Il M.U.O.S (Mobile User Objective System) è un sistema di comunicazioni satellitari composto da quattro satelliti e quattro stazioni a terra (una delle quali in costruzione in Sicilia). L’impatto di tale stazione sul territorio e sui cittadini di Niscemi potrebbe essere drastico e gli abitanti si sono già mobilitati.
Risalgono al 2006 i primi progetti per la costruzione del Muos nel territorio siciliano. La stazione satellitare è finanziata dal governo statunitense (al quale appartiene il programma) e prevede l’edificazione delle antenne nella città di Sigonella. Una simulazione informatica effettuata in quel periodo mostra un’alta percentuale di rischio per le altre basi militari della zona: le onde e gli impulsi del Muos potrebbero far detonare i missili a bordo dei bombardieri di Sigonella. Tale perizia convince gli ingegneri a spostare la stazione Muos a Niscemi, nella base NRTF-8.
I cittadini di Niscemi effettuano alcune ricerche e comprendono cosa comporterebbe l’istallazione di tale base all’interno del territorio comunale. Le quattro stazioni a terra (compresa quindi anche quella di Niscemi) prevedono il posizionamento di tre grandi parabole – del diametro di 18,4 metri ciascuna – e la costruzione di due antenne alte 149 metri. Lo scopo di tale struttura sarebbe quello di coordinare tutti i sistemi militari statunitensi dislocati nel globo; in modo particolare, le basi Muos dovrebbero migliorare la gestione dei droni, aerei senza pilota, distanziati, in un prossimo futuro, anche a Sigonella. Tali antenne e parabole svilupperebbero una quantità di onde elettromagnetiche ben oltre la soglia consentita in una zona abitata: solo dopo 130 km infatti le onde scenderebbero al di sotto dei 6 V/m consentiti dalla legge italiana. Questi flussi di energia non solo minerebbero alla salute dei niscemesi, che sarebbero soggetti all’altissimo rischio di leucemie, tumori e riduzioni della fertilità, ma provocherebbero anche ripercussioni su molteplici aspetti. Il settore agricolo sarebbe il primo a risentirne, insieme, naturalmente, alla fauna del luogo: le api – che soffrono notevolmente dell’influsso di campi elettromagnetici elevati – sarebbero spinte ad allontanarsi e diverse specie di uccelli che solitamente attraversano Niscemi durante le loro migrazioni devierebbero il loro tragitto. Non solo, il campo elettromagnetico indotto dalle parabole potrebbe interferire sensibilmente con molte apparecchiature elettroniche come pacemaker, defibrillatori, apparecchi acustici e, nondimeno, con le apparecchiature di bordo degli aeromobili. Durante la trasmissione dati verrebbe imposta una no-fly zone nel raggio di 35 km dalla stazione con ripercussioni sul traffico di Fontanarossa: ciò comporterebbe crisi nel settore turistico e al diritto alla mobilità dei residenti, specie in caso di scontri internazionali prolungati (come già avvenuto all’aeroporto Trapani-Birgi durante la guerra in Libia).
Infine i niscemesi considerano verosimilmente rilevante l’effetto che la base avrà sulla pace militare del luogo; in effetti quella di Niscemi è una delle quattro basi del più avanzato sistema di comunicazione militare americano e ciò comporterebbe un rischio in caso di attacchi alla potenza statunitense.
Il comitato cittadino NO MUOS è attivo dal febbraio 2009 e da allora protesta contro la realizzazione della stazione. Le motivazioni sono molte e molto valide e sono state ascoltate dal presidente della regione Sicilia, dalla Camera dei Deputati a Roma e da alcuni delegati del Movimento 5 Stelle. La protesta ha prodotto infine dei risultati: il 29 marzo 2013 l'Assessorato Regionale all'Ambiente e al Territorio ha firmato la revoca definitiva delle autorizzazioni per la costruzione del Muos, ma non per questo i lavori si sono arrestati: il 5 aprile alcuni operai vengono avvistati all’interno del cantiere e il 7 aprile sono confermate le voci secondo cui il cantiere non è stato fermato. Riparte quindi la lotta pacifica contro la base U.S.A. e il 10 maggio 2013 si svolge la prima udienza al TAR di Palermo per il ricorso del Ministero della Difesa contro la revoca delle autorizzazioni.
Per adesso i lavori continuano, anche dopo la revoca, anche dopo le proteste, anche dopo le sanzioni. I niscemesi attendono di essere ascoltati ed esigono rispetto per la loro vita e per il loro territorio.
Risalgono al 2006 i primi progetti per la costruzione del Muos nel territorio siciliano. La stazione satellitare è finanziata dal governo statunitense (al quale appartiene il programma) e prevede l’edificazione delle antenne nella città di Sigonella. Una simulazione informatica effettuata in quel periodo mostra un’alta percentuale di rischio per le altre basi militari della zona: le onde e gli impulsi del Muos potrebbero far detonare i missili a bordo dei bombardieri di Sigonella. Tale perizia convince gli ingegneri a spostare la stazione Muos a Niscemi, nella base NRTF-8.
I cittadini di Niscemi effettuano alcune ricerche e comprendono cosa comporterebbe l’istallazione di tale base all’interno del territorio comunale. Le quattro stazioni a terra (compresa quindi anche quella di Niscemi) prevedono il posizionamento di tre grandi parabole – del diametro di 18,4 metri ciascuna – e la costruzione di due antenne alte 149 metri. Lo scopo di tale struttura sarebbe quello di coordinare tutti i sistemi militari statunitensi dislocati nel globo; in modo particolare, le basi Muos dovrebbero migliorare la gestione dei droni, aerei senza pilota, distanziati, in un prossimo futuro, anche a Sigonella. Tali antenne e parabole svilupperebbero una quantità di onde elettromagnetiche ben oltre la soglia consentita in una zona abitata: solo dopo 130 km infatti le onde scenderebbero al di sotto dei 6 V/m consentiti dalla legge italiana. Questi flussi di energia non solo minerebbero alla salute dei niscemesi, che sarebbero soggetti all’altissimo rischio di leucemie, tumori e riduzioni della fertilità, ma provocherebbero anche ripercussioni su molteplici aspetti. Il settore agricolo sarebbe il primo a risentirne, insieme, naturalmente, alla fauna del luogo: le api – che soffrono notevolmente dell’influsso di campi elettromagnetici elevati – sarebbero spinte ad allontanarsi e diverse specie di uccelli che solitamente attraversano Niscemi durante le loro migrazioni devierebbero il loro tragitto. Non solo, il campo elettromagnetico indotto dalle parabole potrebbe interferire sensibilmente con molte apparecchiature elettroniche come pacemaker, defibrillatori, apparecchi acustici e, nondimeno, con le apparecchiature di bordo degli aeromobili. Durante la trasmissione dati verrebbe imposta una no-fly zone nel raggio di 35 km dalla stazione con ripercussioni sul traffico di Fontanarossa: ciò comporterebbe crisi nel settore turistico e al diritto alla mobilità dei residenti, specie in caso di scontri internazionali prolungati (come già avvenuto all’aeroporto Trapani-Birgi durante la guerra in Libia).
Infine i niscemesi considerano verosimilmente rilevante l’effetto che la base avrà sulla pace militare del luogo; in effetti quella di Niscemi è una delle quattro basi del più avanzato sistema di comunicazione militare americano e ciò comporterebbe un rischio in caso di attacchi alla potenza statunitense.
Il comitato cittadino NO MUOS è attivo dal febbraio 2009 e da allora protesta contro la realizzazione della stazione. Le motivazioni sono molte e molto valide e sono state ascoltate dal presidente della regione Sicilia, dalla Camera dei Deputati a Roma e da alcuni delegati del Movimento 5 Stelle. La protesta ha prodotto infine dei risultati: il 29 marzo 2013 l'Assessorato Regionale all'Ambiente e al Territorio ha firmato la revoca definitiva delle autorizzazioni per la costruzione del Muos, ma non per questo i lavori si sono arrestati: il 5 aprile alcuni operai vengono avvistati all’interno del cantiere e il 7 aprile sono confermate le voci secondo cui il cantiere non è stato fermato. Riparte quindi la lotta pacifica contro la base U.S.A. e il 10 maggio 2013 si svolge la prima udienza al TAR di Palermo per il ricorso del Ministero della Difesa contro la revoca delle autorizzazioni.
Per adesso i lavori continuano, anche dopo la revoca, anche dopo le proteste, anche dopo le sanzioni. I niscemesi attendono di essere ascoltati ed esigono rispetto per la loro vita e per il loro territorio.
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