Dopo otto secoli aperta la tomba alla presenza di frati da tutto il mondo
Di eta' compresa fra i 30-35 e 50-55 anni, ''vissuti in buone condizioni igienico-sanitarie soprattutto in fase evolutiva, sottoposti a stress biomeccanico interessante in particolar modo il rachide e gli arti inferiori''. E' uno dei passaggi della relazione medico-scientifica stilata dopo la ricognizione dei resti mortali dei cinque compagni di San Francesco - i frati Bernardo, Silvestro, Guglielmo, Eletto e Valentino - sepolti nel transetto di destra della Basilica inferiore dedicata al Santo, ad Assisi.
I resti di quei fratelli che seguirono Francesco nella sua straordinaria avventura di vivere con radicalita' il Vangelo sono stati esaminati da una commissione di esperti storici, artistici e medici. All'apertura della tomba - avvenuta il 20 dicembre scorso, dopo l'autorizzazione della Santa sede - erano presenti i rappresentanti del movimento francescano, il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, il custode del Sacro convento, padre Giuseppe Piemontese.
I resti - che si trovavano in tre casse lignee, due delle quali divise in due scomparti - sono stati poi ricomposti, dopo la ricognizione, in cinque urne in plexiglass, ricollocate nel loculo originale, dopo una solenne commemorazione presieduta dal ministro generale dei frati minori conventuali, padre Marco Tasca. Nel frattempo tutto lo spazio tombale, compreso l'affresco sovrastante - opera di Pietro Lorenzetti, nella seconda decade del '300 - era stato ripulito e restaurato dall'equipe del prof. Sergio Fusetti, capo dei restauratori della Basilica di San Francesco.
E' stata la prima volta, in assoluto - ha detto il direttore della Sala stampa, padre Enzo Fortunato, annunciando l'evento sul sito sanfrancesco.org - che quella tomba e' stata riaperta e i resti di Bernardo, Silvestro, Guglielmo, Eletto e Valentino, sottoposti a ricognizione.
Attorno al 1930, invece, erano stati riesumati altri quattro compagni di Francesco - Rufino, Leone, Angelo e Masseo - che erano sepolti nel transetto sinistro della stessa Basilica. Dopo la riesumazione sono stati collocati nei quattro angoli della cripta, ai lati della tomba del Santo, dove ora si trovano. Il sepolcro, che custodisce il corpo di San Francesco, venne invece riaperto nel 1818. L'opera di ricognizione del resti mortali del Santo duro' due anni. Il 5 settembre del 1820, Papa Pio VII dichiaro' certa e indubitabile l'identita' del corpo di San Francesco. Il 24 gennaio 1978, su disposizione di Papa Paolo VI, si procedette a una nuova ricognizione del corpo del Santo che, oltre a confermare i dati precedenti, permise anche un migliore intervento conservativo delle spoglie, sistemate in una urna in plexiglass, chiusa nella precedente cassa bronzea del 1820, a sua volta deposta nell'originale urna di pietra.
''Non e' casuale - ha dichiarato il custode del Sacro convento, padre Giuseppe Piemontese - che la riesumazione e la ricognizione dei resti dei primi compagni di Francesco siano avvenuti mentre ad Assisi e' in corso il 200/o Capitolo generale dell'Ordine dei frati minori conventuali. E' stata una scelta precisa: quella di indicare la continuita' e la forza di una testimonianza spirituale che, da otto secoli, segna decisamente il cammino della storia. E di cammino vero si tratta se, come emerso dalla relazione medico-scientifica, i resti dei cinque compagni di Francesco evidenziano uno stresso biomeccanico che interessa in particolare gli arti inferiori. I frati - allora e oggi - vanno per le strade del mondo, come raccomandava Francesco, vivendo e annunciando la fraternita' e il Vangelo. La comunita' francescana di oggi non dimentica i suoi primi fratelli".
Di eta' compresa fra i 30-35 e 50-55 anni, ''vissuti in buone condizioni igienico-sanitarie soprattutto in fase evolutiva, sottoposti a stress biomeccanico interessante in particolar modo il rachide e gli arti inferiori''. E' uno dei passaggi della relazione medico-scientifica stilata dopo la ricognizione dei resti mortali dei cinque compagni di San Francesco - i frati Bernardo, Silvestro, Guglielmo, Eletto e Valentino - sepolti nel transetto di destra della Basilica inferiore dedicata al Santo, ad Assisi.
I resti di quei fratelli che seguirono Francesco nella sua straordinaria avventura di vivere con radicalita' il Vangelo sono stati esaminati da una commissione di esperti storici, artistici e medici. All'apertura della tomba - avvenuta il 20 dicembre scorso, dopo l'autorizzazione della Santa sede - erano presenti i rappresentanti del movimento francescano, il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, il custode del Sacro convento, padre Giuseppe Piemontese.
I resti - che si trovavano in tre casse lignee, due delle quali divise in due scomparti - sono stati poi ricomposti, dopo la ricognizione, in cinque urne in plexiglass, ricollocate nel loculo originale, dopo una solenne commemorazione presieduta dal ministro generale dei frati minori conventuali, padre Marco Tasca. Nel frattempo tutto lo spazio tombale, compreso l'affresco sovrastante - opera di Pietro Lorenzetti, nella seconda decade del '300 - era stato ripulito e restaurato dall'equipe del prof. Sergio Fusetti, capo dei restauratori della Basilica di San Francesco.
E' stata la prima volta, in assoluto - ha detto il direttore della Sala stampa, padre Enzo Fortunato, annunciando l'evento sul sito sanfrancesco.org - che quella tomba e' stata riaperta e i resti di Bernardo, Silvestro, Guglielmo, Eletto e Valentino, sottoposti a ricognizione.
Attorno al 1930, invece, erano stati riesumati altri quattro compagni di Francesco - Rufino, Leone, Angelo e Masseo - che erano sepolti nel transetto sinistro della stessa Basilica. Dopo la riesumazione sono stati collocati nei quattro angoli della cripta, ai lati della tomba del Santo, dove ora si trovano. Il sepolcro, che custodisce il corpo di San Francesco, venne invece riaperto nel 1818. L'opera di ricognizione del resti mortali del Santo duro' due anni. Il 5 settembre del 1820, Papa Pio VII dichiaro' certa e indubitabile l'identita' del corpo di San Francesco. Il 24 gennaio 1978, su disposizione di Papa Paolo VI, si procedette a una nuova ricognizione del corpo del Santo che, oltre a confermare i dati precedenti, permise anche un migliore intervento conservativo delle spoglie, sistemate in una urna in plexiglass, chiusa nella precedente cassa bronzea del 1820, a sua volta deposta nell'originale urna di pietra.
''Non e' casuale - ha dichiarato il custode del Sacro convento, padre Giuseppe Piemontese - che la riesumazione e la ricognizione dei resti dei primi compagni di Francesco siano avvenuti mentre ad Assisi e' in corso il 200/o Capitolo generale dell'Ordine dei frati minori conventuali. E' stata una scelta precisa: quella di indicare la continuita' e la forza di una testimonianza spirituale che, da otto secoli, segna decisamente il cammino della storia. E di cammino vero si tratta se, come emerso dalla relazione medico-scientifica, i resti dei cinque compagni di Francesco evidenziano uno stresso biomeccanico che interessa in particolare gli arti inferiori. I frati - allora e oggi - vanno per le strade del mondo, come raccomandava Francesco, vivendo e annunciando la fraternita' e il Vangelo. La comunita' francescana di oggi non dimentica i suoi primi fratelli".
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