Ha quattro zampe e grufola, il "cesio 137". Non si tratta di un animale ma di un isotopo radioattivo che è finito nei cinghiali della Valsesia, in provincia di Vercelli.
Salvaleforeste - La presenza di cesio 137 è stata rilavata in 27 cinghiali abbattuti dai cacciatori tra il 2012 e il 2013. Tracce consistentiche superano fino a dieci volte la soglia prevista dai regolamenti in caso di incidente nucleare. Da dove viene questa radioattività? I campioni erano stati prelevati per essere sottoposti ad una indagine sulla trichinellosi, una malattia parassitaria che colpisce prevalentemente suini e cinghiali, poi sono stati sottoposti a un test di screening per la ricerca del Cesio 137, per mettere a punto la metodica stessa, coerentemente con la Raccomandazione della Commissione Europea del 14 Aprile 2003 (2003/274/CE). "I risultati hanno evidenziato la presenza di un numero consistente di campioni con livelli di Cesio 137
superiori a 600 Bq/Kg (Becquerel per Kilo, unità di misura per il cesio 137) - spiega il ministero - I valori dei campioni oscillano in un range tra 0 e 5621 Bq/Kg e 27 campioni presentano valori al di sopra dei 600 Bq/kg. Ad oggi dei 27 con valore superiore alla soglia ne sono stati inviati 10 al Centro di Referenza Nazionale per la Ricerca della Radioattività nel Settore Zootecnico Veterinario dell'IZS di Puglia e Basilicata; 9 sono stati confermati, con la metodica accreditata, con valori superiori ai 600 Bq/Kg. Il decimo campione ha un valore attorno ai 500 Bq/Kg. E' programmato l'invio dei 17 rimanenti campioni positivi allo screening al Centro di Referenza nazionale di Foggia. Il cesio 137 è un isotopo radioattivo rilasciato, tra l'altro, nel 1986 dalla centrale di Chernobyl".
La pista di Chernobyl è indicata anche da Gian Piero Godio, un esperto in questioni nucleari di Legambiente Piemonte e Val d'Aosta. Godio parla di un'eredità del fall-out del disastro nucleare del 1986: «Non può essere altro che la ricaduta delle emissioni della centrale di Chernobyl. Altre spiegazioni non potrebbero esserci: il comprensorio della Valsesia non presenta alcuna sorgente radioattiva. La causa più probabile del contagio sono le sostanze emesse in seguito all'incidente nucleare dell'86. Anche se i livelli di Cesio 137 riscontrati negli animali abbattuti mi sembrano quasi inverosimili». Secondo la Lipu, la colpa è della troppa superficialità nella gestione della caccia, anche in termini sanitari, dopo il ritrovamento di grandi concentrazioni di Cesio 137 in alcuni cinghiali cacciati in Piemonte durante la stagione venatoria 2012-2013. "Al problema del piombo, ancora troppo sottovalutato, si aggiunge ora questa inquietante minaccia della radioattività – prosegue Mamone Capria - sulla quale occorrono immediatamente tutti gli approfondimenti del caso, anche tramite la creazione di una task force congiunta tra ministeri e regioni. Sebbene la stagione venatoria sia conclusa, è necessario un blocco sine die di ogni forma di attività venatoria, anche ovviamente quella di selezione, fino a quando la situazione non sarà del tutto chiarita e l’allarme cessato. "In tutto questo – prosegue Mamone Capria - i cinghiali continuano ad essere vittime innocenti: di immissioni sconsiderate a fini venatori, di criminalizzazione e ora anche di inquinamento genetico. Serve davvero più rispetto per la natura - conclude il presidente LIPU – e pratiche più attente e responsabili, anche nei confronti delle persone".
Salvaleforeste - La presenza di cesio 137 è stata rilavata in 27 cinghiali abbattuti dai cacciatori tra il 2012 e il 2013. Tracce consistentiche superano fino a dieci volte la soglia prevista dai regolamenti in caso di incidente nucleare. Da dove viene questa radioattività? I campioni erano stati prelevati per essere sottoposti ad una indagine sulla trichinellosi, una malattia parassitaria che colpisce prevalentemente suini e cinghiali, poi sono stati sottoposti a un test di screening per la ricerca del Cesio 137, per mettere a punto la metodica stessa, coerentemente con la Raccomandazione della Commissione Europea del 14 Aprile 2003 (2003/274/CE). "I risultati hanno evidenziato la presenza di un numero consistente di campioni con livelli di Cesio 137
superiori a 600 Bq/Kg (Becquerel per Kilo, unità di misura per il cesio 137) - spiega il ministero - I valori dei campioni oscillano in un range tra 0 e 5621 Bq/Kg e 27 campioni presentano valori al di sopra dei 600 Bq/kg. Ad oggi dei 27 con valore superiore alla soglia ne sono stati inviati 10 al Centro di Referenza Nazionale per la Ricerca della Radioattività nel Settore Zootecnico Veterinario dell'IZS di Puglia e Basilicata; 9 sono stati confermati, con la metodica accreditata, con valori superiori ai 600 Bq/Kg. Il decimo campione ha un valore attorno ai 500 Bq/Kg. E' programmato l'invio dei 17 rimanenti campioni positivi allo screening al Centro di Referenza nazionale di Foggia. Il cesio 137 è un isotopo radioattivo rilasciato, tra l'altro, nel 1986 dalla centrale di Chernobyl".
La pista di Chernobyl è indicata anche da Gian Piero Godio, un esperto in questioni nucleari di Legambiente Piemonte e Val d'Aosta. Godio parla di un'eredità del fall-out del disastro nucleare del 1986: «Non può essere altro che la ricaduta delle emissioni della centrale di Chernobyl. Altre spiegazioni non potrebbero esserci: il comprensorio della Valsesia non presenta alcuna sorgente radioattiva. La causa più probabile del contagio sono le sostanze emesse in seguito all'incidente nucleare dell'86. Anche se i livelli di Cesio 137 riscontrati negli animali abbattuti mi sembrano quasi inverosimili». Secondo la Lipu, la colpa è della troppa superficialità nella gestione della caccia, anche in termini sanitari, dopo il ritrovamento di grandi concentrazioni di Cesio 137 in alcuni cinghiali cacciati in Piemonte durante la stagione venatoria 2012-2013. "Al problema del piombo, ancora troppo sottovalutato, si aggiunge ora questa inquietante minaccia della radioattività – prosegue Mamone Capria - sulla quale occorrono immediatamente tutti gli approfondimenti del caso, anche tramite la creazione di una task force congiunta tra ministeri e regioni. Sebbene la stagione venatoria sia conclusa, è necessario un blocco sine die di ogni forma di attività venatoria, anche ovviamente quella di selezione, fino a quando la situazione non sarà del tutto chiarita e l’allarme cessato. "In tutto questo – prosegue Mamone Capria - i cinghiali continuano ad essere vittime innocenti: di immissioni sconsiderate a fini venatori, di criminalizzazione e ora anche di inquinamento genetico. Serve davvero più rispetto per la natura - conclude il presidente LIPU – e pratiche più attente e responsabili, anche nei confronti delle persone".
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