Partita la missione ‘Volare’ dell’Asi. A bordo anche l’astronauta italiano Luca Parmitano.
Promossa a pieni voti una settimana fa per il test finale prima del lancio, ora la crew a bordo della Soyuz viaggia in direzione della Stazione spaziale internazionale. L’equipaggio, che si è preparato per anni, in particolare negli ultimi due, ad affrontare l’assenza di gravità dello Spazio, è composto dal russo Fedor Yurchikhin, dall’astronauta statunitense Karen Nyberg e dall’italiano Luca Parmitano. Sono partiti, senza interferenze, alle 22.31 di martedì 28 maggio, dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan. Il razzo lanciatore, alla velocità di 7 km al secondo, ha portato la Soyuz in orbita appena 9 minuti dopo il lancio.
Viaggio veloce questa volta. Grazie alla nuova generazione di Soyuz, già denominata “superveloce”, la durata del trasferimento dalla Terra alla Iss è stata ridotta da due giorni a circa sei ore appena. Un trionfo per la tecnologia aerospaziale mondiale. E per l’Italia. La missione iniziata da poche ore, la "Expedition 36/37", ribattezzata "Volare" nel nostro Paese, concretizza una delle prestigiose opportunità di volo assegnate dalla NASA all'Italia in seguito al Memorandum dell'ottobre 1997. E Parmitano non solo sarà il sesto italiano ad andare nello Spazio e il quinto a raggiungere la ISS, ma anche in assoluto il primo ad effettuare delle "EVA", attività extraveicolari, più famose col nome di "passeggiate spaziali".
Si potrebbe scendere in dettaglio, per analizzare i costi, i soggetti coinvolti nell’iniziativa, quanti fondi pubblici sono stati impegnati in questa sfida. Ma, almeno per qualche istante, sarebbe utile, ed educativo, godere dello start-up più emoziante per l’esperienza dell’uomo, come il volo umano nello Spazio, senza frapporre nel diaframma delle emozioni, sia pur legittime, preoccupazioni per i costi. Costi che sono declinati con nove zeri, ma che hanno la forte utilità di restituire al Paese un’accelerazione nell’ingranaggio dell’ingegneria aerospaziale e dell’industria che opera in questo settore. E se solo si pensa ai pensieri e ai sentimenti che animano, e fortemente motivano, quegli astronauti a bordo della Souyz, ogni calcolo ragionieristico si annulla nella soddisfazione e nell’orgoglio nei confronti di chi, con studio, sacrificio, impegno costante, ha raggiunto il suo obiettivo.
Parmitano è un pilota collaudatore dell’Aeronautica militare, è di Paternò, ha 37 anni, e resterà per sei mesi, fino a novembre, nel laboratorio orbitale della ISS. Una lunga permanenza nello Spazio affrontata, prima di lui, da Paolo Nespoli, nel 2011. Lì svolgerà esperimenti, tutti finalizzati a migliorare la qualità della vita e la salute dell’essere umano sulla Terra.
Un ringraziamento, dunque, a questi pionieri della ricerca e a tutti quelli che vorrebbero seguire un percorso analogo ma sono bloccati dalla carenza di finanziamenti. L’auspicio, e l’augurio, oggi e sempre, è che siano date “pari opportunità” a tutti coloro che nella ricerca continuano a credere, e ad ottenere significativi risultati, per aiutarli ad uscire, definitivamente, dalle banlieues della Scienza.
articolo orginale
Promossa a pieni voti una settimana fa per il test finale prima del lancio, ora la crew a bordo della Soyuz viaggia in direzione della Stazione spaziale internazionale. L’equipaggio, che si è preparato per anni, in particolare negli ultimi due, ad affrontare l’assenza di gravità dello Spazio, è composto dal russo Fedor Yurchikhin, dall’astronauta statunitense Karen Nyberg e dall’italiano Luca Parmitano. Sono partiti, senza interferenze, alle 22.31 di martedì 28 maggio, dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan. Il razzo lanciatore, alla velocità di 7 km al secondo, ha portato la Soyuz in orbita appena 9 minuti dopo il lancio.
Viaggio veloce questa volta. Grazie alla nuova generazione di Soyuz, già denominata “superveloce”, la durata del trasferimento dalla Terra alla Iss è stata ridotta da due giorni a circa sei ore appena. Un trionfo per la tecnologia aerospaziale mondiale. E per l’Italia. La missione iniziata da poche ore, la "Expedition 36/37", ribattezzata "Volare" nel nostro Paese, concretizza una delle prestigiose opportunità di volo assegnate dalla NASA all'Italia in seguito al Memorandum dell'ottobre 1997. E Parmitano non solo sarà il sesto italiano ad andare nello Spazio e il quinto a raggiungere la ISS, ma anche in assoluto il primo ad effettuare delle "EVA", attività extraveicolari, più famose col nome di "passeggiate spaziali".
Si potrebbe scendere in dettaglio, per analizzare i costi, i soggetti coinvolti nell’iniziativa, quanti fondi pubblici sono stati impegnati in questa sfida. Ma, almeno per qualche istante, sarebbe utile, ed educativo, godere dello start-up più emoziante per l’esperienza dell’uomo, come il volo umano nello Spazio, senza frapporre nel diaframma delle emozioni, sia pur legittime, preoccupazioni per i costi. Costi che sono declinati con nove zeri, ma che hanno la forte utilità di restituire al Paese un’accelerazione nell’ingranaggio dell’ingegneria aerospaziale e dell’industria che opera in questo settore. E se solo si pensa ai pensieri e ai sentimenti che animano, e fortemente motivano, quegli astronauti a bordo della Souyz, ogni calcolo ragionieristico si annulla nella soddisfazione e nell’orgoglio nei confronti di chi, con studio, sacrificio, impegno costante, ha raggiunto il suo obiettivo.
Parmitano è un pilota collaudatore dell’Aeronautica militare, è di Paternò, ha 37 anni, e resterà per sei mesi, fino a novembre, nel laboratorio orbitale della ISS. Una lunga permanenza nello Spazio affrontata, prima di lui, da Paolo Nespoli, nel 2011. Lì svolgerà esperimenti, tutti finalizzati a migliorare la qualità della vita e la salute dell’essere umano sulla Terra.
Un ringraziamento, dunque, a questi pionieri della ricerca e a tutti quelli che vorrebbero seguire un percorso analogo ma sono bloccati dalla carenza di finanziamenti. L’auspicio, e l’augurio, oggi e sempre, è che siano date “pari opportunità” a tutti coloro che nella ricerca continuano a credere, e ad ottenere significativi risultati, per aiutarli ad uscire, definitivamente, dalle banlieues della Scienza.
di Emanuela Gialli
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