Secondo il governo keniota, all’interno del commando di al-Shabab comparirebbero i nomi di alcuni giovani americani e di una donna britannica. Le forze di sicurezza controllano ora l’edificio, ma non è chiaro quanti siano i terroristi e gli ostaggi rimasti all’interno. Invariato il bilancio delle vittime.
Nairobi (AsiaNews/Agenzie) - "Tra i responsabili dell'attacco al Westgate mall ci sono anche due o tre cittadini americani e una donna britannica". Lo ha riportato il ministro degli esteri keniota, Amina Mohamed, nella tarda serata di lunedì, quando le forze di sicurezza del governo hanno ormai preso il controllo di tutti i piani del centro commerciale. "I terroristi possono scappare e nascondersi nei negozi - ha aggiunto a Bbc news il ministro degli Interni, Joseph Ole Lenku - ma non c'è via di uscita".
Al termine dei combattimenti di ieri, sono almeno tre i terroristi morti nello scontro, mentre alcuni ostaggi fuggiti dall'edificio hanno riferito alle autorità kenioti della presenza di una donna occidentale e 3 americani all'interno del commando di al-Shabab. "Stiamo combattendo una forma di terrorismo globale - ha dichiarato il comandante militare Julius Karangi - gli attentatori provengono da diverse nazionalità".
A quasi 3 giorni dall'attacco, il bilancio fornito dalla Croce Rossa locale rimane invariato, anche se non è ancora possibile affermare con certezza quanti siano gli ostaggi nelle mani dei terroristi. Tra ke vittime è stata confermata la presenza di almeno 18 cittadini stranieri, molti di questi sono occidentali.
L'attacco al Westgate mall, rivendicato dal gruppo terroristico somalo al-Shabaab - affiliato ad al-Qaeda - è un atto di rappresaglia contro il governo di Nairobi per il suo intervento armato in Somalia. Nel 2011, infatti, il presidente keniota, Uhuru Kenyatta, il quale ha perso un nipote nell'attentato in corso, ha dispiegato 4mila uomini, su mandato dell'Unione Africana, per contrastare il tentativo di al-Shabaab di instaurare uno stato islamista nel sud del Paese. "Questa è senza dubbio un'azione anti-occidentale e anti-cristiana - spiega l'ex ambasciatore americano in Nigeria, John Campbell - ma è anche la manifestazione di un profondo odio popolare contro il malgoverno che caratterizza molti Paesi della regione, nei quali un piccolo gruppo di persone tentano di spartirsi le ricchezze".
Nairobi (AsiaNews/Agenzie) - "Tra i responsabili dell'attacco al Westgate mall ci sono anche due o tre cittadini americani e una donna britannica". Lo ha riportato il ministro degli esteri keniota, Amina Mohamed, nella tarda serata di lunedì, quando le forze di sicurezza del governo hanno ormai preso il controllo di tutti i piani del centro commerciale. "I terroristi possono scappare e nascondersi nei negozi - ha aggiunto a Bbc news il ministro degli Interni, Joseph Ole Lenku - ma non c'è via di uscita".
Al termine dei combattimenti di ieri, sono almeno tre i terroristi morti nello scontro, mentre alcuni ostaggi fuggiti dall'edificio hanno riferito alle autorità kenioti della presenza di una donna occidentale e 3 americani all'interno del commando di al-Shabab. "Stiamo combattendo una forma di terrorismo globale - ha dichiarato il comandante militare Julius Karangi - gli attentatori provengono da diverse nazionalità".
A quasi 3 giorni dall'attacco, il bilancio fornito dalla Croce Rossa locale rimane invariato, anche se non è ancora possibile affermare con certezza quanti siano gli ostaggi nelle mani dei terroristi. Tra ke vittime è stata confermata la presenza di almeno 18 cittadini stranieri, molti di questi sono occidentali.
L'attacco al Westgate mall, rivendicato dal gruppo terroristico somalo al-Shabaab - affiliato ad al-Qaeda - è un atto di rappresaglia contro il governo di Nairobi per il suo intervento armato in Somalia. Nel 2011, infatti, il presidente keniota, Uhuru Kenyatta, il quale ha perso un nipote nell'attentato in corso, ha dispiegato 4mila uomini, su mandato dell'Unione Africana, per contrastare il tentativo di al-Shabaab di instaurare uno stato islamista nel sud del Paese. "Questa è senza dubbio un'azione anti-occidentale e anti-cristiana - spiega l'ex ambasciatore americano in Nigeria, John Campbell - ma è anche la manifestazione di un profondo odio popolare contro il malgoverno che caratterizza molti Paesi della regione, nei quali un piccolo gruppo di persone tentano di spartirsi le ricchezze".
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