Il primo giorno di votazioni per il Referendum costituzionale, convocato sabato 15 e sabato 22 dicembre a seconda dei governatorati, si è svolto senza incidenti, anche se non mancano accuse di brogli.
Misna - Il paese intanto, alle prese con una delle peggiori crisi politiche dall’elezione del presidente Mohammed Morsi, appare spaccato in due: la MISNA ne ha parlato con Namira Negm, professore di diritto costituzionale all’Università americana del Cairo.
Cosa pensa della bozza di Costituzione attualmente al vaglio delle urne?
Non mi piace e trovo che non sia all’altezza di un testo costituzionale degno di un paese che ha lottato per la democrazia e ha fatto chiaramente capire che è finito il tempo delle discriminazioni e dei privilegi. Intanto per come è scritta: un linguaggio povero e ambiguo che non contribuisce a stabilire dei punti saldi, e poi per i contenuti, chiaramente orientati verso un’ideologia e dei punti di vista che non rappresentano per nulla la complessa società egiziana.
Quali sono, a suo avviso, i punti più deboli o comunque a rischio?
Ci tengo a sottolineare che, nonostante all’estero il dibattito si sia focalizzato molto sulle minoranze religiose, le più a rischio se questa legge passerà sono le donne. Nonostante costituiscano il 48% della popolazione, e siano state in prima fila nella rivoluzione che ha rovesciato il regime di Mubarak, le donne egiziane rischiano di veder ridotti i loro diritti le loro libertà. E tutto in nome di una generica ‘moralità’ a cui si fa riferimento in più punti del testo, ma in modo così vago da risultare minaccioso: potrebbe infatti offrire il destro a chi vuole limitare la presenza delle donne nella vita pubblica.
Altri limiti a suo parere evidenti?
Il testo risulta troppo vago riguardo a tanti argomenti spinosi, dalla libertà di espressione ai diritti della minoranze religiose. Nel primo caso mi riferisco agli articoli che sanzionano le “offese personali” e nel secondo soprattutto a quelli che per la libertà di culto contemplano solo le principali religioni monoteiste. C’è inoltre l’articolo 218 che amplia la base interpretativa della Sharia (legge islamica, ndr) e quello che rafforza, in modo pericoloso, il potere del centro islamico di Al Azhar.
Chi, a suo parere, potrebbe aver tratto beneficio dalla nuova Carta?
Sicuramente i militari, le cui prerogative e privilegi, come la segretezza del budget, sono rimasti inalterati rispetto al passato.
Come giudica l’atteggiamento del presidente Morsi, alle prese con una crisi che sembra eroderne il consenso, anche agli occhi dell’opinione pubblica?
È inammissibile che in questi giorni di scontri e violenze di piazza, il presidente si sia schierato con i manifestanti che lo sostenevano accusando altri – senza attendere prove o indagini adeguate – di aver compiuto atti di vandalismo. Morsi deve capire di essere il presidente di tutti gli egiziani e non solo della parte che lo ha votato. Solo allora l’Egitto avrà fatto un passo avanti sul piano della democrazia.
Misna - Il paese intanto, alle prese con una delle peggiori crisi politiche dall’elezione del presidente Mohammed Morsi, appare spaccato in due: la MISNA ne ha parlato con Namira Negm, professore di diritto costituzionale all’Università americana del Cairo.
Cosa pensa della bozza di Costituzione attualmente al vaglio delle urne?
Non mi piace e trovo che non sia all’altezza di un testo costituzionale degno di un paese che ha lottato per la democrazia e ha fatto chiaramente capire che è finito il tempo delle discriminazioni e dei privilegi. Intanto per come è scritta: un linguaggio povero e ambiguo che non contribuisce a stabilire dei punti saldi, e poi per i contenuti, chiaramente orientati verso un’ideologia e dei punti di vista che non rappresentano per nulla la complessa società egiziana.
Quali sono, a suo avviso, i punti più deboli o comunque a rischio?
Ci tengo a sottolineare che, nonostante all’estero il dibattito si sia focalizzato molto sulle minoranze religiose, le più a rischio se questa legge passerà sono le donne. Nonostante costituiscano il 48% della popolazione, e siano state in prima fila nella rivoluzione che ha rovesciato il regime di Mubarak, le donne egiziane rischiano di veder ridotti i loro diritti le loro libertà. E tutto in nome di una generica ‘moralità’ a cui si fa riferimento in più punti del testo, ma in modo così vago da risultare minaccioso: potrebbe infatti offrire il destro a chi vuole limitare la presenza delle donne nella vita pubblica.
Altri limiti a suo parere evidenti?
Il testo risulta troppo vago riguardo a tanti argomenti spinosi, dalla libertà di espressione ai diritti della minoranze religiose. Nel primo caso mi riferisco agli articoli che sanzionano le “offese personali” e nel secondo soprattutto a quelli che per la libertà di culto contemplano solo le principali religioni monoteiste. C’è inoltre l’articolo 218 che amplia la base interpretativa della Sharia (legge islamica, ndr) e quello che rafforza, in modo pericoloso, il potere del centro islamico di Al Azhar.
Chi, a suo parere, potrebbe aver tratto beneficio dalla nuova Carta?
Sicuramente i militari, le cui prerogative e privilegi, come la segretezza del budget, sono rimasti inalterati rispetto al passato.
Come giudica l’atteggiamento del presidente Morsi, alle prese con una crisi che sembra eroderne il consenso, anche agli occhi dell’opinione pubblica?
È inammissibile che in questi giorni di scontri e violenze di piazza, il presidente si sia schierato con i manifestanti che lo sostenevano accusando altri – senza attendere prove o indagini adeguate – di aver compiuto atti di vandalismo. Morsi deve capire di essere il presidente di tutti gli egiziani e non solo della parte che lo ha votato. Solo allora l’Egitto avrà fatto un passo avanti sul piano della democrazia.
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