Bauman: "Dialogo e cooperazione gli agenti del cambiamento"
Sono "dialogo e cooperazione" i due agenti del cambiamento capaci di rispondere alla necessità di un nuovo umanesimo. Li individua Zygmunt Bauman, il sociologo e filosofo polacco ospite oggi a Roma della tavola rotonda "Verso un nuovo umanesimo: un'umanità smarrita in cerca del suo futuro", organizzata dall'associazione Greenaccord onlus, in collaborazione con Università Lumsa, Fnsi, Associazione stampa romana e con il contributo di Logos e Fatigapplati. All'incontro, moderato dalla giornalista Letizia Leviti, hanno partecipato anche il filosofo Aldo Masullo e Vittorio V. Alberti del Pontificio consiglio per la Giustizia e la Pace.
Il segno distintivo del nostro tempo è la "forte discrepanza tra l'interdipendenza globale e gli strumenti di azione collettiva - afferma Bauman - caratterizzati da vincoli locali, incapaci quest'ultimi di stare al passo con la rapida espansione della prima". "Assistiamo al divorzio tra potere e politica intesa come capacità di decidere di quali cose abbiamo bisogno, con la conseguente crisi, cui si aggiunge un deficit del potere: da un lato potenze mondiali in un'extraterritoriale 'terra di nessuno', emancipata dal controllo politico, dall'altro strumenti politici locali di singoli Stati, come avveniva prima della globalizzazione dell'interdipendenza".
La via d'uscita indicata dal sociologo è "costruire - afferma durante la tavola rotonda - un'umanità fuori dalla sovrabbondanza di Stati-nazione, con urgenza: si tratta di una questione di vita o di morte". Davanti a una modernità che si confronta inesorabilmente con i propri limiti e con una crisi economica profonda che suggerisce la necessità di ripensare un nuovo modello di sviluppo, Bauman analizza il modello di società dominante in cui "l'aumento dei consumi è considerato come unico modo per cercare la felicità e liberarsi dei conflitti sociali e politici". Questa è una "ricetta - ammette lo studioso polacco - per esaurire le limitate risorse del pianeta, la nostra casa comune: abbiamo giá consumato il 50% di risorse in più di quelle che la Terra è in grado di fornire e, secondo la maggioranza delle stime, entrò la metà di questo secolo ci vorrebbe non uno ma tre pianeti per sopravvivere, se il nostro stile di vita non cambia".
"E su questo sta combattendo Greenaccord" afferma il filosofo e sociologo che ammette di osservare con interesse le attività dell'associazione e la domanda che suggerisce è " L'umanità ha un futuro? Ma anche il futuro ha un'umanità?". Il sociologo rifacendosi al collega statunitense Richard Sennet, propone due capisaldi per un nuovo umanesimo: dialogo e cooperazione. Dialogo inteso come "aperto e informale, senza norme precostituite". Un dialogo che diventa cooperazione, secondo l'interpretazione dello studioso polacco. "La cooperazione - dichiara - è un gioco in cui non ci sono vincitori o sconfitti, tutti emergono arricchiti dall'esperienza condivisa del dialogo".
Il filosofo Aldo Masullo, invece, ha posto l'accento sul consumismo come fase in cui noi "ci consumiamo nella nostra umanitá , prendendo ciò che ci fa essere uomini", sottolineando inoltre come "la conoscenza e l'informazione" siano "la chiave per cogliere la criticitá di quest'epoca e porci rimedio". Vittorio V. Alberti del Pontificio consiglio per la Giustizia e la Pace, altro interlocutore di Bauman, ha evidenziato che "il problema è che il capitalismo come si configura oggi, si fa cultura ma non dà origine a nuovi valori. Ci troviamo quindi in un presente oscuro, a cui va contrapposto un'idea di umanesimo".
Sono "dialogo e cooperazione" i due agenti del cambiamento capaci di rispondere alla necessità di un nuovo umanesimo. Li individua Zygmunt Bauman, il sociologo e filosofo polacco ospite oggi a Roma della tavola rotonda "Verso un nuovo umanesimo: un'umanità smarrita in cerca del suo futuro", organizzata dall'associazione Greenaccord onlus, in collaborazione con Università Lumsa, Fnsi, Associazione stampa romana e con il contributo di Logos e Fatigapplati. All'incontro, moderato dalla giornalista Letizia Leviti, hanno partecipato anche il filosofo Aldo Masullo e Vittorio V. Alberti del Pontificio consiglio per la Giustizia e la Pace.
Il segno distintivo del nostro tempo è la "forte discrepanza tra l'interdipendenza globale e gli strumenti di azione collettiva - afferma Bauman - caratterizzati da vincoli locali, incapaci quest'ultimi di stare al passo con la rapida espansione della prima". "Assistiamo al divorzio tra potere e politica intesa come capacità di decidere di quali cose abbiamo bisogno, con la conseguente crisi, cui si aggiunge un deficit del potere: da un lato potenze mondiali in un'extraterritoriale 'terra di nessuno', emancipata dal controllo politico, dall'altro strumenti politici locali di singoli Stati, come avveniva prima della globalizzazione dell'interdipendenza".
La via d'uscita indicata dal sociologo è "costruire - afferma durante la tavola rotonda - un'umanità fuori dalla sovrabbondanza di Stati-nazione, con urgenza: si tratta di una questione di vita o di morte". Davanti a una modernità che si confronta inesorabilmente con i propri limiti e con una crisi economica profonda che suggerisce la necessità di ripensare un nuovo modello di sviluppo, Bauman analizza il modello di società dominante in cui "l'aumento dei consumi è considerato come unico modo per cercare la felicità e liberarsi dei conflitti sociali e politici". Questa è una "ricetta - ammette lo studioso polacco - per esaurire le limitate risorse del pianeta, la nostra casa comune: abbiamo giá consumato il 50% di risorse in più di quelle che la Terra è in grado di fornire e, secondo la maggioranza delle stime, entrò la metà di questo secolo ci vorrebbe non uno ma tre pianeti per sopravvivere, se il nostro stile di vita non cambia".
"E su questo sta combattendo Greenaccord" afferma il filosofo e sociologo che ammette di osservare con interesse le attività dell'associazione e la domanda che suggerisce è " L'umanità ha un futuro? Ma anche il futuro ha un'umanità?". Il sociologo rifacendosi al collega statunitense Richard Sennet, propone due capisaldi per un nuovo umanesimo: dialogo e cooperazione. Dialogo inteso come "aperto e informale, senza norme precostituite". Un dialogo che diventa cooperazione, secondo l'interpretazione dello studioso polacco. "La cooperazione - dichiara - è un gioco in cui non ci sono vincitori o sconfitti, tutti emergono arricchiti dall'esperienza condivisa del dialogo".
Il filosofo Aldo Masullo, invece, ha posto l'accento sul consumismo come fase in cui noi "ci consumiamo nella nostra umanitá , prendendo ciò che ci fa essere uomini", sottolineando inoltre come "la conoscenza e l'informazione" siano "la chiave per cogliere la criticitá di quest'epoca e porci rimedio". Vittorio V. Alberti del Pontificio consiglio per la Giustizia e la Pace, altro interlocutore di Bauman, ha evidenziato che "il problema è che il capitalismo come si configura oggi, si fa cultura ma non dà origine a nuovi valori. Ci troviamo quindi in un presente oscuro, a cui va contrapposto un'idea di umanesimo".
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