venerdì, aprile 19, 2013
Un incontro familiare attorno alla Parola di Dio insegna nell’umiltà a cattolici e ad anglicani a costruire lentamente i tempi di domani

di Renato Zilio

Listening to Bible. Il tema è un po’ generico, semplice, ma invitante: ascoltare la Bibbia. Ivor, pastore anglicano, non aggiunge altro se non un bel sorriso indiano come la sua origine, per comunicare l’invito. Così, in casa sua, luminosa ed accogliente ancor più di una casa inglese, ci si ritrova qualche giorno dopo. Una dozzina tra pastori, uomini o donne, un paio di orientali non cristiani e Joseph, un gesuita maltese, cattolico, che guida la riflessione. Si direbbe che sono le varie fedi riunite, per entrare nell’ascolto di un testo sacro. La domanda iniziale interpella ognuno: “Come la storia di un popolo alla ricerca di libertà e la fede coraggiosa di una comunità di discepoli si intessono con la mia vita quotidiana”.

Così, sommessamente, nella semplicità di un originale contesto fraterno, ognuno prende la parola. Con calma. Il primo osserva come “tessere” sia il migliore verbo evocativo, per parlare della Parola di Dio. Tessere significa in e out, movimento verso il dentro e verso il fuori, in tutta la sua valenza. Interiorità. Concretezza. “È una guida: essa conduce la mia vita” aggiunge sobriamente una pastora. Discreta, attenta, con uno sguardo azzurro - quasi fosse il profilo di Maria - tutto ti fa capire in lei la familiarità con le cose di Dio. “E da voi cattolici, quando avrete le donne prete?”mi fa con sorridente discrezione. E da sola, fissandomi, subito si dà lei stessa una risposta: presto! Chissà, forse la Bibbia le ha insegnato come Dio spesso è una sorpresa per l’umanità. Ama sorprendere...

“Tra i tanti libri che leggo questo è un libro che mi legge” articola lentamente un pastore. La parola passa da uno all’altro con calma, con rispetto. È come se uno aprisse un po’ la sua anima di credente e facesse un atto pubblico di fede. “È vitale per me pregare con la Parola di Dio” un altro ancora aggiunge come un soffio. Sembra che preghi da una vita.

“Il cammino di un popolo verso la libertà non è ancora finito, abbiamo bisogno di moving towards... di andare avanti” sottolinea un quinto. La Bibbia per me è come un’icona, confessa poi, Ivor. Una apertura davanti al mistero. E così parlando di mistero, si scantona nel discorso anche della messa cattolica in latino, che viene detta in qualche chiesa di Londra. Ma il conduttore gesuita taglia corto: se è d’accordo con il problema, non lo è per la soluzione. Si è perso nel celebrare il senso del mistero, che una lingua sconosciuta, antica poteva suggerire... Ma ripristinarlo non è la soluzione. E aggiunge che c’è anche il senso del dettaglio nella celebrazione: esso può diventare non una passione, ma una vera ossessione. Anche qui la Bibbia si rivela di attualità con il suo appello alla libertà. Alla liberazione da falsi idoli, che si possono nascondere anche nei dettagli. Qando la meticolosità sembra essere la nostra salvezza.

Il testo della Parola di Dio non è solo un testo da leggere. È una finestra, insiste ancora qualcun’altro. Manifesta una presenza, come un’icona o una pittura. La nostra guida sottolinea però anche l’importanza del contesto, di una comunità credente attorno alla Parola. È come visitare la cattedrale di Westminster in quanto turista. Quando è vuota, aggiunge, si osservano una teoria infinita di monumenti funebri, prodotti d’arte, soffitti cesellati, navate vuote. Invece, altra cosa è partecipare a una celebrazione viva, a un eveningsong, dove il contesto – una grande assemblea che ascolta, che prega e che canta - fa apprezzare la cattedrale in tutto il suo splendore, la sua funzione e la sua intensa vitalità. In action, si direbbe.

Questo approccio comunitario sorprende un po’ gli anglicani presenti. Da sempre da loro si sottolinea, invece, il rapporto personale, solitario, con la Bibbia. Sembra, allora, di risentire Elsa, a servizio da una padrona protestante, quando diceva: “Quanto mi piace il momento in cui la mia padrona verso sera si ritira! Accende l’abajour, prende la Bibbia e se la legge per mezz’ora: lo fa ogni giorno.” Così, senza accorgersi, si impara dall’altro, che ha fatto cammini diversi...

Anche qui, in casa di Ivor, si vede come attraverso l’esperienza di emigrare si incontrano sensibilità religiose e mondi differenti. Ma ciò insegna anche la delicatezza dell’incontro, l’audacia dell’ascolto, la stima. E fa capire che questo cammino con l’altro differente da noi è come scrivere in maniera originale il nostro avvenire. Dove “intessere” in questo modo – dentro e fuori di un’esistenza umana, la nostra – degli istanti del Regno di Dio. Sì, l’incontro con l’altro è sempre un educarsi alla grandezza dell’uomo e al suo mistero. “Pensare di conoscere tutto di un uomo - ricorda un proverbio orientale - è come credere che il mare finisca all'orizzonte”. Anche per una cultura o una religione. Immancabilmente.

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