mercoledì, novembre 20, 2013
Accordo tra 7 Paesi UE per la produzione di aerei senza pilota che competano con Israele e USA. Obiettivo: gli immigrati clandestini. Intanto Tel Aviv bombarda Gaza.  

NenaNews - Mentre Israele bombarda una Gaza allo stremo, l'Europa si mette in proprio e pensa a costruire droni made in Bruxelles, così da far concorrenza agli SpyLite di Tel Aviv e ai Predator di Washington. Una notizia che arriva mentre l'aviazione israeliana sganciava bombe a Sud della Striscia, a Khan Younis: quattro i target israeliani, contro due fattore nel quartiere di al-Manara e contro un tunnel controllato dalle Brigate Al-Qassam e un presunto sito di addestramento della Jihad Islamica

. Secondo il portavoce dell'esercito israeliano, l'attacco sarebbe partito in risposta al lancio di un missile verso il confine Sud di Israele. I bombardamenti di ieri notte giungono mentre a Gaza la crisi cronica ha subito un drammatico peggioramento: la distruzione dei tunnel verso l'Egitto e la nuova politica restrittiva del Cairo stanno mettendo in ginocchio la Striscia. Scarsità di medicinali e carburante, solo 6-8 ore di elettricità al giorno e quartieri interi alle prese con le acque reflue che invadono le strade per il mal funzionamento degli impianti di pompaggio (a causa della mancanza di corrente).

Intanto, dall'altra parte del Mediterraneo sette Paesi europei - Italia, Francia, Germania, Grecia, Spagna, Olanda e Polonia - davano l'annuncio: entro i prossimi dieci anni, la UE si doterà di droni al 100% europei. Al progetto per la costruzione degli aerei senza pilota - da utilizzare in operazioni sia civili che militari, per il controllo delle frontiere e la battaglia contro l'immigrazione clandestina - lavoreranno Finmeccanica, Eads e Dassault. Droni contro i migranti, verrebbe da definirli, pronti entro il 2020: a dare il via libera al progetto sono stati ieri da Bruxelles i ministri della Difesa dei sette Paesi coinvolti. A dicembre capi di Stato e premier dovranno apporre la firma alla decisione, che appare comunque scontata.

"Il club dei droni", così si sono autodefiniti i sette Paesi europei il cui obiettivo è competere con il mercato israeliano e statunitense: entro dieci anni, ha detto il ministro della Difesa francese Le Drian, nascerà una "generazione europea di droni". A far partire il progetto sono state le compagnie Finmeccanica, Eads e Dassault, che hanno proposto a Bruxelles l'affare lo scorso giugno. Ora spetta a l'Agenzia Europea per la Difesa (EDA) valutare costi e requisiti tecnologici e militari per la produzione di droni da attacco e "sorveglianza", in particolare lungo le frontiere mediterranee, porta di ingresso dell'immigrazione clandestina. Che i droni siano la risposta europea al dramma delle migliaia di africani che il mondo ha visto morire al largo di Lampedusa?

Un settore costantemente in crescita quello degli aerei senza pilota, sempre più utilizzati dagli Stati Uniti soprattutto nell'ambito della lotta al terrorismo (prima di Bush, oggi di Obama) in Pakistan, Yemen e Afghanistan: una guerra combattuta da lontano, in cui il coinvolgimento militare del soldato è annullato e le perdite per chi attacca si riducono a zero mentre quelle di chi viene attaccato aumentano indiscriminatamente. Troppi gli "errori" commessi dagli aerei intelligenti, che bombardano aree senza fare distinzioni tra civili e "nemici": sono centinaia, migliaia, le vittime innocenti delle nuove metodologie di guerra tecnologica e invisibile, combattuta da soldati americani seduti di fronte ad un computer nella base di Ramstein in Germania o in una delle 22 basi militari specializzate negli Stati Uniti.

di Emma Mancini


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