Creare le condizioni per trasformare la forza africana dispiegata in Mali in missione di mantenimento della pace dell’Onu: è questa la principale decisione presa dai capi di Stato della Comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas) riuniti per due giorni a Yamoussoukro, capitale amministrativa della Costa d’Avorio.
Radio Vaticana - Al termine del vertice è stato riconfermato per un anno il mandato del capo di Stato ivoriano Alassane Dramane Ouattara alla presidenza dell’organismo regionale. “In questa prospettiva auspico uno stretto coordinamento tra Cedeao, Unione Africana, autorità maliane e Consiglio di sicurezza per delineare un mandato in conformità con gli obiettivi di mantenimento della pace e di lotta al terrorismo” ha dichiarato Ouattara. Inoltre, nel comunicato finale viene chiesto a Bamako di dispiegare l’esercito maliano su tutto il territorio nazionale e sottolineato che prima di ogni forma di dialogo deve intervenire il disarmo dei gruppi ribelli; un riferimento specifico alla ribellione tuareg del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla) che potrebbe sedersi ad un tavolo negoziale col governo centrale. Sulla carta - riferisce l'agenzia Misna - la forza africana, forte a pieno regime di 8000 uomini, nell’ambito della Missione internazionale di sostegno al Mali (Misma) dovrebbe subentrare ai soldati francesi dell’operazione Serval e sostenere il contingente ciadiano, attualmente in prima linea per ristabilire la sicurezza all’estremo nord del paese. Mentre era in corso il vertice di Yamoussoukro, a New York i 15 Stati membri del Consiglio di sicurezza hanno chiesto al segretario generale Ban Ki-moon di presentare entro fine marzo un rapporto sulle condizioni e i termini di un dispiegamento di Caschi blu dell’Onu in Mali.
Un tale scenario sarà possibile solo dopo che le autorità maliane avranno indirizzato una richiesta formale alle Nazioni Unite con la quale sollecitano l’invio di un’operazione di peacekeeping. Intanto il rappresentante speciale dell’Unione Africana in Mali e capo della Misma, l’ex presidente burundese Pierre Buyoya, ha avvertito che “non bisogna lasciare incompiuto il lavoro nel nord del Paese”, suggerendo che “il ritiro francese sia progressivo”. Buyoya ha assicurato che le truppe africane “lavorano già in stretta collaborazione con l’esercito francese così da subentrare alle forze di Parigi se queste dovessero ritirarsi tra un mese, due o tre”. Dal canto suo l’Unione Europea si è impegnata ad attuare in Mali un intervento “comune, coerente e globale per far fronte a tutte le sfide in materia di sviluppo” ha dichiarato il commissario Andris Piebalgs. Bruxelles sta organizzando per il mese di maggio una conferenza internazionale dei donatori. (R.P.)
Radio Vaticana - Al termine del vertice è stato riconfermato per un anno il mandato del capo di Stato ivoriano Alassane Dramane Ouattara alla presidenza dell’organismo regionale. “In questa prospettiva auspico uno stretto coordinamento tra Cedeao, Unione Africana, autorità maliane e Consiglio di sicurezza per delineare un mandato in conformità con gli obiettivi di mantenimento della pace e di lotta al terrorismo” ha dichiarato Ouattara. Inoltre, nel comunicato finale viene chiesto a Bamako di dispiegare l’esercito maliano su tutto il territorio nazionale e sottolineato che prima di ogni forma di dialogo deve intervenire il disarmo dei gruppi ribelli; un riferimento specifico alla ribellione tuareg del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla) che potrebbe sedersi ad un tavolo negoziale col governo centrale. Sulla carta - riferisce l'agenzia Misna - la forza africana, forte a pieno regime di 8000 uomini, nell’ambito della Missione internazionale di sostegno al Mali (Misma) dovrebbe subentrare ai soldati francesi dell’operazione Serval e sostenere il contingente ciadiano, attualmente in prima linea per ristabilire la sicurezza all’estremo nord del paese. Mentre era in corso il vertice di Yamoussoukro, a New York i 15 Stati membri del Consiglio di sicurezza hanno chiesto al segretario generale Ban Ki-moon di presentare entro fine marzo un rapporto sulle condizioni e i termini di un dispiegamento di Caschi blu dell’Onu in Mali.Un tale scenario sarà possibile solo dopo che le autorità maliane avranno indirizzato una richiesta formale alle Nazioni Unite con la quale sollecitano l’invio di un’operazione di peacekeeping. Intanto il rappresentante speciale dell’Unione Africana in Mali e capo della Misma, l’ex presidente burundese Pierre Buyoya, ha avvertito che “non bisogna lasciare incompiuto il lavoro nel nord del Paese”, suggerendo che “il ritiro francese sia progressivo”. Buyoya ha assicurato che le truppe africane “lavorano già in stretta collaborazione con l’esercito francese così da subentrare alle forze di Parigi se queste dovessero ritirarsi tra un mese, due o tre”. Dal canto suo l’Unione Europea si è impegnata ad attuare in Mali un intervento “comune, coerente e globale per far fronte a tutte le sfide in materia di sviluppo” ha dichiarato il commissario Andris Piebalgs. Bruxelles sta organizzando per il mese di maggio una conferenza internazionale dei donatori. (R.P.)
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