Processo contro i reporter accusati di sostenere i Fratelli Musulmani. Uno di loro è in sciopero della fame da 10 giorni. "Accuse assurde", risponde l'emittente qatariota.
NenaNews - Al Jazeera nel mirino delle autorità egiziane: ben 20 giornalisti dell'emittente qatariota sono sotto processo in Egitto accusati di far parte di un gruppo terroristico e di pubblicare immagini false di un Paese "in guerra civile", con l'obiettivo di far collassare il nuovo regime egiziano.
La repressione interna da parte dell'esercito e del nuovo esecutivo ad interim si fa sempre più palese, andando a colpire non solo la Fratellanza Musulmana, dichiarata organizzazione terroristica e illegale. Azioni che spingono l'Egitto verso una crescente instabilità, in un clima di violenze, arresti e centinaia di morti durante le manifestazioni di protesta.
Dopo il colpo di Stato militare del 3 luglio e la deposizione del presidente islamista Morsi, le autorità egiziane hanno avviato una campagna di censura per mettere sotto silenzio i media vicini o simpatizzanti del movimento. Nel mirino è finita anche Al Jazeera, la principale emittente araba, da tempo accusata di lavorare a favore dei movimenti islamisti nella regione e di essere portavoce delle ribellioni contro i regimi siriano e egiziano.
Secondo la magistratura egiziana, i 20 giornalisti avrebbero manipolato dei video per "riprodurre scene non reali e dare l'idea all'estero che il Paese sia sull'orlo della guerra civile, vicino al collasso - si legge nella dichiarazione del tribunale - Gli imputati hanno realizzato tali immagini per sostenere il gruppo terroristico [i Fratelli Musulmani, ndr] per influenzare l'opinione pubblica internazionale".
Tra i 20 reporter sotto accusa, anche quattro stranieri - due inglesi, un australiano e un olandese - accusati di collaborare con la redazione attraverso denaro e informazioni. Gli altri 16 sono accusati di far parte di un gruppo terroristico e di possedere documenti per la promozione del gruppo. Solo otto sono attualmente in arresto (cinque da agosto, tre da dicembre), mentre gli altri - secondo la magistratura - sono "fuggitivi" e su di loro pende un mandato d'arresto. Tutti rischiano anni di carcere. Uno dei reporter, Abdullah Elshami, 25 anni, è in sciopero della fame per protesta da 10 giorni; un altro, Mohamed Fahmy, 40 anni, è tenuto in isolamento.
Al Jazeera si difende: "Il mondo sa che queste accuse contro i nostri giornalisti sono assurde e false. È una sfida alla libertà di parola, al diritto dei giornalisti di riportare tutti gli eventi e a quello della gente di sapere cosa accade".
Dopo il colpo di Stato militare del 3 luglio e la deposizione del presidente islamista Morsi, le autorità egiziane hanno avviato una campagna di censura per mettere sotto silenzio i media vicini o simpatizzanti del movimento. Nel mirino è finita anche Al Jazeera, la principale emittente araba, da tempo accusata di lavorare a favore dei movimenti islamisti nella regione e di essere portavoce delle ribellioni contro i regimi siriano e egiziano.
Secondo la magistratura egiziana, i 20 giornalisti avrebbero manipolato dei video per "riprodurre scene non reali e dare l'idea all'estero che il Paese sia sull'orlo della guerra civile, vicino al collasso - si legge nella dichiarazione del tribunale - Gli imputati hanno realizzato tali immagini per sostenere il gruppo terroristico [i Fratelli Musulmani, ndr] per influenzare l'opinione pubblica internazionale".
Tra i 20 reporter sotto accusa, anche quattro stranieri - due inglesi, un australiano e un olandese - accusati di collaborare con la redazione attraverso denaro e informazioni. Gli altri 16 sono accusati di far parte di un gruppo terroristico e di possedere documenti per la promozione del gruppo. Solo otto sono attualmente in arresto (cinque da agosto, tre da dicembre), mentre gli altri - secondo la magistratura - sono "fuggitivi" e su di loro pende un mandato d'arresto. Tutti rischiano anni di carcere. Uno dei reporter, Abdullah Elshami, 25 anni, è in sciopero della fame per protesta da 10 giorni; un altro, Mohamed Fahmy, 40 anni, è tenuto in isolamento.
Al Jazeera si difende: "Il mondo sa che queste accuse contro i nostri giornalisti sono assurde e false. È una sfida alla libertà di parola, al diritto dei giornalisti di riportare tutti gli eventi e a quello della gente di sapere cosa accade".
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