Sono continuati con una certa intensità i raid aerei francesi sulla regione di Kidal, all’estremo nord-est del Mali, nei pressi del confine con l’Algeria, con l’obiettivo dichiarato di “distruggere depositi, centri di addestramento e basi” dei ribelli islamisti rifugiati da giorni nel remoto massiccio montuoso degli Ifoghas.
Misna - A darne conferma in un’intervista all’emittente ‘France Inter’ è il capo della diplomazia francese Laurent Fabius, senza però confermare la possibilità di una successiva operazione di terra nella zona. Inoltre il ministro degli Esteri ha dichiarato che “un ritiro del contingente francese da Timbuctù può intervenire in tempi molto brevi”. Inoltre, secondo le autorità di Parigi, è proprio nell’area degli Ifoghas che sarebbero detenuti i sette ostaggi francesi rapiti mesi fa in Mali e nel vicino Niger. Sulla vicenda il ministro Fabius ha assicurato che “il governo continua ad agire con determinazione e discrezione”.
Intanto fonti del governatorato di Kidal hanno annunciato l’arresto nei pressi del confine con l’Algeria di un capo ribelle, Mohamed Moussa Ag Mouhamed, presentato come il numero di tre degli islamisti di Ansar Al Din. L’uomo, sempre secondo la stessa fonte, “era la testa pensante del gruppo ribelle a Timbuctù (nord-ovest), il capo locale della polizia islamista e ordinava di fare tagliare le mani”. Senza precisare chi ha arrestato il leader ribelle, la stampa maliana ha riferito che sarebbe stato portato verso Kidal. Nella stessa occasione sarebbe finito in manette anche un certo Oumeini Ould Baba Akhmed, presunto affiliato al Movimento per l’unità e il jihad in Africa occidentale (Mujao). La zona dell’arresto, quella di Tessalit, 200 chilometri al nord di Kidal, è stata colpita da intensi bombardamenti francesi nella notte tra sabato e domenica.
Tra il 26 e il 27 gennaio i soldati dell’operazione ‘Serval’ e i militari di Bamako sono riusciti a prendere il controllo, senza incontrare grande resistenza, dei capoluoghi settentrionali di Gao e Timbuctù. Nell’ultimo capoluogo di Kidal invece sono entrate le truppe di Parigi e un piccolo contingente ciadiano, mentre i gruppi ribelli tuareg rifiutano la presenza di soldati maliani e dei paesi dell’Africa occidentale per timore di “violazioni” ai danni delle minoranze etniche.
In questa nuova fase dell’offensiva, il governo dell’ex potenza coloniale ha auspicato che “le forze africane della Missione internazionale di sostegno al Mali (Misma) possano prendere il nostro posto in tempi brevi in tutte le città che già controlliamo” ha aggiunto Fabius, sottolineando che “non siamo venuti per rimanere”. Esperti militari hanno invece evidenziato che a questo punto i rischi maggiori sul terreno sono rappresentati da ordigni artigianali e mine anti-uomo piazzate dai gruppi armati prima del ritiro dai centri abitati del centro-nord. Sabato due civili hanno perso la vita e sette altri sono rimasti feriti in un’esplosione che si è verificata lungo la strada tra Gao e Kidal.
L’attualità maliana dello scorso fine settimana è stata, però, dominata dalla visita lampo nell’ex colonia francese del presidente François Hollande, accolto a Bamako e a Timbuctù da “grida di gioia” e “lacrime di felicità” per l’intervento armato cominciato l’11 gennaio. Da Parigi, il vice presidente statunitense Joe Biden, a colloquio oggi con Hollande, ha confermato il sostegno all’intervento militare francese con appoggio logistico e scambi di informazioni di Washington per “privare i terroristi di ogni possibile santuario” e “ristabilire un governo democratico” in Mali.
Misna - A darne conferma in un’intervista all’emittente ‘France Inter’ è il capo della diplomazia francese Laurent Fabius, senza però confermare la possibilità di una successiva operazione di terra nella zona. Inoltre il ministro degli Esteri ha dichiarato che “un ritiro del contingente francese da Timbuctù può intervenire in tempi molto brevi”. Inoltre, secondo le autorità di Parigi, è proprio nell’area degli Ifoghas che sarebbero detenuti i sette ostaggi francesi rapiti mesi fa in Mali e nel vicino Niger. Sulla vicenda il ministro Fabius ha assicurato che “il governo continua ad agire con determinazione e discrezione”.
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Tra il 26 e il 27 gennaio i soldati dell’operazione ‘Serval’ e i militari di Bamako sono riusciti a prendere il controllo, senza incontrare grande resistenza, dei capoluoghi settentrionali di Gao e Timbuctù. Nell’ultimo capoluogo di Kidal invece sono entrate le truppe di Parigi e un piccolo contingente ciadiano, mentre i gruppi ribelli tuareg rifiutano la presenza di soldati maliani e dei paesi dell’Africa occidentale per timore di “violazioni” ai danni delle minoranze etniche.
In questa nuova fase dell’offensiva, il governo dell’ex potenza coloniale ha auspicato che “le forze africane della Missione internazionale di sostegno al Mali (Misma) possano prendere il nostro posto in tempi brevi in tutte le città che già controlliamo” ha aggiunto Fabius, sottolineando che “non siamo venuti per rimanere”. Esperti militari hanno invece evidenziato che a questo punto i rischi maggiori sul terreno sono rappresentati da ordigni artigianali e mine anti-uomo piazzate dai gruppi armati prima del ritiro dai centri abitati del centro-nord. Sabato due civili hanno perso la vita e sette altri sono rimasti feriti in un’esplosione che si è verificata lungo la strada tra Gao e Kidal.
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