mercoledì, febbraio 06, 2013
Dal più grande parco serricolo fotovoltaico di Villasor, in provincia di Cagliari, all’esperienza di Bobore e Milena, una giovane coppia che vive nelle valli della Barbagia, tra Nuoro e Orgosolo: scopriamo alcuni esempi di “agricoltura sinergica”

di Paola Bisconti

A Villasor, in provincia di Cagliari, sorge il parco serricolo fotovoltaico più grande del mondo: si chiama Su Scioffu e si estende su una superficie di 26 ettari per una potenza complessiva di 20 MW. Con un investimento di 80 milioni di euro la Mbcel, azienda indiana, e la General Electric, multinazionale americana, hanno realizzato in soli 4 mesi un complesso da record che comprende 134 serre coperte.da 84.400 pannelli al silicio policristallino. Con questi numeri la Sardegna è diventata la prima regione italiana ad utilizzare l’energia solare per produrre colture di qualità, dimostrando come attraverso le tecniche rinnovabili sia possibile favorire lo sviluppo innovativo dell’agricoltura, e anche offrire un gran numero di posti di lavoro. A distanza di un anno dalla nascita della centrale verde, il parco ha prodotto addirittura più delle attese. Aziende simili a quella sarda si trovano anche in provincia di Brescia, a Novara, a Savona, a Recanati, ma la Sardegna con questo investimento rimane la regione pioniera del fotovoltaico. L’aspetto agricolo della serra è gestito dalla società Twelve Energy Società Agricola, che attraverso alcuni accordi fatti con le cooperative locali si occupa della coltivazione e commercializzazione dell’ortofrutta di oltre 12 tipi di colture.

C’è un altro aspetto, oltre al mega parco serricolo fotovoltaico, che rende l’isola un esempio da emulare: nel 2009 Bobore Bussa e Milena Carta hanno fondato l’azienda “Massajos” in un’area tra Nuoro e Orgossolo, nella valle di Baddemanna, in Barbagia. La laurea in Agraria di Bobore, 37 anni, e quella in Scienze ambientali di Milena, 35, ha permesso loro di scoprire un nuovo modo di coltivare la terra, ben lontano dall’idea faticosa del contadino chino a scavare solchi nella terra. La giovane coppia infatti privilegia l’agricoltura sinergica che si basa sulla necessità di associare le piante alle condizioni biochimiche nel terreno in modo naturale, creando un ecosistema che non impoverisce il terreno ma gli consente di auto-sostenersi. Bobore e Milena nella loro oasi verde hanno coperto il terreno con la paglia secca per mantenere l’umidità di superficie evitando così di innaffiare frequentemente, hanno piantato gli ortaggi in modo tale che ciascuna pianta possa togliere i parassiti dell’altra , evitando così i pesticidi, hanno creato dei cumuli di cipolla e aglio che con il loro odore allontanano gli insetti dannosi. I giovani agricoltori inoltre attraverso l’impiego di semi rustici hanno ricavato piante di varietà autoctone, la gran parte delle quali perse a causa dell’agricoltura avanzata, come la pira camusina, la cicerchia o lo scalogno. La fattoria bio di Bobore e Milena è visitata anche dalle scolaresche che attraverso i laboratori ludico-ricreativi imparano ad apprezzare il buon sapore delle verdure e di tutti i frutti della terra. Ogni fine settimana invece i due ragazzi si occupano della consegna a domicilio dei prodotti del loro orto ai cittadini di Nuoro, che preferiscono di gran lunga la qualità di questa merce rispetto a quella venduta negli ipermercati.

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa