Domani Primo maggio, festa del lavoro
Radio Vaticana - Tante le manifestazioni nel mondo per richiamare il diritto al lavoro, e cosi anche la tutela della dignità e della sicurezza dei lavoratori cosi come auspicato da Papa Francesco domenica scorsa al Regina Coeli. Il Pontefice aveva ricordato il crollo di una fabbrica in Bangladesh, in cui hanno perso la vita 381 operai; mancherebbero, però, all’appello altre 700 persone, mentre le ricerche sono state interrotte ieri. Roberta Gisotti ha intervistato Luca Visentini, segretario confederale del Ces, la Confederazione dei sindacati europei, a Bruxelles:
D. - Dottor Visentine, dobbiamo forse registrare passi indietro nel cammino dei lavoratori?
R. - Decisamente. Quello che è successo pochi giorni fa in Bangladesh lo testimonia. La cosa che mi ha colpito di più sono state le dichiarazioni delle grandi multinazionali europee e statunitensi, che hanno dichiarato che non è un problema loro garantire che i loro subappaltanti garantiscano, a loro volta, le condizioni di lavoro sicure e - diciamo - tutelate dei lavoratori di quel Paese. Non si capisce bene chi dovrebbe farsi carico della sicurezza degli edifici, della sicurezza delle condizioni di lavoro e così via? Di fronte al fatto che lo Stato del Bangladesh, e anche alcune imprese subappaltanti avevano chiesto un piano straordinario degli investimenti, che passava anche attraverso un incremento dei prezzi che le multinazionali devono pagare per farsi confezionare i prodotti che poi rivendono - certo volte - a cento volte il loro valore sui mercati occidentali: di fronte a questa richiesta, queste imprese multinazionali hanno risposto che sostanzialmente non gliene importa niente! Ecco, credo che questo vada esattamente nel senso inverso rispetto all’appello che Papa Francesco ha fatto e che noi condividiamo pienamente.
Radio Vaticana - Tante le manifestazioni nel mondo per richiamare il diritto al lavoro, e cosi anche la tutela della dignità e della sicurezza dei lavoratori cosi come auspicato da Papa Francesco domenica scorsa al Regina Coeli. Il Pontefice aveva ricordato il crollo di una fabbrica in Bangladesh, in cui hanno perso la vita 381 operai; mancherebbero, però, all’appello altre 700 persone, mentre le ricerche sono state interrotte ieri. Roberta Gisotti ha intervistato Luca Visentini, segretario confederale del Ces, la Confederazione dei sindacati europei, a Bruxelles:D. - Dottor Visentine, dobbiamo forse registrare passi indietro nel cammino dei lavoratori?
R. - Decisamente. Quello che è successo pochi giorni fa in Bangladesh lo testimonia. La cosa che mi ha colpito di più sono state le dichiarazioni delle grandi multinazionali europee e statunitensi, che hanno dichiarato che non è un problema loro garantire che i loro subappaltanti garantiscano, a loro volta, le condizioni di lavoro sicure e - diciamo - tutelate dei lavoratori di quel Paese. Non si capisce bene chi dovrebbe farsi carico della sicurezza degli edifici, della sicurezza delle condizioni di lavoro e così via? Di fronte al fatto che lo Stato del Bangladesh, e anche alcune imprese subappaltanti avevano chiesto un piano straordinario degli investimenti, che passava anche attraverso un incremento dei prezzi che le multinazionali devono pagare per farsi confezionare i prodotti che poi rivendono - certo volte - a cento volte il loro valore sui mercati occidentali: di fronte a questa richiesta, queste imprese multinazionali hanno risposto che sostanzialmente non gliene importa niente! Ecco, credo che questo vada esattamente nel senso inverso rispetto all’appello che Papa Francesco ha fatto e che noi condividiamo pienamente.
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