giovedì, maggio 09, 2013
Un libro che analizza i moti della primavera araba e gli effetti che essa produrrà a medio-lungo termine

E' insito nella natura umana interessarsi maggiormente agli avvenimenti che accadono intorno a noi. Facebook, ad esempio, è uno strumento molto utilizzato proprio perché si viene costantemente informati delle news dei propri amici. La cosa strana è la velocità con cui le notizie passano: come le scene di un film, infatti, dopo pochi secondi vengono soppiantate da nuove notizie, e poi ancora da nuove e ancora nuove, e così fino all'infinito. Eppure ci sono delle vicende nella storia dell'umanità che lasciano un segno, anche se accadono a migliaia di chilometri di distanza: è il caso della primavera araba, scoppiata il 17 dicembre 2010 con il suicidio del giovane tunisino Mohammed Bouazizi e oggi ancora in corso. Vittorio Ianari nel libro “Primavera araba” raccoglie l'analisi sociologica di alcuni esperti del settore su questa importante vicenda della storia medio-orientale, tra cui Mohammed Abdul Malek, vicepresidente del Movimento Fratelli Musulmani, e Abdul Majeed al-Najjar, membro del principale partito politico della Tunisia, il Movimento Ennahdha. Ma non mancano anche interventi di autorevoli esponenti del mondo cattolico, tra cui Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa dal 2004.

Quali effetti sta producendo questo sconvolgimento del mondo arabo? Come potrà avvenire l'integrazione di popoli appartenenti a religioni differenti? La democrazia sarà sufficiente a risolvere tutti i problemi? Questi sono solo alcuni degli interrogativi cui il libro cerca di dare una risposta. “La distruzione della dittatura – si osserva nel corso del libro – è molto più facile della costruzione della democrazia”. Questo significa che non è sufficiente spodestare un dittatore per risolvere tutti i problemi, occorre l'impegno di tutte le parti, che in maniera equa dovrebbero partecipare alla costruzione del nuovo governo. “L'esclusione dell'altro – spiega Sameh Fawzy, vicedirettore del Forum di Dialogo della Biblioteca Alessandrina – porta all'autodistruzione. Infatti quando si esclude un gruppo a causa delle differenze di religione si sta inavvertitamente spianando la strada a forme di lotta tra diversi gruppi che vogliono escludersi l'un altro”. Questo perché, osserva Mohammed Sammak, analista politico e giornalista, quando un popolo, o una parte di esso, viene umiliato e sottoposto alla vergogna, tende a ribellarsi e a far scoppiare una rivoluzione. Ecco perché è importante la collaborazione, in egual misura, di tutti i gruppi.

Non è sufficiente la tolleranza, bisogna accogliere l'altro, rispettarlo nella propria diversità religiosa. E' necessario partire dal principio fondamentale del vivere insieme: il rispetto della dignità di ogni uomo. Nonostante le diversità religiose, questi popoli condividono una cosa importante: la terra in cui vivono. Essi hanno radici comuni, che possono costituire il collante del loro vivere insieme.

Questo libro è consigliato a tutti lettori che vogliono approfondire il tema della “primavera araba” per capire i fenomeni che ci sono dietro. Leggendo il libro, ci si renderà conto che la rivoluzione medio-orientale non è solo una manipolazione dell'Occidente, come alcuni vogliono far credere, ma nasce dal desiderio di cambiare insito nel cuore di quei popoli. “Perché il male prevalga – si dice nel libro citando Edmund Burke – è sufficiente che gli uomini di buona volontà non facciano niente”.

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