Non ci fu una vera trattativa fra Stato e mafia ma una parziale intesa fra le parti. E’ quanto scrive, in sintesi, il presidente dell’Antimafia, Beppe Pisanu a conclusione dell’inchiesta della Commissione sulla trattativa e le stragi del ’92-’93. Il servizio di Debora Donnini: ascolta
Radio Vaticana - "Sembra logico parlare, più che di una trattativa sul 41bis, di una tacita e parziale intesa tra parti in conflitto". Lo scrive Pisanu a conclusione dell’inchiesta della commissione antimafia. "Possiamo dire - sostiene - che ci fu almeno una trattativa tra uomini dello Stato privi di un mandato politico e uomini di Cosa nostra divisi tra loro, quindi privi anche loro di un mandato univoco e sovrano". "Ci furono tra le due parti convergenze tattiche, ma strategie divergenti, i carabinieri del Ros volevano far cessare le stragi, i mafiosi volevano svilupparle fino a piegare lo Stato". Per Pisanu non si può mettere in dubbio la parola dei vertici istituzionali e politici del tempo che hanno sempre affermato di non aver sentito neppure parlare di trattativa, ma rimane il sospetto che dopo l’uccisione di Lima, “uomini politici siciliani, minacciati di morte, si siano attivati per indurre Cosa nostra a desistere dai suoi propositi in cambio di concessioni da parte dello Stato”. Pisanu introduce anche nuovi importanti elementi per quanto riguarda l’omicidio di Falcone per cui , evidenzia, “una speciale competenza tecnica fu necessaria per realizzare un innesco che evitasse l’uscita laterale dell’onda d’urto dell’esplosione e la concentrasse invece sotto la macchina del giudice”. Anche sulle stragi Pisanu avanza una serie di interrogativi notando in conclusione che si conoscono le ragioni e le rivendicazioni che spinsero cosa nostra a progettare e eseguire le stragi ma è logico dubitare che agì e penso da sola.
Radio Vaticana - "Sembra logico parlare, più che di una trattativa sul 41bis, di una tacita e parziale intesa tra parti in conflitto". Lo scrive Pisanu a conclusione dell’inchiesta della commissione antimafia. "Possiamo dire - sostiene - che ci fu almeno una trattativa tra uomini dello Stato privi di un mandato politico e uomini di Cosa nostra divisi tra loro, quindi privi anche loro di un mandato univoco e sovrano". "Ci furono tra le due parti convergenze tattiche, ma strategie divergenti, i carabinieri del Ros volevano far cessare le stragi, i mafiosi volevano svilupparle fino a piegare lo Stato". Per Pisanu non si può mettere in dubbio la parola dei vertici istituzionali e politici del tempo che hanno sempre affermato di non aver sentito neppure parlare di trattativa, ma rimane il sospetto che dopo l’uccisione di Lima, “uomini politici siciliani, minacciati di morte, si siano attivati per indurre Cosa nostra a desistere dai suoi propositi in cambio di concessioni da parte dello Stato”. Pisanu introduce anche nuovi importanti elementi per quanto riguarda l’omicidio di Falcone per cui , evidenzia, “una speciale competenza tecnica fu necessaria per realizzare un innesco che evitasse l’uscita laterale dell’onda d’urto dell’esplosione e la concentrasse invece sotto la macchina del giudice”. Anche sulle stragi Pisanu avanza una serie di interrogativi notando in conclusione che si conoscono le ragioni e le rivendicazioni che spinsero cosa nostra a progettare e eseguire le stragi ma è logico dubitare che agì e penso da sola.
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