In Cina, cambia la politica del figlio unico e viene abolito il sistema della rieducazione attraverso i campi di lavoro. Queste le decisioni formalizzate oggi dall’Assemblea nazionale del popolo, il massimo organo legislativo, che ha confermato le decisioni prese a novembre dal Comitato centrale del partito comunista. I dettagli nel servizio di Davide Maggiore: ascolta
Radio Vaticana - Molti commentatori definiscono storiche le due riforme, varate oggi: la legge sul figlio unico – che viene allentata, ma non abolita - era in vigore dal 1980, mentre il sistema dei campi di lavoro, il cosiddetto laojiao, era stato introdotto nel 1957. Le direttive sulla politica del figlio unico verranno applicate gradualmente e il potere decisionale in materia sarà delle autorità provinciali: in generale, dovrebbe crescere di circa 10 milioni il numero di famiglie a cui sarà permesso di avere due figli, perché saranno incluse anche quelle in cui è figlio unico uno solo dei coniugi e non entrambi. Secondo l’agenzia Xinhua, l’effetto sarà “un leggero aumento delle nascite”.
Dal punto di vista demografico, comunque, la Cina sta cambiando: la popolazione si sta riducendo di quasi 3,5 milioni di persone l’anno e nel 2050 oltre un cinese su 4 avrà più di 65 anni. In più, la preferenza delle famiglie per i figli maschi ha provocato una serie di aborti selettivi nei confronti delle femmine. Il risultato è che oggi, ogni 100 donne, ci sono in Cina 115 uomini: secondo i demografi, 24 milioni di questi non potranno trovare moglie nei prossimi anni. Per quanto riguarda il sistema dei campi di lavoro – che prevedeva la possibilità di una detenzione amministrativa fino a quattro anni senza processo – viene invece abolito perché ufficialmente considerato “superfluo” viste le “nuove leggi sulla pubblica sicurezza”. Tutte le pene inflitte fino all’abolizione, è stato specificato, restano valide, ma il periodo residuo di detenzione non dovrà essere scontato. Secondo le ultime stime, il sistema dei laojiao riguarderebbe 260 campi e 160 mila detenuti.
Radio Vaticana - Molti commentatori definiscono storiche le due riforme, varate oggi: la legge sul figlio unico – che viene allentata, ma non abolita - era in vigore dal 1980, mentre il sistema dei campi di lavoro, il cosiddetto laojiao, era stato introdotto nel 1957. Le direttive sulla politica del figlio unico verranno applicate gradualmente e il potere decisionale in materia sarà delle autorità provinciali: in generale, dovrebbe crescere di circa 10 milioni il numero di famiglie a cui sarà permesso di avere due figli, perché saranno incluse anche quelle in cui è figlio unico uno solo dei coniugi e non entrambi. Secondo l’agenzia Xinhua, l’effetto sarà “un leggero aumento delle nascite”.
Dal punto di vista demografico, comunque, la Cina sta cambiando: la popolazione si sta riducendo di quasi 3,5 milioni di persone l’anno e nel 2050 oltre un cinese su 4 avrà più di 65 anni. In più, la preferenza delle famiglie per i figli maschi ha provocato una serie di aborti selettivi nei confronti delle femmine. Il risultato è che oggi, ogni 100 donne, ci sono in Cina 115 uomini: secondo i demografi, 24 milioni di questi non potranno trovare moglie nei prossimi anni. Per quanto riguarda il sistema dei campi di lavoro – che prevedeva la possibilità di una detenzione amministrativa fino a quattro anni senza processo – viene invece abolito perché ufficialmente considerato “superfluo” viste le “nuove leggi sulla pubblica sicurezza”. Tutte le pene inflitte fino all’abolizione, è stato specificato, restano valide, ma il periodo residuo di detenzione non dovrà essere scontato. Secondo le ultime stime, il sistema dei laojiao riguarderebbe 260 campi e 160 mila detenuti.
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