Potrebbe sembrare una operazione per cercare facile pubblicità, ma dal quadro che emerge dalle ispezioni compiute dalla Guardia di finanza su un campione di 1.216 distributori si materializzano tutti i peggiori sospetti degli automobilisti quando sono costretti a fare rifornimento. Tanto è vero che il bilancio parla di un 14 per cento di impianti fuori norma, con 11 gestori addirittura denunciati alla magistratura e 59 colonnine sequestrate.
Sanfrancescopatronoditalia - Una operazione che fa il paio con l'inchiesta della procura di Varese della primavera scorsa secondo cui le grandi catene tengono i prezzi "artificiosamente" alti per guadagnare di più, tanto che sono stati ipotizzati i reati di aggiotaggio e truffa. Nel comunicato finale delle Fiamme Gialle su quanto scoperto in questi primi giorni di agosto, in effetti, si legge di tutto. Da banali, si fa per dire, inadempimenti amministrativi e contabili, mancanza di autorizzazioni a comportamento molto più dannosi nei confronti dei consumatori. Nel napoletano alcuni automobilisti sono finiti "in panne" poco dopo aver fatto il pieno; i finanzieri di Casalnuovo hanno proceduto al prelievo di campioni nei distributori della zona, individuando il responsabile. Le analisi chimiche hanno confermato la presenza del 15% di acqua. Il gestore è stato denunciato e l'impianto, con 12 colonnine e 2 cisterne contenenti oltre 20.000 litri di gasolio "annacquato", è stato sequestrato.
Sempre in provincia di Napoli, è stato scoperto un altro impianto con le schede elettroniche dei contalitri alterate. In questo modo oltre 1.200.000 litri sono stati venduti "in nero" e le relative imposte trattenute dal gestore. In due impianti di Palermo, i finanzieri hanno scoperto la manomissione dei sigilli di taratura apposti dall'Ufficio Metrico e l'alterazione dei misuratori, con l'erogazione di carburante inferiore dell'8% rispetto a quanto visualizzato sui display.
A Reggio Emilia, la benzina effettivamente erogata è risultata inferiore del 10% rispetto a quanto indicato. Il gestore è stato denunciato e la colonnina sequestrata insieme al carburante. Negli altri casi, 68 gestori sono stati sanzionati amministrativamente, tra cui 61 per violazione della disciplina sui prezzi esposti non corrispondenti a quanto indicato dalle colonnine dopo il rifornimento e 7 per rimozione dei sigilli che assicurano il corretto e regolare funzionamento degli impianti.
"L'attività - sottolinea una nota della Gdf- è svolta a tutela non solo degli automobilisti e delle casse dello Stato, ma anche dei tantissimi operatori del settore che operano correttamente. L'erogazione di quantitativi non rispondenti al vero e la miscelazione dei prodotti petroliferi con acqua o altre sostanze, oltre a fornire agli utenti un prodotto scadente se non dannoso per la meccanica, consente ai gestori di creare riserve occulte di carburante venduto separatamente in nero".
L'operazione è stata subito salutata positivamente dalle associazioni dei consumatori ma non solo. Anche la Coldiretti ha preso posizione: "Le frodi su carburanti determinano in realtà un effetto valanga sull'intera spesa degli italiani in un Paese dove l'88 per cento delle merci viaggia su strada. Con il prezzo della benzina al litro che è in media superiore del 55 per cento a quello di un litro di birra, del 40 per cento di quello di un litro di latte fresco e del 30 per cento a quello di un litro di vino in brik. Un rapporto di cambio che non è eticamente ed economicamente sostenibile e che mette a rischio la ripresa del Paese".
Ancora più duro il commento delle associazioni dei consumatori. Per il Codacons, il fenomento delle truffe al distributore "è molto più estero di quanto non appaia" e chiede più conttolli da parte della Finanza. L'Adusbef propone che i controlli "vengano fatti tutto l'anno" e Federconsumatori che "venga immediatamente revocata la licenza a chi truffa gli automobilisti".
Sanfrancescopatronoditalia - Una operazione che fa il paio con l'inchiesta della procura di Varese della primavera scorsa secondo cui le grandi catene tengono i prezzi "artificiosamente" alti per guadagnare di più, tanto che sono stati ipotizzati i reati di aggiotaggio e truffa. Nel comunicato finale delle Fiamme Gialle su quanto scoperto in questi primi giorni di agosto, in effetti, si legge di tutto. Da banali, si fa per dire, inadempimenti amministrativi e contabili, mancanza di autorizzazioni a comportamento molto più dannosi nei confronti dei consumatori. Nel napoletano alcuni automobilisti sono finiti "in panne" poco dopo aver fatto il pieno; i finanzieri di Casalnuovo hanno proceduto al prelievo di campioni nei distributori della zona, individuando il responsabile. Le analisi chimiche hanno confermato la presenza del 15% di acqua. Il gestore è stato denunciato e l'impianto, con 12 colonnine e 2 cisterne contenenti oltre 20.000 litri di gasolio "annacquato", è stato sequestrato.
Sempre in provincia di Napoli, è stato scoperto un altro impianto con le schede elettroniche dei contalitri alterate. In questo modo oltre 1.200.000 litri sono stati venduti "in nero" e le relative imposte trattenute dal gestore. In due impianti di Palermo, i finanzieri hanno scoperto la manomissione dei sigilli di taratura apposti dall'Ufficio Metrico e l'alterazione dei misuratori, con l'erogazione di carburante inferiore dell'8% rispetto a quanto visualizzato sui display.
A Reggio Emilia, la benzina effettivamente erogata è risultata inferiore del 10% rispetto a quanto indicato. Il gestore è stato denunciato e la colonnina sequestrata insieme al carburante. Negli altri casi, 68 gestori sono stati sanzionati amministrativamente, tra cui 61 per violazione della disciplina sui prezzi esposti non corrispondenti a quanto indicato dalle colonnine dopo il rifornimento e 7 per rimozione dei sigilli che assicurano il corretto e regolare funzionamento degli impianti.
"L'attività - sottolinea una nota della Gdf- è svolta a tutela non solo degli automobilisti e delle casse dello Stato, ma anche dei tantissimi operatori del settore che operano correttamente. L'erogazione di quantitativi non rispondenti al vero e la miscelazione dei prodotti petroliferi con acqua o altre sostanze, oltre a fornire agli utenti un prodotto scadente se non dannoso per la meccanica, consente ai gestori di creare riserve occulte di carburante venduto separatamente in nero".
L'operazione è stata subito salutata positivamente dalle associazioni dei consumatori ma non solo. Anche la Coldiretti ha preso posizione: "Le frodi su carburanti determinano in realtà un effetto valanga sull'intera spesa degli italiani in un Paese dove l'88 per cento delle merci viaggia su strada. Con il prezzo della benzina al litro che è in media superiore del 55 per cento a quello di un litro di birra, del 40 per cento di quello di un litro di latte fresco e del 30 per cento a quello di un litro di vino in brik. Un rapporto di cambio che non è eticamente ed economicamente sostenibile e che mette a rischio la ripresa del Paese".
Ancora più duro il commento delle associazioni dei consumatori. Per il Codacons, il fenomento delle truffe al distributore "è molto più estero di quanto non appaia" e chiede più conttolli da parte della Finanza. L'Adusbef propone che i controlli "vengano fatti tutto l'anno" e Federconsumatori che "venga immediatamente revocata la licenza a chi truffa gli automobilisti".
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