Il Paese intero, senza distinzione di colore o religione, saluta il suo indimenticabile leader. E aspetta, smarrito, le prossime elezioni presidenziali
Cape Town (NenaNews) - Dal Limpopo alle province del Capo, ieri il Sud Africa ha celebrato il suo amato Madiba in un tripudio di voci, fedi e credi. Nelle chiese, nelle moschee, nelle sinagoghe e nei parchi un crogiolo di etnie e lingue differenti ha reso omaggio al fondatore della democrazia nel Paese arcobaleno. Dalla St George's Cathedral di Cape Town, rifugio per gli attivisti anti-apartheid degli anni '80, alla Regina Mundi Church di Soweto, la più grande chiesa cattolica del Paese, in centinaia, tra persone del posto e turisti da ogni parte del mondo, hanno versato lacrime e pregato nella giornata - voluta dal presidente Zuma - della riflessione e della preghiera. Giornata che ha dato ufficialemente inizio agli eventi commemorativi in onore del primo presidente nero e democraticamente eletto del Sud Africa, che si concluderanno con i funerali di stato il 15 dicembre prossimo nel paesino di Qunu, nell'Easterm Cape.
Con inni, lodi e canti di gioia la società multirazziale della Reinbow Nation celebra Nelson Mandela da giovedì 5 dicembre, giorno in cui è rimasta orfana del vecchio leader. Lui, icona globale di rettitudine e riconciliazione, sfidò la pena di morte durante il processo di Rivonia e, una volta libero dopo 27 anni di prigionia, riuscì a risparmiare alla sua gente la guerra civile e la accompagnò invece verso il mondo, dopo anni di chiusure e censure sotto il regime di segregazione dell'apartheid.
"Ha creduto nel perdono e ha perdonato anche quelli che lo hanno tenuto in carcere per 27 anni. Ha combattuto per la libertà e contro quelli che opprimevano gli altri. Voleva che tutti fossero liberi", ha ribadito Zuma nel suo messaggio di elogio durante la celebrazione nella Methodist Church di Bryanston, a nord di Johannesburg, dove tra gli altri a partecipare alla messa c'era anche Winnie Madikizela-Mandela.
Sebbene non del tutto inaspettata dopo una lunga malattia polmonare che più volte da giugno a settembre scorsi aveva tenuto il mondo intero col fiato sospeso, la morte di Mandela lascia il Sud Africa senza una chiara identità a pochi mesi dalle elezioni presidenziali del 2014.
L'African National Congress (ANC), partito di maggioranza al potere dal 1994, è sotto pressione e sotto tiro anche dagli elettorali più fedeli che, fortemente delusi, chiedono un'inversione di rotta dopo vent'anni di violente agitazioni sindacali, alti tassi di disoccupazione, violenza e criminalità, proteste e malcontento sociale all'ombra di una classe politica sempre più corrotta e incapace. Il caso più recente è il più grande scandalo politico del post-apartheid, il Nkandlagate, che ha visto il presidente Zuma in persona accusato di aver usato fondi statali per i lavori di costruzione del suo bunker privato di Nkandla.
Madiba se n'è andato lasciando una società che soffre ancora forti disuguaglianze e per questo ben lontana dall'ideale di benessere e giustizia affacciatosi nel Paese con le elezioni democratiche del 1994. Ed è Zapiro, il più noto vignettista sudafricano, che ha cercato di catturare l'umore della Rainbow Nation in questi giorni, raffigurando il volto sereno di Mandela con gli occhi chiusi mentre affonda all'orizzonte come il sole al tramonto con la folla intimorita fissa a guardare.
Nonostante l'onda planetaria di riverenza in suo onore, vale la pena ricordare come Nelson Mandela in vita sia stato campione riconosciuto di umiltà, ben lontano da ogni culto eccessivo dell'eroe, come una volta ebbe a dire lui stesso: «Non sono un santo, a meno che non pensiate che un santo è un peccatore che non smette di provare».
di Rita Plantera
Cape Town (NenaNews) - Dal Limpopo alle province del Capo, ieri il Sud Africa ha celebrato il suo amato Madiba in un tripudio di voci, fedi e credi. Nelle chiese, nelle moschee, nelle sinagoghe e nei parchi un crogiolo di etnie e lingue differenti ha reso omaggio al fondatore della democrazia nel Paese arcobaleno. Dalla St George's Cathedral di Cape Town, rifugio per gli attivisti anti-apartheid degli anni '80, alla Regina Mundi Church di Soweto, la più grande chiesa cattolica del Paese, in centinaia, tra persone del posto e turisti da ogni parte del mondo, hanno versato lacrime e pregato nella giornata - voluta dal presidente Zuma - della riflessione e della preghiera. Giornata che ha dato ufficialemente inizio agli eventi commemorativi in onore del primo presidente nero e democraticamente eletto del Sud Africa, che si concluderanno con i funerali di stato il 15 dicembre prossimo nel paesino di Qunu, nell'Easterm Cape.
Con inni, lodi e canti di gioia la società multirazziale della Reinbow Nation celebra Nelson Mandela da giovedì 5 dicembre, giorno in cui è rimasta orfana del vecchio leader. Lui, icona globale di rettitudine e riconciliazione, sfidò la pena di morte durante il processo di Rivonia e, una volta libero dopo 27 anni di prigionia, riuscì a risparmiare alla sua gente la guerra civile e la accompagnò invece verso il mondo, dopo anni di chiusure e censure sotto il regime di segregazione dell'apartheid.
"Ha creduto nel perdono e ha perdonato anche quelli che lo hanno tenuto in carcere per 27 anni. Ha combattuto per la libertà e contro quelli che opprimevano gli altri. Voleva che tutti fossero liberi", ha ribadito Zuma nel suo messaggio di elogio durante la celebrazione nella Methodist Church di Bryanston, a nord di Johannesburg, dove tra gli altri a partecipare alla messa c'era anche Winnie Madikizela-Mandela.
Sebbene non del tutto inaspettata dopo una lunga malattia polmonare che più volte da giugno a settembre scorsi aveva tenuto il mondo intero col fiato sospeso, la morte di Mandela lascia il Sud Africa senza una chiara identità a pochi mesi dalle elezioni presidenziali del 2014.
L'African National Congress (ANC), partito di maggioranza al potere dal 1994, è sotto pressione e sotto tiro anche dagli elettorali più fedeli che, fortemente delusi, chiedono un'inversione di rotta dopo vent'anni di violente agitazioni sindacali, alti tassi di disoccupazione, violenza e criminalità, proteste e malcontento sociale all'ombra di una classe politica sempre più corrotta e incapace. Il caso più recente è il più grande scandalo politico del post-apartheid, il Nkandlagate, che ha visto il presidente Zuma in persona accusato di aver usato fondi statali per i lavori di costruzione del suo bunker privato di Nkandla.
Madiba se n'è andato lasciando una società che soffre ancora forti disuguaglianze e per questo ben lontana dall'ideale di benessere e giustizia affacciatosi nel Paese con le elezioni democratiche del 1994. Ed è Zapiro, il più noto vignettista sudafricano, che ha cercato di catturare l'umore della Rainbow Nation in questi giorni, raffigurando il volto sereno di Mandela con gli occhi chiusi mentre affonda all'orizzonte come il sole al tramonto con la folla intimorita fissa a guardare.
Nonostante l'onda planetaria di riverenza in suo onore, vale la pena ricordare come Nelson Mandela in vita sia stato campione riconosciuto di umiltà, ben lontano da ogni culto eccessivo dell'eroe, come una volta ebbe a dire lui stesso: «Non sono un santo, a meno che non pensiate che un santo è un peccatore che non smette di provare».
di Rita Plantera
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