lunedì, maggio 13, 2013
Papa Francesco, nella messa nella Casa Santa Marta, ha spiegato la vera natura della preghiera: ovvero "l'intercessione di Gesù, che davanti al Padre gli fa vedere le sue piaghe". La preghiera ci fa uscire da noi stessi per condurci all’altro, al debole, al bisognoso.

di Carlo Mafera

Ancora una volta, il Pontefice ripropone l’invito che è alla base di tanti suoi discorsi, sin dalla prima Udienza generale di mercoledì 27 marzo: ’Uscire da noi stessi’. “Ci sono due uscite da noi stessi, una verso le piaghe di Gesù, l’altra verso le piaghe dei nostri fratelli e sorelle”. E questa, ha precisato, “è la strada che Gesù vuole nella nostra preghiera”. Tale preghiera sembra quella più efficace per affrontare l’impegnativo compito di andare verso i fratelli sofferenti. Gesù disse “Senza di me non potete fare nulla”. Mettersi davanti alle piaghe di Cristo consente poi di andare con più risorse a lenire le piaghe dell’altro debole e bisognoso. La contemplazione quotidiana davanti al Santissimo è infatti il segreto del successo delle Sorelle della Misericordia di Madre Teresa. Il protagonista è proprio Lui: Gesù.

È un “qualcosa di nuovo” quello che afferma il Messia - ha continuato il Santo Padre – e tale novità dimostra che “il Padre ci darà tutto, ma sempre nel nome di Gesù”. Ciò significa che Cristo “prega per noi davanti al Padre”. “A me è sempre piaciuto; questo Gesù, nella sua resurrezione, ha avuto un corpo bellissimo: le piaghe della flagellazione, delle spine, sono sparite, tutte. I lividi dei colpi, sono spariti. Ma Lui – ha messo in evidenza il Papa - ha voluto avere sempre le piaghe, e le piaghe sono precisamente la sua preghiera di intercessione al Padre: Ma, guarda, questo Ti chiede nel nome mio, guarda!”.

Per Sua Santità Francesco, “la novità che Gesù ci dice è avere fiducia nella sua vittoria sulla morte, avere fiducia nelle sue piaghe”, perché “Lui è il sacerdote e questo è il sacrificio: le sue piaghe. E questo ci da fiducia, eh?. Sicuramente ci dà il coraggio di pregare”. Dobbiamo aver sempre presente che la preghiera è “l’intercessione di Gesù, che davanti al Padre gli fa vedere le sue piaghe”, e non “chiedere questo o quello”. “La preghiera che ci annoia è sempre dentro noi stessi - ha concluso Papa Francesco - come un pensiero che va e viene. Ma la vera preghiera è uscire da noi stessi verso il Padre in nome di Gesù, è un esodo da noi stessi”.

Mai quindi l’autoreferenzialità nella preghiera. Mai il ritorno su se stessi ma piuttosto il comprendere le ragioni, le sofferenze, i limiti degli altri come anche comprendere umilmente i limiti nostri nell’aiutare gli altri e chiedere al Padre, per mezzo delle Piaghe di Cristo, di allargare e dilatare i propri limiti secondo la Sua Volontà. Queste le mie personali considerazioni anche in riferimento ad un recente articolo relativo al fenomeno del Burnout, che si verifica quando un operatore sanitario va in stress per eccesso di coinvolgimento e per l’incapacità di dare le risposte giuste alla persona sofferente. Ecco l’importanza di questo specifico modo di pregare per prevenire questo spiacevole fenomeno.

A questo punto sorgono delle domande spontanee: come possiamo riconoscere le piaghe di Gesù in cielo? Dov’è la scuola in cui si impara a conoscere le piaghe di Gesù, queste piaghe sacerdotali, di intercessione?. Papa Francesco ha affermato con decisione, come nel suo stile, che “le piaghe di Cristo si riconoscono nell’altro, in chi soffre, in chi è nel bisogno e risiede nelle “periferie dell’esistenza”.

“C’è un altro esodo da noi stessi: verso le piaghe dei nostri fratelli e delle nostre sorelle bisognosi” - ha concluso Francesco -“Se noi non riusciamo ad uscire da noi stessi verso il fratello bisognoso, verso il malato, l’ignorante, il povero, lo sfruttato, se noi non riusciamo a fare questa uscita da noi stessi verso quelle piaghe, non impareremo mai la libertà che ci porta nell’altra uscita da noi stessi, verso le piaghe di Gesù”.

Due quindi sono state le fondamentali indicazioni, fornite da Sua Santità Francesco, che rilanciano il nostro modo di pregare: “la fiducia, il coraggio che ci dà sapere che Gesù è davanti al Padre facendogli vedere le sue piaghe” e “l’umiltà di quelli che vanno a conoscere, a trovare le piaghe di Gesù in quei fratelli che portano ancora la Croce e ancora non hanno vinto, come ha vinto Gesù”. Ben conosceva questo pensiero la Beata Madre Teresa che lo applicò in tutta la sua vita terrena e che da lassù lo realizza ancora.

È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

In questo mondo dove regna la sfiducia verso il futuro e il prossimo Gesù attraverso papa Francesco invia a noi tutti la speranza e ci consegna un arma per combattere il male la preghiera

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