L’Europa è ancora la grande opportunità, peccato che gli italiani lo ignorano o fanno finta di ignorarlo
di Silvana Arbia
Rientrando in Italia dopo quattordici anni ho sentito quello che più o meno avrà sentito Ulisse tornando alla sua Itaca: tanti pretendenti e usurpatori (se ricordo bene si chiamavano “proci”). Non ho ancora capito se c’è una Penelope: sto ancora osservando e spero di trovarla. Il potere mi pare sia al centro delle decisioni e delle azioni che sono prese nel nostro paese. Tutti gli aspiranti al potere usano ed abusano il termine “rivoluzione” perché politicamente funziona a svelenire gli animi, una manovra psicologica. Ma la strana cosa è che parlano di “rivoluzione” anche alcuni che sono stati parte del sistema che pretendono rivoluzionare.
Rivoluzione contro chi? Contro la mafia che pare sia invincibile? Rivoluzione contro le istituzioni che sono gravemente scosse e stanno franando da un pezzo? Che tipo di rivoluzione?
Io ritengo che abbiamo bisogno di AZIONI, all’interno di programmi, con urgenza, per ristabilire il diritto, la certezza del diritto, la giustizia sociale, la sicurezza interna, la parità di genere, la protezione dei più vulnerabili e altre azioni non prorogabili. Come stato membro dell’UE l’Italia, al centro dei paesi del sud dell’Unione, ricca sfondata di cultura e di talenti, dovrebbe mettersi alla guida del cambiamento in Europa, e non rimanere indietro accogliendo, ho saputo, tutte le scorie, anche le più pericolose, dall’interno e dall’esterno; facendo scappare giovani e meno giovani, marginalizzando figure indipendenti e fuori dai giochi di potere.
L’assistenzialismo umiliante e l’arretratezza culturale sono strategici per chi vuole usare l’Europa che si sta costruendo per giustificare ingiustizie ed omissioni gravi. La questione della gestione degli ingenti fondi europei per lo sviluppo è tuttora aperta. Cosa si sta facendo durante quest’anno che dovrebbe preparare i cittadini anche italiani ad un voto informato e responsabile per scegliersi i rappresentanti nel Parlamento europeo, fra qualche mese? Poco o nulla, tranne qualche spot o qualche slogan pubblicitario.
di Silvana Arbia
Rientrando in Italia dopo quattordici anni ho sentito quello che più o meno avrà sentito Ulisse tornando alla sua Itaca: tanti pretendenti e usurpatori (se ricordo bene si chiamavano “proci”). Non ho ancora capito se c’è una Penelope: sto ancora osservando e spero di trovarla. Il potere mi pare sia al centro delle decisioni e delle azioni che sono prese nel nostro paese. Tutti gli aspiranti al potere usano ed abusano il termine “rivoluzione” perché politicamente funziona a svelenire gli animi, una manovra psicologica. Ma la strana cosa è che parlano di “rivoluzione” anche alcuni che sono stati parte del sistema che pretendono rivoluzionare.
Rivoluzione contro chi? Contro la mafia che pare sia invincibile? Rivoluzione contro le istituzioni che sono gravemente scosse e stanno franando da un pezzo? Che tipo di rivoluzione?
Io ritengo che abbiamo bisogno di AZIONI, all’interno di programmi, con urgenza, per ristabilire il diritto, la certezza del diritto, la giustizia sociale, la sicurezza interna, la parità di genere, la protezione dei più vulnerabili e altre azioni non prorogabili. Come stato membro dell’UE l’Italia, al centro dei paesi del sud dell’Unione, ricca sfondata di cultura e di talenti, dovrebbe mettersi alla guida del cambiamento in Europa, e non rimanere indietro accogliendo, ho saputo, tutte le scorie, anche le più pericolose, dall’interno e dall’esterno; facendo scappare giovani e meno giovani, marginalizzando figure indipendenti e fuori dai giochi di potere.
L’assistenzialismo umiliante e l’arretratezza culturale sono strategici per chi vuole usare l’Europa che si sta costruendo per giustificare ingiustizie ed omissioni gravi. La questione della gestione degli ingenti fondi europei per lo sviluppo è tuttora aperta. Cosa si sta facendo durante quest’anno che dovrebbe preparare i cittadini anche italiani ad un voto informato e responsabile per scegliersi i rappresentanti nel Parlamento europeo, fra qualche mese? Poco o nulla, tranne qualche spot o qualche slogan pubblicitario.
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