Oltre 70 persone, fra cui migranti cosiddetti ‘irregolari’, sono state liberate dalla polizia federale a Reynosa, nello stato settentrionale di Tamaulipas, dove erano tenute in ostaggio a scopo di estorsione.
Misna - Gli agenti hanno individuato un’abitazione che fungeva da luogo di prigionia, all’interno della quale erano segregati 37 cittadini messicani, 19 honduregni, 14 guatemaltechi e tre salvadoregni, fra cui anche sei bambini. La polizia ha arrestato tre individui accusati di averli rapiti in diverse azioni armate condotte con assalti ad autobus e camion intercettati lungo le strade della regione. Nella casa localizzata dalle forze dell’ordine gli ostaggi sono rimasti prigionieri chi per quattro giorni, chi per quattro mesi, mentre i sequestratori tentavano di estorcere denaro alle famiglie promettendo in cambio il loro rilascio.
Episodi analoghi si ripetono in diverse zone del Messico dove agiscono gruppi criminali legati anche al narcotraffico. In alcuni casi le persone o i migranti fatti prigionieri sono costretti a fare da corrieri della droga, pena la morte, o diventano bersaglio della violenza tra bande rivali: è quanto accaduto nel 2010 a San Fernando de Tamaulipas, quando 72 migranti furono assassinati e sepolti in fosse clandestine dal temuto cartello della droga degli Zetas.
Tamaulipas è considerato uno degli stati più violenti del paese con migliaia di vittime del crimine organizzato contate negli ultimi anni principalmente a causa della rivalità fra gli Zetas e il cartello del Golfo. La repressione dei militari ha funzionato solo parzialmente spingendo i cartelli a dedicarsi ad altre attività come i sequestri a scopo di estorsione.
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