“I siriani sono stremati. Troppi mesi di violenze e odio insensato, mentre la comunità internazionale non agisce con la tempestività necessaria per fermare questa spirale di violenza che rischia di inghiottire tutti”.
Misna - Ha un tono fermo ma disilluso monsignor Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco contattato dalla MISNA in uno dei giorni più difficili per gli abitanti della capitale siriana. Secondo le ultime informazioni in circolazione sarebbero più di 40, forse 53 e in maggioranza civili, le vittime dell’esplosione avvenuta oggi al centro della città nei pressi di una sede del partito Baath di governo: lo ha reso noto l’agenzia stampa Sana precisando tuttavia che il bilancio dell’attacco – il più devastante delle ultime settimane – potrebbe non essere definitivo.
“La gente sta perdendo la speranza di vedere la fine di tutto questo” osserva il rappresentante vaticano, ammonendo dalle conseguenze di un conflitto “che indurisce i cuori e genera sempre nuova violenza nel paese”. L’attentato, avvenuto nel quartiere di Mezraa, è stato messo a segno con un’autobomba esplosa non lontano da un posto di blocco e da una scuola della zona, la Abdallah ben Zubeir, al cui interno si trovavano gli studenti più piccoli.
L’azione, che non è stata rivendicata, è stata condannata dal governo del presidente Bashar al Assad e dai ribelli antigovernativi che combattono per rovesciare il regime.
Anche l’ambasciata russa a Damasco é rimasta danneggiata nell’attentato esplosivo verificatasi nella capitale siriana secondo un diplomatico russo citato dall’agenzia Itar-Tass. I vetri sono andati in frantumi ed ora il personale sta accertando l’entità complessiva dei danni.
Poco fa inoltre, due colpi di obice hanno centrato il quartier generale dello Stato maggiore della difesa, sempre nella capitale, nel quartiere Omayyade. Ieri, un ordigno aveva colpito le mura del palazzo presidenziale di Tishreen per la prima volta dall’inizio del conflitto circa due anni fa.
Intanto dal Cairo, dove è riunita per un vertice, la Coalizione nazionale siriana si è detta pronta a negoziare per porre fine alle violenze a condizione che il presidente Assad non sia incluso in nessuna soluzione possibile. In un comunicato, la coalizione chiede che Assad e i suoi vengano giudicati, ma non fa esplicito riferimento ad una sua espulsione dal paese come precondizione per aprire il negoziato.
Misna - Ha un tono fermo ma disilluso monsignor Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco contattato dalla MISNA in uno dei giorni più difficili per gli abitanti della capitale siriana. Secondo le ultime informazioni in circolazione sarebbero più di 40, forse 53 e in maggioranza civili, le vittime dell’esplosione avvenuta oggi al centro della città nei pressi di una sede del partito Baath di governo: lo ha reso noto l’agenzia stampa Sana precisando tuttavia che il bilancio dell’attacco – il più devastante delle ultime settimane – potrebbe non essere definitivo.
“La gente sta perdendo la speranza di vedere la fine di tutto questo” osserva il rappresentante vaticano, ammonendo dalle conseguenze di un conflitto “che indurisce i cuori e genera sempre nuova violenza nel paese”. L’attentato, avvenuto nel quartiere di Mezraa, è stato messo a segno con un’autobomba esplosa non lontano da un posto di blocco e da una scuola della zona, la Abdallah ben Zubeir, al cui interno si trovavano gli studenti più piccoli.
L’azione, che non è stata rivendicata, è stata condannata dal governo del presidente Bashar al Assad e dai ribelli antigovernativi che combattono per rovesciare il regime.
Anche l’ambasciata russa a Damasco é rimasta danneggiata nell’attentato esplosivo verificatasi nella capitale siriana secondo un diplomatico russo citato dall’agenzia Itar-Tass. I vetri sono andati in frantumi ed ora il personale sta accertando l’entità complessiva dei danni.
Poco fa inoltre, due colpi di obice hanno centrato il quartier generale dello Stato maggiore della difesa, sempre nella capitale, nel quartiere Omayyade. Ieri, un ordigno aveva colpito le mura del palazzo presidenziale di Tishreen per la prima volta dall’inizio del conflitto circa due anni fa.
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