domenica, giugno 02, 2013
Redatto in tempi non sospetti, quando, cioè, il nuovo papa era ancora il cardinal Bergoglio, il libro che racconta la sua storia ha il merito di essere l’unico che ha notizie di prima mano, verificate di persona, e ancora attuali

Città Nuovo - Nel recente incontro con i vescovi italiani papa Bergoglio ha auspicato una chiesa povera, umile, fraterna. Come il suo profilo personale, così come emerge dall’autobiografia Papa Francesco pubblicato per i tipi della Salani e scritta con Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin. È un libro ricco di aneddoti, di testimonianze, di racconti nei quali Jorge Mario Bergoglio parla in prima persona: della sua vita, del suo pensiero, della sua visione del mondo e della Chiesa. Il libro si conclude con alcuni brani del libro Martin Fierro, considerato un capolavoro del genere gauchesco, scritto nel 1872 da José Hernández. C’è una strofa che, secondo Bergoglio esprime al meglio il comandamento dell’amore: «I fratelli siano uniti, / perché questa è la legge prima. / Abbiano unione vera / in qualunque tempo, / perché se tra loro combattono / li divorano quelli di fuori». Ne parliamo con la giornalista romana Francesca Ambrogetti, corrispondente dell’Ansa da Buenos Aires, in questi giorni in Italia per la presentazione del libro.

Quali sono le caratteristiche argentine che più emergono in papa Francesco? «Sicuramente l'amore per il tango, il piacere di bere un mate in compagnia. Da segnalare anche la predilezione per le opere di Borges e per il suo mito, la profonda conoscenza del poema Martín Fierro, l’opera letteraria più vicina al cuore e all'identità argentina».

Com’è papa Francesco visto da vicino? «Esattamente uguale a come lo si vede da lontano. È sempre lui: affabile, attento alle esigenze degli altri, sempre disponibile per il prossimo. Non esiste alcuna differenza tra il papa Francesco pubblico e quello privato. È sempre disposto ad ascoltare le persone che si rivolgono a lui in cerca di aiuto. Ha una grande capacità di ascolto e di disponibilità al dialogo ed è anche dotato di un particolare senso dell'umorismo (come quando ha detto che i cardinali sono andati a cercarlo alla fine del mondo)».

È stata testimone di qualche episodio che non è narrato nel libro? «Posso raccontare l’aneddoto di un collega giornalista del quotidiano La Nación di Buenos Aires, Jorge Rouillon, che, dovendo affrontare un esame medico ed essendo un po' preoccupato, ha chiesto all’allora cardinal Bergoglio di pregare per lui. L’esame andò bene e il collega dimenticò la faccenda. Circa quattro mesi dopo incontrò Bergoglio che gli chiese: “Posso smettere di pregare?”. E la sua reazione fu di incredulità. Non si ricordava più della sua richiesta, ma il cardinale non l'aveva dimenticata. Dava prova di questa sua prodigiosa memoria anche durante i nostri incontri mensili, quando sapeva riprendere il filo del discorso là dove lo aveva lasciato».

Era soddisfatto del libro? Ha voluto leggere le bozze, ha proposto dei cambiamenti? «Ha rivisto tutto il libro, compresa l'ultima bozza. Ciò che è andato in stampa è ciò che ha avuto le sue correzioni e la sua approvazione. Non ci sono stati cambiamenti, né aggiunte e non è stato eliminato alcun passaggio. Gli abbiamo proposto alcuni argomenti su cui verteva l’intervista. Lui aveva la facoltà di scegliere se aggiungerne o eliminarne altri, ma non lo ha fatto. Ci sono state solo alcune correzioni di stile e di grammatica, di forma, ma non di sostanza, come fanno gli insegnanti, con la matita blu e rossa».

Dopo il libro ha avuto altre occasioni per parlargli? «Con Sergio Rubin, coautore del libro, abbiamo avuto incontri periodici con il cardinale Bergoglio. Ci siamo recati da lui a trovarlo e a salutarlo».

E dopo l’elezione? «Sergio Rubin lo ha incontrato a Roma dopo l’elezione in occasione dell’incontro con un ristretto numero di giornalisti scelti per il saluto al papa. Mi ha raccontato che gli tremavano le gambe per l’emozione man mano che gli si avvicinava, ma appena si sono salutati ha capito che era el Jorge de siempre».

Quali sono le parole chiave del suo pensiero? «Ne cito solo alcune: la pazienza, la preghiera, la coerenza tra fede e vita, l’umiltà come scelta, l’ascolto, la vicinanza con il prossimo, la necessità dell’accoglienza, il dialogo».

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