Due medaglie: l’argento nell’individuale e il bronzo a squadre. E’ il bottino di Diego Occhiuzzi, campione di sciabola alle Olimpiadi di Londra 2012. Uomo di sport ma anche simbolo di legalità: a Napoli ha creato una palestra dove allenare bambini che non hanno la possibilità di fare sport. Una scelta invisa ai boss locali, tant’è che più volte la palestra è stata danneggiata.
Radio Vaticana - Al microfono di Benedetta Capelli, Occhiuzzi racconta la sua esperienza e traccia un bilancio dell'esperienza a Londra:
R. - È passato ormai qualche mese, però rimangono sempre nella mia mente questi due giorni molto belli della mia vita. La vita normale è ricominciata: è soprattutto ricominciata la vita sportiva. Stiamo già preparando la prossima stagione per poi arrivare al Mondiale. Ogni anno faremo un Mondiale, e quindi ogni anno ci prepariamo per questa competizione a partire da gennaio.
D. - Qual è la fotografia che più senti tua rispetto a Londra, quando insomma hai ottenuto quelle due medaglie? Qual è stato innanzi tutto la più bella? La prima o la seconda?
R. - Credo la prima, perché la medaglia individuale è qualcosa di più bello rispetto a squadre: la dividi solo con te stesso con i tuoi sacrifici, con il tuo maestro, con i tuoi cari. È una medaglia tutta tua.
D. - Hai dedicato la tua medaglia, se non erro, proprio a Napoli che è la tua città, la città nella quale vivi e nella quale ti senti veramente ben integrato, anche perché il tuo impegno per far fare un salto di qualità a questa città è forte…
R. - Io sono profondamente legato al mio territorio. L’ho voluta dedicare a Napoli perché è la mia casa. Non sono molto spesso a Napoli però quando sono lì per me è come stare in vacanza. La città ha grandi difficoltà da tanti punti di vista, ed era giusto, secondo me, dedicargli anche un po’ di gioia ed aver ridato un po’ di gioia anche ai cittadini napoletani.
D. - Hai detto una città difficile. Forse, anche tu da vicino vivi queste difficoltà perché bisogna raccontare un po’ l’esperienza che stai vivendo con la tua palestra…
R. - Ho una palestra dove faccio gli allenamenti tecnici. Questa palestra si trova sotto una scuola. Spesso e volentieri ci sono degli allagamenti. L’ultimo è accaduto un mese fa.
D. - Non è la prima volta che però questa palestra viene allagata. Insomma, se ne contano se non erro undici…
R. - Dodici! Non è facile allenarsi in queste condizioni. Sono tornato da Londra avendo un’idea ben precisa: far fare sport a tutti. Quindi, volevo fare una palestra con più discipline all’interno in modo anche da poter utilizzare per i miei allenamenti una palestra in buone condizioni.
D. - Dove trovare la ragione per cui ci sono questi atti di sabotaggio nei confronti della tua palestra?
R. - Sono atti vandalici, ma che vengono fatti da ragazzi che probabilmente non sanno bene quello che vanno a fare. Creano dei problemi non solo a me ma anche a loro stessi, perché rinunciano alla scuola, a capire e a imparare determinate cose. Forse, lo sport potrebbe aiutarli a capire che ciò che fanno è un grande errore. Tanti atleti che partecipano alle Olimpiadi sono campani. La boxe il judo, la scherma… L’importante per me è fare sport. Il Comune - in particolare - e le istituzioni devono comunque trovare delle strutture da poter dedicare ai giovani.
D. - Insomma, ancora una volta parlare di legalità in questo territorio fa paura e crea sempre una reazione abbastanza forte…
R. - Purtroppo è così. Però sono pochi: Napoli è composta da tantissime persone per bene e tantissime persone che vogliono vivere di legalità. Napoli sicuramente non è quello ma è tutt’altro. E' fatta da gente in gamba, da sportivi che vincono le medaglie e da persone che fanno sacrifici. Quindi, deve essere riconosciuta come tale.
D. - Nella tua vita c’è uno spazio dedicato alla fede?
R. - Ti dico la verità. Anche durante le gare ho pregato incontro dopo incontro, e dicevo: “Dai ti prego! Fammi vincere questa gara! Fammi vincere questo incontro!” L’unico incontro in cui non ho pregato è quello della finale, infatti poi si sono visti i risultati...
Radio Vaticana - Al microfono di Benedetta Capelli, Occhiuzzi racconta la sua esperienza e traccia un bilancio dell'esperienza a Londra:
R. - È passato ormai qualche mese, però rimangono sempre nella mia mente questi due giorni molto belli della mia vita. La vita normale è ricominciata: è soprattutto ricominciata la vita sportiva. Stiamo già preparando la prossima stagione per poi arrivare al Mondiale. Ogni anno faremo un Mondiale, e quindi ogni anno ci prepariamo per questa competizione a partire da gennaio.
D. - Qual è la fotografia che più senti tua rispetto a Londra, quando insomma hai ottenuto quelle due medaglie? Qual è stato innanzi tutto la più bella? La prima o la seconda?
R. - Credo la prima, perché la medaglia individuale è qualcosa di più bello rispetto a squadre: la dividi solo con te stesso con i tuoi sacrifici, con il tuo maestro, con i tuoi cari. È una medaglia tutta tua.
D. - Hai dedicato la tua medaglia, se non erro, proprio a Napoli che è la tua città, la città nella quale vivi e nella quale ti senti veramente ben integrato, anche perché il tuo impegno per far fare un salto di qualità a questa città è forte…
R. - Io sono profondamente legato al mio territorio. L’ho voluta dedicare a Napoli perché è la mia casa. Non sono molto spesso a Napoli però quando sono lì per me è come stare in vacanza. La città ha grandi difficoltà da tanti punti di vista, ed era giusto, secondo me, dedicargli anche un po’ di gioia ed aver ridato un po’ di gioia anche ai cittadini napoletani.
D. - Hai detto una città difficile. Forse, anche tu da vicino vivi queste difficoltà perché bisogna raccontare un po’ l’esperienza che stai vivendo con la tua palestra…
R. - Ho una palestra dove faccio gli allenamenti tecnici. Questa palestra si trova sotto una scuola. Spesso e volentieri ci sono degli allagamenti. L’ultimo è accaduto un mese fa.
D. - Non è la prima volta che però questa palestra viene allagata. Insomma, se ne contano se non erro undici…
R. - Dodici! Non è facile allenarsi in queste condizioni. Sono tornato da Londra avendo un’idea ben precisa: far fare sport a tutti. Quindi, volevo fare una palestra con più discipline all’interno in modo anche da poter utilizzare per i miei allenamenti una palestra in buone condizioni.
D. - Dove trovare la ragione per cui ci sono questi atti di sabotaggio nei confronti della tua palestra?
R. - Sono atti vandalici, ma che vengono fatti da ragazzi che probabilmente non sanno bene quello che vanno a fare. Creano dei problemi non solo a me ma anche a loro stessi, perché rinunciano alla scuola, a capire e a imparare determinate cose. Forse, lo sport potrebbe aiutarli a capire che ciò che fanno è un grande errore. Tanti atleti che partecipano alle Olimpiadi sono campani. La boxe il judo, la scherma… L’importante per me è fare sport. Il Comune - in particolare - e le istituzioni devono comunque trovare delle strutture da poter dedicare ai giovani.
D. - Insomma, ancora una volta parlare di legalità in questo territorio fa paura e crea sempre una reazione abbastanza forte…
R. - Purtroppo è così. Però sono pochi: Napoli è composta da tantissime persone per bene e tantissime persone che vogliono vivere di legalità. Napoli sicuramente non è quello ma è tutt’altro. E' fatta da gente in gamba, da sportivi che vincono le medaglie e da persone che fanno sacrifici. Quindi, deve essere riconosciuta come tale.
D. - Nella tua vita c’è uno spazio dedicato alla fede?
R. - Ti dico la verità. Anche durante le gare ho pregato incontro dopo incontro, e dicevo: “Dai ti prego! Fammi vincere questa gara! Fammi vincere questo incontro!” L’unico incontro in cui non ho pregato è quello della finale, infatti poi si sono visti i risultati...
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