Udienza generale. Il Papa: col Natale Dio diventa uno di noi, anche i cristiani siano vicini ai poveri
Il Natale è il segno che Dio si è "schierato" con l'uomo, con le sue miserie, ed è l'esempio che invita ogni cristiano a fare altrettanto con i più poveri, a chinarsi verso di loro per alleviarli dale loro sofferenze.
Radio Vaticana - E' il pensiero di fondo di Papa Francesco all'udienza generale di questa mattina, in Piazza S. Pietro, l'ultima del 2013. Di seguito, il testo integrale della catechesi del Papa: "Questo nostro incontro si svolge nel clima spirituale dell’Avvento, reso ancor più intenso dalla Novena del Santo Natale, che stiamo vivendo in questi giorni e che ci conduce alle feste natalizie. Perciò oggi vorrei riflettere con voi sul Natale, il Natale di Gesù, festa della fiducia e della speranza, che supera l’incertezza e il pessimismo. E la ragione della nostra speranza è questa: Dio è con noi e Dio si fida ancora di noi! Ma, pensate bene a questo: Dio è con noi, e Dio si fida ancora di noi! Ma, è generose questo Padre Dio, eh? Dio viene ad abitare con gli uomini, sceglie la terra come sua dimora per stare insieme all’uomo e farsi trovare là dove l’uomo trascorre i suoi giorni nella gioia e o nel dolore. Pertanto, la terra non è più soltanto una “valle di lacrime”, ma è il luogo dove Dio stesso ha posto la sua tenda, è il luogo dell’incontro di Dio con l’uomo, della solidarietà di Dio con gli uomini.
Dio ha voluto condividere la nostra condizione umana al punto da farsi una cosa sola con noi nella persona di Gesù, che è vero uomo e vero Dio. Ma c’è qualcosa di ancora più sorprendente. La presenza di Dio in mezzo all’umanità non si è attuata in un mondo ideale, idilliaco, ma in questo mondo reale, segnato da tante cose buone e cattive, segnato da divisioni, malvagità, povertà, prepotenze e guerre. Egli ha scelto di abitare la nostra storia com’è, con tutto il peso dei suoi limiti e dei suoi drammi. Così facendo ha dimostrato in modo insuperabile la sua inclinazione misericordiosa e ricolma di amore verso le creature umane. Egli è il Dio-con-noi; Gesù è Dio-con-noi: credete questo, voi? [la gente risponde: sì!] Ma, facciamo insieme questa confessione: Gesù è Dio-con-noi. Tutti: Gesù è Dio-con-noi. Un’altra volta: [la gente ripete: Gesù è Dio-con-noi] Ecco, bene. Grazie. Gesù è Dio-con-noi, da sempre e per sempre con noi nelle sofferenze e nei dolori della storia. Il Natale di Gesù è la manifestazione che Dio si è “schierato” una volta per tutte dalla parte dell’uomo, per salvarci, per risollevarci dalla polvere delle nostre miserie, delle nostre difficoltà, dei nostri peccati.
Da qui viene il grande “regalo” del Bambino di Betlemme: un’energia spirituale ci porta Lui, un’energia che ci aiuta a non sprofondare nelle nostre fatiche, nelle nostre disperazioni, nelle nostre tristezze, perché è un’energia che riscalda e trasforma il cuore. La nascita di Gesù, infatti, ci porta la bella notizia che siamo amati immensamente e singolarmente da Dio, e questo amore non solo ce lo fa conoscere, ma ce lo dona, ce lo comunica! Dalla contemplazione gioiosa del mistero del Figlio di Dio nato per noi, possiamo ricavare due considerazioni.
La prima è che se nel Natale Dio si rivela non come uno che sta in alto e che domina l’universo, ma come Colui che si abbassa: Dio si abbassa, discende sulla terra piccolo e povero, significa che per essere simili a Lui noi non dobbiamo metterci al di sopra degli altri, ma anzi abbassarci, metterci al servizio, farci piccoli con i piccoli e poveri con i poveri. Ma, è una cosa brutta quando si vede un cristiano che non vuole abbassarsi, che non vuole servire, un cristiano che si pavoneggia dappertutto: è brutto, eh? Quello non è cristiano: quello è pagano! Il cristiano serve, si abbassa… Facciamo in modo che questi nostri fratelli e sorelle non si sentano mai soli! La nostra presenza solidale al loro fianco esprima non solo con le parole ma con l’eloquenza dei gesti che Dio è vicino a tutti.
La seconda: se Dio, per mezzo di Gesù, si è coinvolto con l’uomo al punto da diventare come uno di noi, vuol dire che qualunque cosa avremo fatto a un fratello e una sorella l’avremo fatta a Lui. Ce lo ha ricordato lo stesso Gesù: chi avrà nutrito, accolto, visitato, amato uno dei più piccoli e dei più poveri tra gli uomini, avrà fatto ciò al Figlio di Dio. Al contrario, chi avrà respinto, dimenticato, ignorato uno dei più piccoli e più poveri tra gli uomini, avrà trascurato e respinto Dio stesso (cfr Mt 25,35-46). Come scrive l’apostolo Giovanni: «Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1 Gv 4,20).
Affidiamoci alla materna intercessione di Maria, Madre di Gesù e nostra, perché ci aiuti in questo Santo Natale, ormai vicino, a riconoscere nel volto del nostro prossimo, specialmente delle persone più deboli ed emarginate, l’immagine del Figlio di Dio fatto uomo. Maria ci sostenga nel nostro proposito di donare a tutti il nostro amore, la nostra bontà e la nostra generosità. In questo modo saremo un riflesso e un prolungamento della luce di Gesù, che dalla grotta di Betlemme continua ad irradiarsi nei cuori delle persone, offrendo la gioia e la pace, a cui aspiriamo dal profondo del nostro essere".
Radio Vaticana - E' il pensiero di fondo di Papa Francesco all'udienza generale di questa mattina, in Piazza S. Pietro, l'ultima del 2013. Di seguito, il testo integrale della catechesi del Papa: "Questo nostro incontro si svolge nel clima spirituale dell’Avvento, reso ancor più intenso dalla Novena del Santo Natale, che stiamo vivendo in questi giorni e che ci conduce alle feste natalizie. Perciò oggi vorrei riflettere con voi sul Natale, il Natale di Gesù, festa della fiducia e della speranza, che supera l’incertezza e il pessimismo. E la ragione della nostra speranza è questa: Dio è con noi e Dio si fida ancora di noi! Ma, pensate bene a questo: Dio è con noi, e Dio si fida ancora di noi! Ma, è generose questo Padre Dio, eh? Dio viene ad abitare con gli uomini, sceglie la terra come sua dimora per stare insieme all’uomo e farsi trovare là dove l’uomo trascorre i suoi giorni nella gioia e o nel dolore. Pertanto, la terra non è più soltanto una “valle di lacrime”, ma è il luogo dove Dio stesso ha posto la sua tenda, è il luogo dell’incontro di Dio con l’uomo, della solidarietà di Dio con gli uomini.
Dio ha voluto condividere la nostra condizione umana al punto da farsi una cosa sola con noi nella persona di Gesù, che è vero uomo e vero Dio. Ma c’è qualcosa di ancora più sorprendente. La presenza di Dio in mezzo all’umanità non si è attuata in un mondo ideale, idilliaco, ma in questo mondo reale, segnato da tante cose buone e cattive, segnato da divisioni, malvagità, povertà, prepotenze e guerre. Egli ha scelto di abitare la nostra storia com’è, con tutto il peso dei suoi limiti e dei suoi drammi. Così facendo ha dimostrato in modo insuperabile la sua inclinazione misericordiosa e ricolma di amore verso le creature umane. Egli è il Dio-con-noi; Gesù è Dio-con-noi: credete questo, voi? [la gente risponde: sì!] Ma, facciamo insieme questa confessione: Gesù è Dio-con-noi. Tutti: Gesù è Dio-con-noi. Un’altra volta: [la gente ripete: Gesù è Dio-con-noi] Ecco, bene. Grazie. Gesù è Dio-con-noi, da sempre e per sempre con noi nelle sofferenze e nei dolori della storia. Il Natale di Gesù è la manifestazione che Dio si è “schierato” una volta per tutte dalla parte dell’uomo, per salvarci, per risollevarci dalla polvere delle nostre miserie, delle nostre difficoltà, dei nostri peccati.
Da qui viene il grande “regalo” del Bambino di Betlemme: un’energia spirituale ci porta Lui, un’energia che ci aiuta a non sprofondare nelle nostre fatiche, nelle nostre disperazioni, nelle nostre tristezze, perché è un’energia che riscalda e trasforma il cuore. La nascita di Gesù, infatti, ci porta la bella notizia che siamo amati immensamente e singolarmente da Dio, e questo amore non solo ce lo fa conoscere, ma ce lo dona, ce lo comunica! Dalla contemplazione gioiosa del mistero del Figlio di Dio nato per noi, possiamo ricavare due considerazioni.
La prima è che se nel Natale Dio si rivela non come uno che sta in alto e che domina l’universo, ma come Colui che si abbassa: Dio si abbassa, discende sulla terra piccolo e povero, significa che per essere simili a Lui noi non dobbiamo metterci al di sopra degli altri, ma anzi abbassarci, metterci al servizio, farci piccoli con i piccoli e poveri con i poveri. Ma, è una cosa brutta quando si vede un cristiano che non vuole abbassarsi, che non vuole servire, un cristiano che si pavoneggia dappertutto: è brutto, eh? Quello non è cristiano: quello è pagano! Il cristiano serve, si abbassa… Facciamo in modo che questi nostri fratelli e sorelle non si sentano mai soli! La nostra presenza solidale al loro fianco esprima non solo con le parole ma con l’eloquenza dei gesti che Dio è vicino a tutti.
La seconda: se Dio, per mezzo di Gesù, si è coinvolto con l’uomo al punto da diventare come uno di noi, vuol dire che qualunque cosa avremo fatto a un fratello e una sorella l’avremo fatta a Lui. Ce lo ha ricordato lo stesso Gesù: chi avrà nutrito, accolto, visitato, amato uno dei più piccoli e dei più poveri tra gli uomini, avrà fatto ciò al Figlio di Dio. Al contrario, chi avrà respinto, dimenticato, ignorato uno dei più piccoli e più poveri tra gli uomini, avrà trascurato e respinto Dio stesso (cfr Mt 25,35-46). Come scrive l’apostolo Giovanni: «Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1 Gv 4,20).
Affidiamoci alla materna intercessione di Maria, Madre di Gesù e nostra, perché ci aiuti in questo Santo Natale, ormai vicino, a riconoscere nel volto del nostro prossimo, specialmente delle persone più deboli ed emarginate, l’immagine del Figlio di Dio fatto uomo. Maria ci sostenga nel nostro proposito di donare a tutti il nostro amore, la nostra bontà e la nostra generosità. In questo modo saremo un riflesso e un prolungamento della luce di Gesù, che dalla grotta di Betlemme continua ad irradiarsi nei cuori delle persone, offrendo la gioia e la pace, a cui aspiriamo dal profondo del nostro essere".
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