Gli inviati facevano parte di un ‘esercito mediatico’
A partire dal dicembre 2010, Al Jazeera, la maggior emittente televisiva del Qatar, era finita sotto accusa per aver trasmesso notizie che di credibile avevano ben poco. La maggior parte dei servizi travisava letteralmente la realtà dei fatti e oscurava deliberatamente molti aspetti delle rivolte: l’esempio più emblematico risale a circa 3 anni fa, quando l’emittente trasmetteva esasperatamente le immagini degli scontri di Tini Bozuit, in Tunisia, che portarono al rovesciamento del potere di Bel Alì. Le immagini riproponevano e l’affermazione nel panorama politico dei Fratelli musulmani.
Dopo anni di assoggettamento mediatico arriva però la protesta di numerosi dipendenti di Al Jazeera - 22 fra giornalisti e impiegati della redazione del Cairo - che decidono di abbandonare definitivamente la tv, rifiutandosi di collaborare all’informazione di parte e di «mettere in onda bugie per influenzare gli spettatori».
I 22 giornalisti hanno poi firmato una lettera in cui ribadiscono il loro “no” alla diffusione di informazioni fuorvianti e settarie. Nella missiva, sottolineano inoltre il pressing che veniva esercitato su di loro dall’emittente televisiva, che li obbligava a continue falsificazioni e omissioni.
di Francesca Filippi
A partire dal dicembre 2010, Al Jazeera, la maggior emittente televisiva del Qatar, era finita sotto accusa per aver trasmesso notizie che di credibile avevano ben poco. La maggior parte dei servizi travisava letteralmente la realtà dei fatti e oscurava deliberatamente molti aspetti delle rivolte: l’esempio più emblematico risale a circa 3 anni fa, quando l’emittente trasmetteva esasperatamente le immagini degli scontri di Tini Bozuit, in Tunisia, che portarono al rovesciamento del potere di Bel Alì. Le immagini riproponevano e l’affermazione nel panorama politico dei Fratelli musulmani.
Dopo anni di assoggettamento mediatico arriva però la protesta di numerosi dipendenti di Al Jazeera - 22 fra giornalisti e impiegati della redazione del Cairo - che decidono di abbandonare definitivamente la tv, rifiutandosi di collaborare all’informazione di parte e di «mettere in onda bugie per influenzare gli spettatori».
I 22 giornalisti hanno poi firmato una lettera in cui ribadiscono il loro “no” alla diffusione di informazioni fuorvianti e settarie. Nella missiva, sottolineano inoltre il pressing che veniva esercitato su di loro dall’emittente televisiva, che li obbligava a continue falsificazioni e omissioni.
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