martedì, dicembre 17, 2013
L'uomo è nato libero, e dappertutto è in catene (Jean-Jacques Rousseau)

"De Docta Ignorantia" di Danilo Stefani 

Angelino Alfano è stato drastico: lo Stato è pronto a inasprire la legislazione sul carcere duro per i boss mafiosi se questi proveranno a far uscire ancora informazioni dal carcere. Stufo delle minacce rivolte ai magistrati da Totò Riina (che è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Opera), il ministro si difende minacciando: le “informazioni” non devono uscire, altrimenti lo Stato modificherà il 41bis rendendolo ancora più punitivo.

In attesa che sia approvato, magari, un 82tris ci chiediamo come mai dai carceri di massima sicurezza italiani escano queste “informazioni”. Non dovremmo meravigliarci più di tanto poiché l’Italia è (anche) il Paese del colabrodo della riservatezza. Tutto trapela: da tribunali, ministeri, carceri, e persino la privacy del barboncino Dudù di Berlusconi è a rischio.

In attesa di veder votare Dudù alle prossime elezioni, è pronto il decreto da cui si attende un calo stimato di 3000 detenuti (che vanno aggiunti ai 4000 di precedenti misure per “alleggerire” le carceri). Nessuno che pensi di risolvere il problema in maniera risolutiva, per esempio costruendo carceri civili e varando una riforma della giustizia che non consenta che vi sia un detenuto su tre in attesa di giudizio.

L’uomo è nato libero, ma in Italia ci rotoliamo nelle catene.

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