassina (questo sembra un problema politico - psicologico).

Ma se la decisione è stata davvero politica, per un vice ministro dovrebbero essere fatali le beghe di partito? Far parte di un governo non dovrebbe essere un “ bene superiore”?

Forse la resa dei conti nel Pd è cominciata, avanti il prossimo; ma niente di personale, mi raccomando.

Piangere per non ridere. La radice squadrata del Fassina.

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